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COVID-19, il progetto CoVstat. Luigi Giuseppe Atzeni: Sardegna con R0 a 0,89

COVID-19, il progetto CoVstat. Luigi Giuseppe Atzeni: Sardegna con R0 a 0,89

Circa un mese e mezzo fa muoveva i primi passi CoVstat. Questo blog lo ha seguito dagli esordi in quanto il progetto è nato grazie ad un giovane sardo emigrato nel nord Italia, Luigi Giuseppe Atzeni, e il collega molisano Vincenzo Nardelli. Più volte i due giovani promotori hanno fatto appello a nuove competenze che potessero sviluppare con loro il progetto CoVstat.

In concomitanza delle misure restrittive introdotte il 9 marzo e la rapida crescita dei contagi, due giovani avevano avviato un monitoraggio in base ai dati della Protezione Civile utilizzando una rivisitazione del modello epidemiologico SIR (Kermack – McKendrick). In quel momento i decessi totali erano poche centinaia e i contagi circa 9.000.

Il lavoro di monitoraggio e previsione sulla diffusione del Covid-19 è diventato noto nelle ultime settimane in quanto le analisi sono state riprese da numerose fonti di informazione. All’origine del progetto – inizialmente divulgato e aggiornato unicamente sui profili Facebook degli autori – la collaborazione tra il tempiese Luigi Giuseppe Atzeni e il collega Vincenzo Nardelli. Prime parole d’ordine: fare gruppo e interdisciplinarietà.

Nel giro di alcuni giorni ai due giovani si sono unite numerose altre competenze. CoVstat è stato affinato di giorno in giorno predisponendo anche un sito dedicato. Il portale https://covstat.it/ è servito anche per migliorare sempre più l’aspetto divulgativo e “socializzante” del lavoro. La parte bibliografica e analitica è stata sviluppata con una imprescindibile fruibilità di massa delle informazioni e dei concetti espressi, unico modo affinché quante più persone possano accrescere la propria conoscenza e intraprendere percorsi di ragionamento e analisi. Parafrasando il protagonista di un celebre film di Sean Penn: la conoscenza è utile solo se condivisa.

Il progetto è cresciuto numericamente e ad Atzeni e Nardelli si sono aggiunti diversi collaboratori in diverse aree di attività. In quella statistica, lo scienziato Andrea Palladino, i giovani ricercatori Alice Giampino e il colombiano Nicolas Estrada, oltre al prof. Giuseppe Arbia, ordinario di Statistica economica all’Università Cattolica e membro del Consiglio direttivo della Società Italiana di Statistica. Anche per Arbia la parte socializzante è altrettanto importante e il suo lavoro scientifico si accompagna ad interessi e attività nel campo letterario e teatrale. Nell’area sanitaria collaborano Marco Rao e Massimo Magi mentre quella comunicativa e divulgativa è curata dalla Tombolini&Associati, start-up fondata da Antonio Tombolini la quale, tra gli altri, vede un filosofo operare nel campo dell’analisi strategica.

Oltre la diffusione di un breve Manifesto – “La conoscenza ci difende dalla paura” – il team di CoVstat ha messo a disposizione numerosi collegamenti a biografia specializzata, database e altre informazioni utili. Il progetto è cresciuto sotto diversi punti di vista. Sono state separate le sezioni Epidemia Italia ed Epidemia Regioni, l’R-0 e gli andamenti delle curve sono stati presentati in fruibili grafici dinamici con puntuale indicazione cronologica delle decisioni prese a livello governativo in alcuni momenti precisi. È cresciuto il grado di dettaglio e affidabilità, in quanto la mole dei dati è naturalmente aumentata e il modello è stato migliorato e arricchito di giorno in giorno. Al tempo stesso è stata curata con altrettanta attenzione scientifica la parte divulgativa e sociale, sviluppando nuove sezioni del portale: blog, forum dedicato al confronto, una press room. Ciò che accomuna i due fondatori del progetto è difatti il forte interesse nella data literacy,traducibile con alfabetizzazione dei dati.

Ne abbiamo parlato brevemente con Luigi Giuseppe Atzeni.

Salve Luigi. Sei un ex studente del Liceo Giovanni Maria Dettori di Tempio, hai proseguito i tuoi studi in Italia dove vivi e lavori. Di cosa ti occupi attualmente in Boraso e nell’associazionismo?

Ciao Luigi, grazie per l’invito. Attualmente in Boraso, agenzia di marketing, faccio il Data Analyst. Mi occupo quindi di studiare dati legati al mondo dell’e-commerce e di applicare metodi di analisi per ottimizzare le prestazioni di vendita online di aziende di diversi settori. Ho qui l’opportunità di applicare parte delle conoscenze acquisite durante i miei studi nei corsi di statistica e data analysis presso l’Università Cattolica di Milano. È proprio dall’ambiente universitario che è nata Data Network, https://datanetwork.xyz/ l’associazione del quale sono co-fondatore insieme a Niccolò Golinelli e Vincenzo Nardelli. L’obiettivo di Data Network è quello di creare una rete eterogenea di professionisti e studenti legati al mondo dei dati, con una missione ben precisa: diffondere la Data Literacy.

Vivi in Lombardia. Spesso si parla di dati Covid-19 come un unicum. In realtà il focolaio – l’outbreak – è circoscritto, cioè la maggior parte dei dati (contagio e soprattutto mortalità) si addensa in alcune province lombarde. Cosa può aver contribuito? Sembra determinante anche una sottovalutazione, quando non macroscopici errori, a fine febbraio, come sta emergendo da alcune inchieste giornalistiche.

