Tempio, emergenza nel canile comunale di Padulu. L’ennesima malagestione del patrimonio pubblico?
Lo scorso gennaio alcune volontarie tempiesi impegnate nel contrasto al randagismo avevano denunciato una situazione a dir poco critica nel canile comunale di Padulu in funzione concretamente da poco più di un anno (dicembre 2023). Il nome pubblico è “La casa di Morgana” mentre formalmente l’azienda affidataria è la International Group Service (IGS) con sede a Viterbo. La IGS gestisce anche il canile comunale del Comune di Montefiascone.
Polemiche furibonde accompagnate da un silenzio tombale da parte del gestore laziale. La difesa dalle denunce di sovraffollamento, carente cura sanitaria dei cani, reticenza all’adozione e molto altro venne sostenuta nei social e a mezzo stampa soprattutto da due giovani dipendenti galluresi che si esposero in prima persona. Sono trascorsi solo pochi mesi ed è notizia di ieri il grido di aiuto degli stessi dipendenti abbandonati al proprio destino insieme a decine di cani accuditi nelle proprie case. I giovani denunciano pubblicamente la “fuga” dell’azienda, stipendi arretrati e una situazione praticamente al collasso. Insomma, dopo anni di attese e aspettative la gestione appena iniziata è già precipitata.
Nel 2019 avevo scritto un breve articolo per dare evidenza dell’avviso esplorativo pubblicato dal Comune di Tempio riguardo le due strutture, canile rifugio e canile sanitario, che si trovano lungo la SS 133 Tempio-Palau in Località Padulu. La delibera di Giunta n. 62 del 18 aprile aveva infatti previsto un’indagine conoscitiva sul mercato. Al tempo era recentissima la notizia del sequestro da parte della Guardia di Finanza del controverso canile Europa di Olbia al quale facevano capo numerosi comuni nel nord Sardegna, incluso quello di Tempio Pausania. L’ennesimo polverone sul canile olbiese, al centro di indagini e processi per oltre vent’anni, imponeva di accelerare i tempi per concludere e avviare definitivamente a gestione l’agognato canile tempiese, anche in ottica di associazionismo comunale.
Molti sicuramente lo ricorderanno ma è bene precisare che il canile di Padulu ha dietro di sé una storia ben più lunga e tortuosa. Il progetto di completamento del canile sanitario (esistente dai primi anni 2000) con la costruzione in aggiunta di un canile rifugio risale a ben sedici anni fa. A maggio 2009 venne indetta la gara a procedura aperta per l’incarico di progettazione e direzione lavori. Passeranno pochi mesi e l’incarico professionale verrà assegnato a un raggruppamento temporaneo formato da due professionisti e nel giro di poche settimane il progetto definitivo risulterà redatto e approvato dalla Giunta comunale tempiese. La nuova costruzione sarebbe dovuta ricadere in un’area non contigua ma prospicente alla struttura esistente e situata oltre il tratto della Strada Statale n. 133 Tempio – Palau.
Come prevedibile il tutto si risolse in un nulla di fatto. Dopo l’approvazione del progetto definitivo da parte della Giunta (novembre 2009) il Comune incassò i pareri negativi da parte dell’ASL di Olbia e dell’ANAS per le rispettive competenze. La soluzione progettuale risultò infatti non idonea in base al Codice della Strada e per la sicurezza sulla movimentazione di animali nelle strade statali. Di conseguenza, tutto o quasi da rifare. Fu così individuata una nuova area, logicamente confinante con la struttura già presente. L’area di proprietà privata in seguito venne acquistata dal Comune e il progetto rimodulato, finanziato ulteriormente e approvato in via definitiva solo a giugno 2016. I lavori e l’arredamento interno terminarono nel 2019 mentre l’assegnazione decennale a beneficio della citata IGS risale al 2021.
In attesa di scoprire come evolverà la situazione del canile di Padulu, viene da chiedersi se la vicenda ricalcherà casi in passato approfonditi dal sottoscritto come il disastro dell’albergo di Curadureddu o l’impietoso crack della S.E.F Tempio con soggetti poco raccomandabili che utilizzarono per quasi un anno una struttura sportiva comunale. Sostanzialmente la linea in questi casi è: “sono soggetti privati, il Comune non c’entra” per quanto gli stessi soggetti privati utilizzino, spesse volte malamente, il patrimonio pubblico per tempi più o meno lunghi. Oppure, come nel caso dello sversamento di gasolio e la successiva gestione a Lu Spinsateddu, tutto si ridurrà a “cause di forza maggiore” e poco più. Ben 5.000 litri di gasolio e centinaia di migliaia di euro di costi che furono preceduti da rassicurazioni pubbliche con un immancabile “è tutto sotto controllo”. Anche nel caso odierno del canile di Padulu tutto era, teoricamente, sotto controllo.