I fattori sono molteplici, sicuramente il fattore principale è il fatto che le province lombarde sono quelle con un più alto traffico industriale, che corrisponde ad un tasso di mobilità interno molto più alto rispetto alle altre regioni. Questo è confermato anche dai dati degli ultimi giorni che dimostrano come le regioni nord-occidentali stanno registrando ulteriori incrementi nel numero degli infetti nonostante il resto d’Italia sembra aver ormai raggiunto, e in parte superato, la fase di plateu.

Rispetto alle previsioni di fine febbraio, voi stimate un numero di contagi più che dimezzato rispetto al controfattuale “nessun intervento”. Possiamo dividere in macro-fasi l’evoluzione Covid-19 e il contestuale sviluppo del progetto CoVstat?

Sul nostro sito abbiamo provato a inserire in alcuni grafici le fasi decisive dell’epidemia, scandite parallelamente dai vari DPCM. Da queste rappresentazioni è chiaro l’impatto che le decisioni governative e il rispetto di esse da parte di tutti i cittadini, hanno avuto sull’evoluzione dell’epidemia. Dopo un primo periodo di crescita esponenziale, non controllata, grazie all’intervento delle misure restrittive siamo riusciti ad arrivare dopo circa 50 giorni alla cosiddetta fase di “plateu”, la fase in cui il ritmo di crescita dei contagi ha raggiunto i suoi minimi. Lunedì (20/04), per la prima volta dall’inizio dell’epidemia, il numero totale di infetti a livello statale è inferiore a quello che si aveva ieri. Ma la situazione cambia da regione a regione. Un indicatore al quale noi abbiamo dato parecchia importanza per monitorare l’evoluzione dell’epidemia è l’indice R0 che indica quante persone sane vengono potenzialmente contagiate da una persona infetta. All’inizio dell’epidemia questo indice, a livello statale, superava il valore 4, adesso registriamo un R con zero pari a 1.01. L’obiettivo è arrivare il prima possibile sotto la soglia del valore 1, ma la vera fine dell’epidemia arriverà solo quando questo indice raggiungerà il valore 0.

CoVstat ha avuto uno sviluppo davvero molto rapido le quali fasi stento a differenziare. Da una prima dashboard prodotta da me e Vincenzo Nardelli ci siamo ritrovati il gruppo si è velocemente allargato inserendo figure professionali come professori ordinari e ricercatori di statistica, ricercatori astrofisici, e, grazie a Tombolini & Associati, ricercatori di economia, filosofi e medici. Ci siamo concentrati prima sull’evoluzione dell’epidemia a livello statale e dopo qualche settimana, una volta registrati dati a sufficienza, abbiamo implementato anche analisi a livello regionale. Parallelamente ai modelli epidemiologici sono stati portati avanti anche modelli economici che studiano gli effetti di questa crisi in paragone alle crisi maggiori dell’ultimo secolo. Stiamo attualmente lavorando su alcuni studi sulla situazione internazionale, in particolare quella europea.

Veniamo alla nostra casa: la Sardegna. Quando e come riaprire, modello da sperimentare, scarsa densità di buona parte dell’Isola. I quesiti sono tanti. I casi sono davvero molto contenuti, anche se spicca la pessima gestione a Sassari. Che idea ti sei fatto? L’Isola non era presente in alcune parti di CoVstat per mancanza di dati.

La novità odierna è quella che abbiamo aggiunto una nuova sezione dove analizziamo le singole regioni, in particolare dove analizziamo l’indice R0. Questo valore indica quante persone sane vengono potenzialmente contagiate da una persona infetta. Nel grafico allegato è rappresentata l’evoluzione di questo indice nella nostra Isola nell’ultimo mese. La notizia positiva è che siamo passati da un valore vicino a 4 ad un valore aggiornato a ieri pari a 0,89. Questo significa tecnicamente che l’epidemia in Sardegna ha appena iniziato la sua discesa, come dimostrato dal decremento del numero di infetti attivi di questi ultimi giorni (oggi meno 4). Ciò è stato possibile solo attraverso il rispetto delle misure di contenimento; in caso contrario avremmo avuto una crescita esponenziale dei contagi, con gran parte dell’Isola infettata in pochissimo tempo. Ma attenzione, non è il momento di abbassare la guardia, né tantomeno quello giusto per parlare di una data precisa di riapertura. Dobbiamo fare in modo che l’R0, decresca sempre più velocemente e per questo è necessario rispettare attentamente le restrizioni, come fatto fino ad ora.

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Prima e dopo il Covid-19, la Data Literacy: perché è importante?

Pensiamo a quanto fosse importante un secolo fa sapere leggere e scrivere. Molti studi classificavano i vari Paesi in base al tasso di alfabetizzazione nazionale che mostrava il livello culturale di ogni nazione. Saper interpretare e leggere delle informazioni era un lusso per pochi.  La Data Literacy l’alfabetizzazione sul trattamento dei dati, ossia la capacità di interpretare un dato e saperci trarre facilmente informazioni significative è il nuovo step che dobbiamo raggiungere, per non essere passivi alla pervasività delle informazioni che quotidianamente invadono le nostre interazioni. Lo scopo comune a Data Network e Covstat è dunque quello di generare e diffondere conoscenza in un periodo nel quale le nostre società sono ogni giorno vittime di infodemia e fake news. Io penso che la Data Literacy fosse importante dapprima del Covid19, ma solo con un fenomeno globale, che è riuscito ad entrare nelle case di tutti (alfabetizzati e non), ad ogni ora del giorno, ci rendiamo conto di quanto sia importante contestualizzare le informazioni e i dati che ci vengono mostrati quotidianamente.

Covid-19, Sardegna: santi e soldati piegheranno le curve?

Covid-19, Sardegna: santi e soldati piegheranno le curve?