Non si vuole certo ridurre il pericolo per le sorti e la salute dei cani a un mero dettaglio ma, al di là dei casi specifici, la malagestione del patrimonio pubblico è quantomeno inquietante. Che sia un albergo, un campo sportivo, un canile, una ristrutturazione o un terreno inquinato, a forza di pseudo garantismo, superficialità e “lei non sa chi sono io” nessuno ne risponde legalmente e finanziariamente. Anche altre istituzioni, oltre quella comunale, dovrebbero a parere di chi scrive farsi qualche domanda in più.
Situazioni così incresciose potrebbero essere prevenute? Forse è necessario operare con maggiore oculatezza e responsabilità nei confronti delle persone e, in questo caso, anche degli animali ma per fare questo è imprescindibile essere responsabili prima di tutto verso le strutture pubbliche dal momento che queste vengono finanziate tramite il lavoro di tutti e sono destinate a soddisfare l’interesse generale. I casi di malagestione presentano alla collettività conti molto salati.
L’occupazione militare in Sardegna e la propaganda bellica, soprattutto in questo momento storico, evidenziano ancor più le affinità tra nazionalismo italiano di destra e nazionalismo italiano di sinistra. Le grottesche “celebrazioni” del 28 Aprile in Consiglio regionale e il consueto ciclo di esercitazioni militari (Joint Stars) ripropongono in modo più forte e stridente contraddizioni storiche.
Dopo appena tre giorni dal 25 Aprile e appelli contro il riarmo, i nazionalisti di sinistra in una data come Sa Die de Sa Sardigna e in una sede come il Consiglio regionale della Sardegna hanno imbastito un teatrino da, per l’appunto, nazionalisti. Oltre citare in leggerezza la figura di Giorgio Almirante (ministro della Repubblica di Salò), il nazionalismo italiano di sinistra ha ostentato il tanto caro Canto degli italiani. Immancabili anche i richiami all’integrazione europea e mondiale che evocano l’essere “cittadini del mondo” che “battono le destre” ormai diventati in Sardegna dei veri e propri meme. Tutto abbastanza scontato, ovvero antinazionalisti contro tutti i nazionalismi. A parte il loro, s’intende.
Intanto la Sardegna continua a essere una delle aree più militarizzate d’Europa all’interno di un quadro internazionale sempre più vicino a un conflitto globale e probabilmente atomico. Come noto, all’Isola sono stati imposti con espropri e servitù di terra e mare i più grandi poligoni militari d’Europa. Da oltre 70 anni, concentrando circa 2/3 del demanio militare italiano, sono state avviate e intensificate sperimentazioni, addestramenti, produzione e smaltimento di armi, nonché preparazione di guerre. Questo ha compromesso lo sviluppo in diverse parti della Sardegna con diseconomie, malattie su persone (anche bambini e militari), inquinamento generalizzato su flora e fauna con azioni spesso al di fuori della legislazione italiana stessa, tutto ampiamente comprovato anche nelle sedi istituzionali italiane. Tale complessità non è qui sintetizzabile. I risvolti negativi dell’occupazione militare sono così evidenti che il sistema coloniale italiano negli anni si è adattato e non cerca più di negare che questo avvenga ma sposta l’attenzione sull’aspetto puramente finanziario, ovvero scongiurare il risarcimento del danno ambientale. Se non è più occultabile è comunque fondamentale non pagare. Cinico ma molto semplice. Al di là dei contorcimenti giurisprudenziali rimane il fatto che la propaganda, per definizione atto pubblico e di massa, continua a rivestire un’importanza cruciale per il sistema coloniale.
Il tema dell’occupazione militare è così profondo e inscindibile dall’unitarietà italiana che spesso i nazionalisti italiani di sinistra difendono e propagandano l’occupazione militare e la riverenza alle miles perpetuus tricolore più della destra italiana, accreditandosi all’industria bellica tanto quanto i nazionalisti di destra. Un “piccolo” esempio locale in tal senso è il conferimento della cittadinanza onoraria alla Brigata Sassari che nel 2015 a Tempio Pausania venne proposta dal centrosinistra e non dal centrodestra. Quest’ultimo poi votò a favore e il Consiglio (quasi) all’unanimità approvò. Sempre del centrosinistra fu l’idea di militarizzare diversi ettari trasformando un’area civile in un comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri. Paradossalmente, ma non troppo, l’idea venne respinta dalla successiva amministrazione di centrodestra.