La diffusione dell’epidemia Covid-19 nel mondo, dall’11 marzo considerata Pandemia dall’OMS, registra 280.000 contagiati e circa 11.500 decessi. La maggior parte di questi come noto si conta in Cina (ex focolaio di Wuhan-Hubei) con più di 3.000 morti e nel nord-Italia con oltre 4.000 morti, di cui quasi due terzi in Lombardia. Nel complesso, su quasi 207.000 test eseguiti in Italia i positivi sono 47.021 mentre gli attivi 37.800. Dai casi positivi vanno infatti sottratti i decessi e 5.129 guariti. I ricoverati in terapia intensiva sono al momento 2.655.

Solo ieri si sono contati 627 decessi e la distribuzione del Covid-19 nel focolaio italiano assume un andamento pericolosamente verticale. Per avere un’idea indicativa, il numero di morti della sola giornata del 20 marzo è pari a tutti i decessi registrati dal 24 febbraio al 10 marzo (631).

Mentre medici ed esperti – o presunti tali – continuano irresponsabilmente a rilasciare dichiarazioni del tutto fuorvianti sulla pandemia, sull’aggressività del virus ai polmoni e su raffronti con anni precedenti, è del tutto confermata la previsione di Giorgio Parisi che due settimane fa parlava chiaramente del rischio di conteggiare in Italia molti più morti rispetto al focolaio cinese e, in assenza di misure drastiche, “bruciare” il vantaggio di 37 giorni rispetto all’andamento della curva di Wuhan.

In questo weekend arriverà in Italia personale medico specializzato da Cuba mentre in Lombardia è operativo da giovedì un team cinese. Durante la conferenza stampa di giovedì introdotto dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha parlato Sun Shuopeng, vicepresidente Croce Rossa Cinese. Il gruppo di esperti cinesi ha rimarcato le misure di contenimento troppo blande, lo scarso o improprio uso di mascherine e l’ancora eccessivo traffico riscontrato a Milano.

Non meno pericolosa la situazione a livello prettamente economico dove si segnala negli ultimi giorni la querelle sull’ipotesi “click day” per i 600 euro a beneficio dei lavoratori autonomi. Una sorta di procedura a sportello come per i bandi pubblici che ha contribuito ad esasperare la situazione in seguito alla pubblicazione del decreto “Cura Italia”. Una valanga di critiche al presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, e al governo. L’ipotesi è stata ritirata nel giro di un paio di giorni.

Negli articoli precedenti si era dato conto, tra i tanti, dello sviluppo dell’attività di monitoraggio e previsione da parte di alcuni giovani ricercatori. Al progetto avviato dal tempiese Luigi Giuseppe Atzeni e dal collega Vincenzo Nardelli si sono in breve unite numerose altre competenze e il lavoro viene ampliato e affinato di giorno in giorno. È stato diffuso anche un breve Manifesto intitolato “La conoscenza ci difende dalla paura”. Nel link al progetto sono disponibili numerosi collegamenti a biografia specializzata, database e altre informazioni utili. Questo il link al progetto CoVstat https://covstat.it/

Nel frattempo in Sardegna lo scenario appare in netto peggioramento con una situazione più unica che rara. Da questo sito si era fatto appello a concentrare da subito l’attenzione sulla sicurezza del personale medico ed ospedaliero che avrebbe dovuto trattare la diffusione del Covid-19, anche alla luce delle condizioni di base del sistema sanitario sardo. I contagiati in Sardegna al 20 marzo sono 293 (su 1.912 test eseguiti), un incremento di oltre 80 casi nelle ultime 24 ore. Sono 2 al momento i decessi e 15 i casi in terapia intensiva (+6 rispetto al giorno precedente). A questi si aggiungono altri due decessi di sardi emigrati e inclusi nel dato italiano. Quasi tre contagi su quattro sono quindi registrati in provincia di Sassari e, complessivamente, circa il 50% dei contagiati è riconducibile a personale medico e sanitario. Un dato clamoroso che non ha pari nelle Regioni italiane, in Cina e, per quanto informazioni e dati siano parziali, non risultano situazioni raffrontabili in tutta Europa.

La solidarietà della popolazione sarda non è stata mai in discussione e sono numerose le iniziative che nascono ogni giorno. Da imprenditori e lavoratori che producono o donano decine di migliaia di mascherine a raccolte fondi e donazioni di varia natura che coinvolgono trasversalmente tutta l’Isola. Non c’erano dubbi su questo ma è intuibile non sia sufficiente né tantomeno sostenibile.

L’assessore alla Sanità della Regione Autonoma della Sardegna, Mario Nieddu, ha sminuito pericolosamente la diffusione del contagio negli ospedali con un “ci può stare” che ha raggelato il personale impegnato in prima linea e generato forti polemiche e inquietudine nella popolazione che nei nosocomi potrebbe dover andare per Covid-19 o per cure ad altre patologie non posticipabili.

Il governatore Christian Solinas, dopo i maldestri appelli al sentimento religioso popolare, ha chiesto ufficialmente allo Stato italiano l’intervento della Brigata Sassari per la gestione dell’emergenza Covid-19 in Sardegna. Non è dato sapere come questo ipotetico impiego di militari si dovrebbe inserire nella strategia della Ras e nel relativo Piano straordinario Codiv-19 approvato dalla Giunta meno di due settimane fa. Non è chiaro in cosa dovrebbero essere impiegati i militari e quale utilità concreta abbiano, se non – come denunciato da A Foras in un comunicato – “deviare l’attenzione da quelli che sono i reali e gravi problemi che sta incontrando il sistema sanitario sardo”.

Al di là delle retoriche militari e credenze personali di ognuno, è del tutto evidente che santi e soldati non incideranno sulla pericolosa pendenza che l’andamento del Covid-19 sta assumendo e non riusciranno a ridurre il tasso di contagio nei nosocomi isolani o doteranno di adeguate protezioni tutto il personale medico ed ospedaliero impegnato in una dura battaglia scientifica, civile ed organizzativa e non certo militare.

COVID-19. Alcuni monitoraggi e situazione in Sardegna

COVID-19. Alcuni monitoraggi e situazione in Sardegna

Gli aggiornamenti sul COVID-19 indicano, come prevedibile, che il picco del focolaio nord-italiano sia ancora piuttosto lontano. Come detto più volte, le misure di contenimento iniziano ad evidenziare i benefici di riduzione di contagi dopo un certo lasso di tempo.

A livello mondiale i casi al momento sono oltre 143.000 con 5.394 morti. Al contempo, anche in numerosi Paesi europei, le curve si fanno sempre più ripide. Su tutti la Spagna che ormai procede al ritmo di oltre 1.000 casi in più al giorno (1.188 oggi con 36 decessi). In Italia oggi si registra un nuovo, forte, incremento con 2.547 casi (oltre 1.000 in Lombardia) e ben 250 decessi. I morti totali in Italia sono ora 1.266.

In Cina, al contrario, dopo oltre due mesi la diffusione del COVID-19 si è praticamente esaurita e oggi si registrano solo 22 nuovi casi e 8 decessihttps://www.worldometers.info/coronavirus/

In Sardegna i casi positivi salgono a 44 (+5 oggi). Nessuno è grave (terapia intensiva) ma nessuno – ancora – è stato dichiarato guarito. Buone notizie dal San Francesco di Nuoro con tamponi negativi dopo i casi dei giorni scorsi i quali avevano portato la chiusura del nosocomio e messo subito in crisi la struttura. La maggior parte dei soggetti contagiati sono difatti operatori sanitari.

Da segnalare che da più parti si continuano a denunciare massici arrivi via porti, in particolare Olbia, dal momento che l’unico aeroporto attivo in Sardegna a regime fortemente ridotto è quello di Elmas. La situazione rischia di farsi incandescente anche perché sbarcano auto, caravan, camper e pulmini carichi di viveri ed è del tutto evidente non si tratti di studenti e lavoratori di rientro. Molti sardi e sarde stanno finendo anzitempo o hanno terminato stagioni lavorative invernali ma la percentuale è comunque minimale, anche perché la Sardegna – con poca popolazione e il tasso di abbandono scolastico più alto d’Italia – non conta un enorme numero di studenti universitari “disterrados” e molti emigrati sono rimasti dove vivono, in Italia come in tutta Europa. All’interno dei “vacanzieri” si registrano casi di nazionalità non italiane, in proporzione minimi e probabilmente alimentati anche dal fatto che fino ad una settimana fa nei loro paesi si parlava a malapena del COVID-19 (vedi posizioni governative).

Il dato è chiaro e cosa sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, nonostante gli sparuti tentativi di minimizzare, insinuare la classica “colpa sarda” o, persino, parlare di “accoglienza e ospitalità”. La situazione rischia di farsi ancora più seria di quanto già non lo sia per COVID-19 e il problema non è solo epidemiologico e sanitario, ma politico. Un vero corto circuito. Parti politiche da sempre piuttosto scioviniste con “prima gli italiani” e “aiutiamoli a casa loro” si trovano a richiedere lo stop all’arrivo di nord-italiani (seppur non nominati esplicitamente) e anche altri esponenti politici unionisti chiedono con forza il blocco temporaneo degli arrivi.

Il fisiologico e maggiore rischio contagio e il carico sul sistema sanitario sardo ha i primi esempi pratici. A Carloforte un “turista” milanese è stato scoperto e denunciato solo a seguito di una brutta caduta col motorino (senza assicurazione e revisione), fatto che ha impegnato persino l’elisoccorso per il trasporto al Brotzu. Fortunatamente per i soccorritori e il personale medico entrati in contatto con lo stesso, è risultato negativo al tampone.

In numerosi Comuni (non solo costieri) vengono visti in giro come veri e propri turisti che se interpellati tentano di confondersi con l’accento e la lingua del luogo utilizzando “frasi pronte”. Comportamenti dolosi e irresponsabili che inaspriscono una situazione già critica dove tanti Comuni sono sotto stress alle prese con l’organizzazione di assistenza psicologica, consegna pasti per anziani, disabili e non autosufficienti e tutti i servizi emergenziali che vengono predisposti in situazioni simili.

A riprova di cosa sia accaduto nei giorni scorsi, crescono ancora gli autodenunciati per isolamento fiduciario: 13.300.

Tornando ai dati, di seguito si riportano alcuni link a progetti di monitoraggio o previsione che negli ultimi giorni stanno osservando e cercando di modellizzare la diffusione del COVID-19 e prevederne gli andamenti futuri.

In https://urly.it/34tb8 Luigi Giuseppe Atzeni, Vincenzo Nardelli e Andrea Palladino cercano di stimare l’andamento in Italia nel complesso utilizzando il modello SIR e altri contributi di fonte cinese ottenuti dall’osservazione sullo sviluppo del focolaio di Wuhan. Gli stessi fanno appello ad altre competenze che vogliano unirsi al progetto, con l’obiettivo di affinare il modello e possibilmente in tempi rapidi “regionalizzare” gli scenari. Al momento R0 stimato è 1,32 e il picco è previsto al momento per il 9 aprile. È di fondamentale importanza che analisti o analiste sarde possano dare un contributo avendo magari più confidenza, se non data-set pronti, con le peculiarità dell’Isola e particolari variabili che possano inserirsi al meglio nella ricerca, rendendo le stime per l’Isola più affidabile.  