Tornando all’attualità, la principale esponente del nazionalismo italiano di sinistra in Sardegna è Alessandra Todde del Movimento Cinque Stelle, sostenuta dal Partito Democratico e altri partiti minori. Al di là dell’avvicinamento momentaneo va detto che nell’ultimo decennio – nel quale i nazionalisti di destra come Lega Salvini e Fratelli d’Italia registravano percentuali di consenso minime – si sono insultati in modi umanamente indegni. In relazione all’occupazione militare il “Campo Largo” nel corso del primo anno di governo ha finanziato con alcuni milioni di euro i Comuni interessati direttamente dall’occupazione militare. Non è una scelta sostenibile né – per chi conosce l’argomento – nuova. Ha inoltre diffuso maldestramente slogan come “esercitazioni green” e nemmeno questa è una novità da diversi anni; se ne parlava dai tempi delle guerre simulate nelle quali secondo la propaganda italiana si sparava con armi finte – simil paintball – e che i poligoni preservavano le coste dalla cementificazione.
Ora, però, si registra un innalzamento del livello di propaganda di guerra e filoitaliana. La Regione Sardegna ha patrocinato la propaganda della Joint Stars 2025 insieme al “Brotzu” che nel frattempo è nell’occhio del ciclone per il caso del Dott. Massimiliano Tuveri, oncologo di fama mondiale. Il patrocinio alla Charity Joint Stars 2025 è arrivato anche dal Comune di Cagliari, amministrata ugualmente da nazionalisti di sinistra. Tra gli sponsor più noti nel settore figurano RWM SpA, fabbrica di bombe a Domusnovas (fornitrice di armi tra gli altri per l’Arabia Saudita, quella parte di estremismo islamico nelle grazie della NATO e dell’Europa) e la Leonardo SpA, la più grande esportatrice di armi italiana, da qualche anno proprietaria della storica Vitrociset.
L’apice di questa propaganda bellica odierna sono gli screening sanitari sui bambini a bordo di navi militari. Una trovata che, mantenendo un po’ di lucidità, non dovrebbe meravigliare. È la riattualizzazione della vecchia arte della propaganda del colonialismo italiano in Sardegna. Un insieme variegato di azioni, messaggi, doppi sensi, diversivi, al fine di creare consenso verso la propria parte o distruggere il consenso alla parte opposta. La carità è uno di questi strumenti, utilizzata a volte sottotraccia, a volte più eclatante, a seconda delle circostanze e momenti storici.
Alcuni esempi. All’epoca degli espropri per il PISQ l’aeroporto militare di Perdasdefogu avrebbe dovuto creare un collegamento con Ciampino utile alla popolazione civile per voli sanitari ed emergenze. Temi come sanità e infanzia fanno molto effetto, come naturale che sia. Diritti di base come l’elettricità venivano inquadrati come effetto positivo della presenza bellica che aiutava la “Capo Canaveral dei poveretti” o “Buzzurronia” come la stampa e l’esercito italiano definivano i sardi.
La carità spesso si accompagna al razzismo ma a volte quest’ultimo è presente a prescindere dal primo. È il caso della vignetta diffusa da un noto sindacalista dei militari il quale comunicava al sardo stereotipato in berrita di rassegnarsi perché, con o senza occupazione militare, sarebbe stato in ogni caso sottoposto a “un milanese” e “gli affari altrui” sarebbero stati comunque preclusi.
Nelle basi militari spesso il personale e relative famiglie raccolgono beni alimentari da donare in beneficienza alle persone meno abbienti tramite i Servizi sociali del Comune stesso. Stride con l’idea che l’occupazione militare dovrebbe portare sviluppo e ricchezza ma è un’arma molto potente perché parla, letteralmente, alla pancia dei ceti meno abbienti. È una pratica abbastanza comune svolta storicamente in diverse occasioni, generalmente Natale. In foto un esempio sul caso di Decimomannu.