Un altro progetto al momento si occupa di analizzare la situazione epidemica italiana partendo dalla situazione lombarda e analizzando i trend in altre quattro regioni. Gli autori sono Enrico Bucci, Giuseppe De Nicolao, Enzo Marinari e Giorgio Parisi (quest’ultimo Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei). Il documento in Pdf può essere scaricato al seguente link https://urly.it/34tb- Qui https://urly.it/34tb0 è possibile osservare e seguire un complesso ed esaustivo monitoraggio a cura di Franco Mossotto.

COVID-19, Mondo, Italia e Sardegna: stime da Taiwan e organizzazione nell’Isola

COVID-19, Mondo, Italia e Sardegna: stime da Taiwan e organizzazione nell’Isola

Ieri notte il presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Giuseppe Conte, ha inasprito le misure di contenimento per il COVID-19 con la firma del Dpcm n° 11.

Qui il testo: http://www.governo.it/it/articolo/coronavirus-conte-firma-il-dpcm-11-marzo-2020/14299

In Dpcm in questione, come sottolineato anche dal presidente ANCI Sardegna, Emiliano Deiana, non è completamente chiaro e, come i precedenti, sta creando molta confusione per numerose categorie, al di là dei richiami alla doverosa e indispensabile responsabilità individuale. Deiana ha richiamato anche la massima urgenza di studiare e varare misure ad hoc tra ANCI-RAS per il sostegno al sistema produttivo sardo, interventi che si dovranno aggiungere a imprescindibili e massici provvedimenti statali.

Riguardo la diffusione del COVID-19 nel Mondo, da rilevare la dichiarazione ufficiale di Pandemia da parte dell’OMS e il rapido cambio di indirizzo negli Stati Uniti con i blocchi dei voli dall’Europa decisi da Trump che fino a poche ore prima minimizzava la questione COVID-19. Nonostante questo la maxi esercitazione “Defender Europe” non sembra subire variazione. Si farà comunque per gioia e vanto della NATO https://shape.nato.int/defender-europe ma l’Italia non vi parteciperà. Diversa sorte per un’altra esercitazione militare NATO, “Cold Response 2020”: annullata.

A proposito di movimenti e spese militari, sul web il movimento A Foras ha lanciato #piùospedalimenomilitari motto che richiama le lotte in Sardegna contro l’occupazione militare e l’enorme contraddizione tra spendere per costruire guerra e non pace. Costruire pace significa anche destinare alla Sanità pubblica e non al comparto bellico, risorse che potrebbero garantire l’acquisto e il finanziamento di strumenti e professionalità sane.

Il dato di oggi per l’Italia indica un nuovo forte incremento di contagi e decessi, rispettivamente +2.651 e +189 (di cui 127 solo in Lombardia) https://www.worldometers.info/coronavirus/

Il rapporto tra morti e guariti si avvicina all’unità, con i primi che rispetto a due-tre settimane fa (rapporto 3:1) si apprestano a superare a breve i secondi per la prima volta dall’inizio dell’epidemia, ora Pandemia.

Con le dovute imprecisioni e difficoltà proseguono da più parti (nei prossimi giorni si darà conto di diversi gruppi di analisti che lavorano ai dati) gli aggiornamenti delle stime su picchi ed espansione dei focolai, mentre in numerosi Stati europei le cifre crescono di giorno in giorno. Diversi governi iniziano a prendere coscienza della situazione.

Le domande (e gli obiettivi) sono sempre le stesse: quanto potrebbe durare? Come “flattare” il picco per non far collassare i sistemi sanitari? Come prevenire l’esplosione di nuovi focolai?

Riguardo le stime, l’immagine riportata mostra l’andamento della curva del contagio registrata in Cina utilizzata per cercare di simulare lo scenario per Korea del Sud e Italia. La parte a sinistra riporta i nuovi casi su base giornaliera, quella a destra corrisponde all’andamento cumulativo.

I grafici comprendono quindi una parte storica (cosa già effettivamente registrato a Wuhan dove il focolaio può considerarsi spento) e una previsionale sull’andamento e l’entità che il contagio potrebbe seguire nei focolai (outbreaks) in oggetto, Korea e nord-Italia – in particolare Lombardia (3 morti italiani su 4 per COVID-19 sono in questa regione). Le previsioni sull’andamento in Italia seguono due scenari, uno ottimistico e uno, al contrario, pessimistico. A partire dalla scelta del “blocco totale” (total lockdown) la stima su un andamento positivo o negativo è legata all’ipotesi che la misura adottata in Italia sia efficace quanto quella a suo tempo adottata per contenere il focolaio di Wuhan, ovvero il blocco del traffico imposto già nella seconda parte di gennaio.

Ciò che si osserva, come noto in tutte le epidemie, è che i provvedimenti restrittivi – oltre dipendere dalla qualità dell’applicazione pratica e altri fattori – in termini di contenimento del contagio non danno effetti immediati ma dopo un certo lasso di tempo, tendenzialmente il periodo di incubazione. Dunque, nonostante le misure prese negli ultimi tre giorni in Italia è prevedibile il proseguo di una pendenza molto ripida della curva nei prossimi giorni con gli effetti positivi che si dovrebbero iniziare a vedere solo a fine marzo/primi di aprile. Nello scenario positivo, la simulazione effettuata indica un picco italiano con oltre 3.000 nuovi casi/giorno e un cumulativo di circa 50.000 contagi totali. Nello scenario negativo – ovvero nell’ipotesi di un’inefficacia totale del blocco per il contenimento del focolaio (meno plausibile) i nuovi casi giornalieri sarebbero 6.000 e il cumulativo superare i 100.000 casi complessivi. L’obiettivo del contenimento, come detto più volte, è quello di alleggerire la pressione sulle strutture ospedaliere direttamente coinvolte nell’area in questione ma anche evitare che si sviluppino focolai come quello nord italiano in altre aree, anche molto distanti e altrettanto, se non più, densamente popolate come molti centri meridionali.

Nei giorni scorsi insistentemente si è chiesto se la diffusione stesse rallentando e si andasse in breve verso un picco della gaussiana del COVID-19. Molti esperti hanno preferito non confermare in tal senso indicando come fosse più probabile trovarsi ancora in una fase fortemente ascendente. Quello che dicono le stime e previsioni elaborate a Taiwan è che il dato del focolaio nord-italiano sia, ancora, in una fase iniziale e che, probabilmente, questa settimana e le prossime due saranno le più dure come pressione sul sistema sanitario. Il nuovo Dpcm va nella direzione di alleggerire la situazione nelle aree più colpite ma anche evitare o limitare quanto possibile l’eventuale propagazione di focolai in altre zone dello Stato. In Cina, ad esempio, sono dovuti trascorrere ben due mesi dai casi dei primi giorni di gennaio per giungere ai recenti allentamenti sui blocchi a Wuhan. L’area cinese è in termini di abitanti una zona abbastanza paragonabile a quella più calda del focolaio italiano, la Lombardia. Praticamente gli stessi abitanti, ma con diverse densità (Wuhan conta oltre 700 ab/Kmq, la Lombardia circa 420) seppur entrambi siano valori molto elevati.

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SARDEGNA. Al 12 marzo la Sardegna registra due nuovi casi, per un totale di 39 totali. Il contesto sardo ha per forza di cose e di geografia le sue peculiarità. La Sardegna conta la stessa superficie della Sicilia ma con poco più di 1,6 milioni di abitanti. Oltre l’insularità, la bassa densità che caratterizza la stragrande maggioranza della superficie e una percentuale rilevante della popolazione (30,8%, oltre mezzo milione di abitanti) suddivisa in piccoli centri (314 Comuni su 377 < 5.000 abitanti) sono elementi che costituiscono enormi punti di forza. Si tratta, di fatto, di un distanziamento sociale implicito che permetterebbe di concentrare l’attenzione e gli sforzi sulla gestione dei maggiori centri urbani. Un enorme punto di forza da preservare e non disperdere, cosa che non è stata del tutto colta. Anzi.

Oltretutto è necessario vedere demograficamente la situazione anche da un’altra prospettiva. Il “vantaggio” temporale e demografico non deve rassicurare e l’attenzione deve rimanere massima. Perché? Non saranno Wuhan o Milano, ma alcune città sarde, proporzionalmente agli abitanti totali e alla capacità di carico del sistema sanitario, potrebbero costituire focolai devastanti. “Cagliari città” conta oltre 150.000 abitanti con una densità di 1.812 ab/kmq, Quartu (città metropolitana di Cagliari) ne conta 730, mentre la Città metropolitana nel suo complesso comprende 17 Comuni, 430.000 abitanti, per una densità di 345 ab/kmq. Sassari si ferma a 231, dato comunque non da poco considerando che è calcolato su un’estensione che, da sola, è pari a quasi la metà di tutta l’area metropolitana di Cagliari. Cosa significa questo? Che i pochi casi attuali in Sardegna, l’orografia e un distanziamento implicito possono passare da punti di forza a enorme sottovalutazione del rischio.

Precisato questo, il fattore insulare-nazionale avrebbe potuto essere sfruttato al meglio con un celere blocco in entrata oppure, sempre con tempo, la predisposizione di seri controlli in porti e aeroporti e l’apertura di una sorta di corridoio umanitario per il rientro controllato e gestito dei vari cittadini sardi presenti non solo in nord Italia e non solo nelle zone più interessate. Sono infatti decine di migliaia i Sardi presenti in Paesi europei i quali si trovano alle prese con Governi che sottovalutano il COVID-19 (principalmente perché non hanno ancora focolai) consentendo fino a pochi giorni fa, o anche poche ore, enormi eventi di massa e altro. Per avere un’idea delle tempistiche a livello mondiale nella gestione COVID-19 una previsione di contenimento è stata adottata in modo rigido dalla Russia da e verso la Cina nelle cinque province confinanti tra i due paesi già il 31 gennaio (sospensione visti, corridoio umanitario e quarantena obbligatoria).

Come noto, in Sardegna questo potenziale vantaggio è stato (in parte) disperso con l’arrivo incontrollato di migliaia di “vacanzieri” dalle zone rosse che hanno preso d’assalto le seconde case presenti nell’Isola, un afflusso paragonabile al periodo estivo che ha suscitato sdegno a livello popolare e anche forti rimostranze degli Amministratori locali. Interessate prevalentemente le seconde case ma non solo, come l’albergo di Tortolì che ha persino pubblicizzato un’offerta per fuga da COVID-19. Il titolare è stato denunciato.

Gli autodenunciati con la procedura prevista al momento sono circa 11.000 ma si può verosimilmente presumere che una parte di essi possa rimanere sommersa fatto che mette ancor più a rischio un fragile sistema sanitario.

Negli ultimi due giorni, oltre l’inasprimento delle misure di contenimento a livello statale, da segnalare la decisione del presidente della Regione Toscana di firmare l’ordinanza n° 10.  Questa prevede che chi è arrivato in Toscana negli ultimi 14 giorni dalle zone a rischio per ragioni non di lavoro, salute o necessità, debba far rientro immediato nel proprio domicilio, abitazione o residenza. Questo perché essi non possono avere sul territorio toscano il proprio medico o pediatra di famiglia, elemento cruciale nell’assistenza sanitaria garantita dal Servizio sanitario e, ancor più, in questo momento. Diversi dunque gli aspetti sui quali puntare per gestire al meglio la situazione nelle prossime settimane e prevenire l’insorgere di un focolaio in Sardegna.

  • controlli a tappeto su seconde case e località più interessate dal fenomeno turistico al fine di verificare concretamente eventuali non autodenunciati. Sono molti di più di 11.000 considerando che gli arrivi, anche con minore intensità, erano in corso da diversi giorni prima del clamore dei servizi giornalistici in porti e aeroporti isolani. Gli arrivi in nave erano su livelli estivi con migliaia di persone per sbarco. A questo si aggiunge anche che in una prima fase dei “controlli” questi sono stati applicati solo a Cagliari. Al momento numerosi di questi arrivi stanno ancora oggi letteralmente vagabondando come fossero in ferie in un atollo sterile e immacolato. È un comportamento irresponsabile e profondamente egoista.
  • allestimento di nuovi posti letto negli ospedali nei quali nel corso degli ultimi anni questi sono stati tagliati. Le strutture ospedaliere e i reparti sono già presenti e, di fatto, nell’emergenza potrebbero essere riattivati centinaia di posti letto in tempi rapidi;
  • ampia copertura di dispositivi di sicurezza individuali per personale medico;
  • i posti letto riattivati interesserebbero i piccoli ospedali e con loro i piccoli centri nei quali ruotano molti piccoli o micro Comuni. L’importanza di dotare questi piccoli ospedali è una funzione di decompressione nei confronti degli ospedali principali nei quali sono previste come anticipato tre Unità COVID-19 con terapie intensive (+60 unità);
  • la funzione di decompressione riguarda lo specifico l’emergenza COVID-19 e tutta la gestione sanitaria ad essa correlata nel senso che tutte le altre funzioni sanitarie ordinarie devono proseguire necessariamente nel miglior modo possibile;
  • le sale operatorie, o in molti casi le ex sale operatorie alla luce dei tagli alla Sanità sarda, possono essere più facilmente adibite a posti aggiuntivi di terapia intensiva o, laddove non si necessiti di posti di terapia intensiva, utilizzati per interventi chirurgici necessari nell’ordinario svolgimento di interventi che caratterizzano normalmente il sistema;
  • utilizzo strutture private presenti nell’Isola. È noto da diverse fonti che in Lombardia e non solo il sistema privato sia stato e sia piuttosto restio a mettere a disposizione posti letto, nonostante la drammaticità della situazione. In Sardegna, l’opposizione popolare e le critiche da più parti giunte negli anni all’integrazione sanitaria privata a scapito di quella pubblica potrebbero giocare un ruolo chiave di “lobbysmo all’inverso” e spingere a mettere a disposizione strutture private per l’emergenza COVID-19. Il Mater Olbia, ad esempio, non ha un Pronto Soccorso, ma l’Unità di rianimazione, e tanta voglia di darsi una pubblicità positiva in Italia e in Sardegna.
  • data la difficoltà a fare concepire a molti il rischio di uscire di casa e contrarre il COVID-19 potrebbe essere utile il passaggio nei Comuni isolani con megafono o altri mezzi al fine di invitare la popolazione ad attenersi alle indicazioni sanitarie, ripetendo e specificando le misure anti-contagio. Potrebbe avere un effetto deterrente e di “convincimento” soprattutto sui più anziani (ma non solo), i più esposti e spesso più testardi. Non è una cosa “simpatica” ma potrebbe essere utile, con dovuto tono e linguaggio. Come testimoniato da molti video su You Tube, in Lombardia è una pratica che si sta attuando con buoni effetti. Anche lì, difatti, nonostante il dramma conclamato in molti ospedali, in tante città e piccoli Comuni la popolazione è stata piuttosto restia fino all’ultimo ad osservare misure di contenimento. Va detto che al momento la popolazione sarda sembrerebbe aver risposto alla situazione emergenziale in modo relativamente composto e ordinato.

NOTA. Molto di quanto sopra riportato è stato appuntato nella notte tra l’11 e il 12 marzo. Il Piano straordinario approvato nella tarda serata di ieri dalla Giunta regionale e divulgato nella mattinata di oggi prevede più fasi a seconda dell’evoluzione dell’emergenza. La Ras con l’approvazione della Finanziaria destina 60 milioni di euro all’emergenza COVID-19. Una somma considerevole se si pensa alle condizioni sistema economico isolano e, per fare un raffronto, a quanto stanziato pochi giorni fa dalla Commissione europea per finanziare lo studio sul vaccino al COVID-19: 47,5 milioni di euro.

Qui il contenuto sommario in attesa della pubblicazione integrale della Del. 11/16: https://www.regione.sardegna.it/j/v/2568?s=405380&v=2&c=289&t=1

Caminera Noa sulle prossime elezioni regionali

Lo scorso 13 ottobre avevamo dichiarato a mezzo stampa la nostra volontà di non partecipare direttamente alle elezioni autonomistiche perché il progetto Caminera Noa attraversa una fase di crescita, progettualità e radicamento che ha ancora bisogno di maturare prima di misurarsi con competizioni elettorali (link).

Politicamente però Caminera Noa si dichiarava orientata a sostenere con tutte le sue forze una lista amica dei conflitti sociali e politici in Sardegna e poneva la seguente vitale questione: “i conflitti sociali e politici in atto in Sardegna avranno amici alle prossime elezioni regionali?”.

Ad un mese delle elezioni autonomistiche, dopo aver avuto anche alcuni confronti con alcune liste e dopo un serio, democratico e meditato dibattito nelle assemblee plenarie e nei coordinamenti abbiamo deciso di assumere la seguente posizione:

– Caminera Noa boccia tutte le liste a sostegno delle politiche che, con alterne vicende, negli ultimi decenni hanno governato la Sardegna, e che hanno portato allo stato attuale di desolazione e di assalto alla nostra terra e ai nostri diritti fondamentali: il diritto a vivere in una terra sana, il diritto ad accedere ad una sanità pubblica di qualità, il diritto ad un lavoro dignitoso, il diritto ad un istruzione di qualità che rispetti la specificità della Sardegna, il diritto alla mobilità, la tutela dei beni comuni, il diritto alla parità linguistica tra sardo e italiano, ecc. Pertanto, le liste a sostegno di Massimo Zedda e di Cristian Solinas essendo in continuità con i governi precedenti e in complementarietà rispetto agli interessi che veicolano e vogliono rappresentare sono da escludere. Invitiamo pertanto a non votare né i candidati presidente né i singoli candidati nelle liste, anche se furbescamente i due schieramenti hanno pescato anche tra personalità impegnate nel sociale e tra alcuni buoni amministratori.

– Caminera Noa boccia anche il Movimento 5 Stelle per due ragioni: non ha alcuna idea della Sardegna che tenga conto del suo carattere a sé stante e mutua meccanicamente idee e progetti impacchettati dalle centrali italiani del Partito che si profila come uno dei più centralisti e autoritari. La seconda ragione è che non possiamo ignorare che a livello statale sia diventato ormai lo scendiletto della destra razzista e xenofoba ad egemonia salviniana e ciò viola i nostri valori.

– Per quanto attiene alle altre liste alternative al tripolarismo italiano, la loro pur netta opposizione alle liste unioniste non è condizione sufficiente per captare il nostro consenso. Altre sarebbero state le condizioni necessarie per un nostro convinto appoggio: sarebbe stato necessario aprire alle lotte di difesa della Sardegna, cioè creare «uno spazio pubblico di libero e paritario confronto ad ampio spettro» (come auspicavamo nel documento del 13 ottobre). Appare evidente che tali condizioni politiche che avrebbero reso possibile un appoggio organico/esterno da parte di CN non vi sono affatto. Questo perché nel processo di costruzione delle liste, non c’è stata democrazia nei meccanismi di formazione, nessuna di esse nel proprio programma e nella infelice scelta del candidato alla presidenza rappresenta una forza di rottura del sistema, né accoglie in modo organico le istanze provenienti dai movimenti di lotta attivi sul territorio sardo, tra i quali CN trova la sua naturale collocazione. Inoltre tutte le liste alternative al tripolarismo italiano violano almeno uno dei nostri punti fondamentali (autodeterminazione nazionale, antirazzismo, superamento del liberismo, sostenibilità).

Davanti a questo scenario non possiamo biasimare chi deciderà di astenersi, e lo faranno moltissimi attivisti e militanti che in questi anni hanno animato l’unica vera opposizione alla giunta uscente.
Detto ciò si deve però rilevare che, poiché all’interno di alcune delle liste alternative al tripolarismo italiano trovano spazio singoli candidati rispetto ai quali è concreta l’empatia politica che nasce dalla comune sensibilità ai temi che sono al centro della nostra azione politica e dall’aver condiviso in prima persona le stesse battaglie e poiché all’elezione di tali singoli candidati si lega l’unica, seppure debole, speranza che trovino voce dentro il Consiglio Regionale le lotte da noi sostenute per il territorio e per il popolo sardo, CN considera conforme ai principi e agli intenti dichiarati una scelta orientata in tal senso da parte dei propri attivisti.

Le imminenti elezioni esprimono un carattere desolante della politica in Sardegna spesso condizionata da logiche autoreferenziali il che ha impedito che le lotte, i conflitti, le resistenze presenti in Sardegna trovassero un adeguato spazio e degna rappresentanza. La vera sfida inizierà dal 25 febbraio in poi e toccherà a tutti noi esserne all’altezza e costruire un processo di emancipazione significativo, lungimirante e duraturo.

Militarismo, Emanuela Corda (M5S) tra vaccini, poligoni militari e Co.Ce.R

Emanuela Corda, Tatiana Basilio e Luca Frusone del M5S in visita al contingente italiano nel Libano (settembre 2015) – Fonte: DifesaOnLine.it 

Militarismo, Emanuela Corda (M5S) tra vaccini, poligoni militari e Co.Ce.R

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PISQ. 1° Dossier “A Foras”, Poligono d’Addestramento Interforze del Salto di Quirra

PISQ. 1° Dossier “A Foras”, Poligono d’Addestramento Interforze del Salto di Quirra
Dossier in versione a colori ottimizzata: 1° Dossier “A Foras” – P.I.S.Q (2017)

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Cagliari, Relazione Scida-GI per “Italiani brava gente: i crimini dell’imperialismo italiano”

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Cagliari, Relazione Scida-GI per “Italiani brava gente: i crimini dell’imperialismo italiano”

Vi proponiamo la relazione di Scida presentata al convegno “Italiani brava gente: i crimini dell’imperialismo italiano” che si è svolto il 7 Dicembre 2016 nell’Ateneo Cagliaritano;  l’iniziativa era volta a decostruire alcuni luoghi comuni sul colonialismo italiano, con il contributo di storici e ricercatori quali il Dott. Eric Gobetti e il Dott. Alessandro Pes, mostrando i crimini compiuti dall’occupazione italiana in Iugoslavia (durante la Seconda Guerra Mondiale) ed in Africa (Libia, Abissinia), oltre a ricordare i più importanti episodi di conflittualità tra la Nazione sarda e lo Stato italiano, provando a leggerli attraverso un’interpretazione dell’integrazione della prima nel secondo come l’affermazione di un regime coloniale. Continua la lettura di Cagliari, Relazione Scida-GI per “Italiani brava gente: i crimini dell’imperialismo italiano”