È propaganda militare e coloniale, anche se i canoni comunicativi a volte mutano. Per esempio, dismessa la logica del “portare ricchezza e lavoro” (un leitmotiv meno utilizzato rispetto a quanto accaduto trasversalmente nei decenni addietro) i nazionalisti di destra parlano dell’occupazione militare come necessaria per uno “Stato italiano forte” che faccia fronte ai suoi impegni internazionali (leggasi guerre). Sono più aggressivi ma a loro modo un po’ meno incoerenti, lo dicono chiaramente che vogliono avocare competenza esclusiva in materia ed equiparare le aree militari ai siti industriali dismessi (vedi Ddl di questi giorni).
D’altro canto il nazionalismo italiano di sinistra in questo è stato un vero e proprio apripista quando i partiti di estrema destra vivacchiavano con consensi minimi. Fu infatti il governo Renzi (nello stesso periodo il nazionalismo di sinistra in Sardegna esprimeva Francesco Pigliaru) a prevedere l’equiparazione del livello di inquinamento nei poligoni militari a quello delle aree industriali (non dismesse).
L’ambiguità chiaramente non è appannaggio del nazionalismo di sinistra. Alcuni anni fa, ad esempio, Casa Pound diffuse in Sardegna manifesti contro le esercitazioni congiunte Italia-Israele adducendo come ragione i crimini che i sionisti attuano verso i palestinesi. Era da poco trascorsa l’operazione Margine Protettivo con circa 2.600 morti di cui 800 bambini in poco più di un mese. Si trattava chiaramente di un modo per utilizzare la pulizia etnica in Palestina in ottica antiebraica, sciovinista e non certamente antisionista men che meno in una prospettiva di disarmo e pace. Infatti oggi, con 53 mila morti di cui in larga parte bambini, l’estrema destra italiana che all’opposizione era “antisistema” e patriottica (anti Nato-anti EU-anti Euro-anti Israele) si rivela di tutt’altro avviso rispetto alla propaganda e alle provocazioni da opposizione. Il sionismo quindi si conferma il più grande nemico, oltre dell’umanità e della pace, anche dell’ebraismo come denunciato, ovviamente non da oggi, dagli ebrei ortodossi e non solo.
Il nazionalismo di sinistra è più subdolo, anche piuttosto patetico. Non fosse altro perché a differenza di quello di destra parla molto spesso di pace e umanità, a volte con parole importanti come disarmo e relativa lezione che non si capisce da quale pulpito arrivi. Salvo poi virare sull’idolatria militare e la propaganda bellica. Il M5S è campione di questi voltafaccia.
Non è un caso che il compianto Gino Strada abbia più volte attaccato le posizioni e le scelte del M5S che nel frattempo insisteva nell’indicarlo propagandisticamente quale Presidente della Repubblica. È chiaro che il Movimento Cinque Stelle sia contro i famosi “poteri forti” (quindi anche l’industria bellica) solo all’opposizione. Nel momento in cui governa è ben lieto di aprire i cordoni della borsa a beneficio dell’industria militare come dimostrano i plurimiliardari finanziamenti del governo Conte I e quello Draghi sostenuto dal M5S. Un continuo e ormai ventennale incremento di spese militari italiane nell’ambito del quale il M5S non ha fatto certo eccezione.
Una caratteristica del nazionalismo italiano di sinistra è che, quando viene messo alle strette a livello di dialettica, diviene imbarazzante e spesso inizia a intestarsi il ruolo di “vittima”. Si offendono e anche questa a ben vedere è un’arma di propaganda. Se qualcuno rompe le uova nel paniere, si può sempre dire che è in corso un accanimento. È un modo per rovesciare l’onere della prova, ovvero non sono più io in difficoltà a dover dare argomentazioni ma è chi mi attacca a doversi praticamente giustificare che non c’è alcun accanimento o complotto.
È propaganda, in questo caso di guerra e per la guerra, ma la cosa più vergognosa è utilizzare i bambini, l’indigenza alimentare e i problemi di salute. In questo la propaganda M5S-PD è più viscida di quella dei nazionalisti italiani di destra. Ciò che li accomuna in definitiva sono le posizioni internazionali e nel caso della Sardegna un incessante sfruttamento, in particolare attraverso l’occupazione militare.
Il colonialismo italiano in Sardegna non è solo occupazione militare. Sono presenti diversi punti di sfruttamento coloniale ma l’occupazione militare è la partita più grande sotto tanti aspetti: economico, finanziario, sociale, ambientale, ideologico, pedagogico.
Il sostegno della Regione alle filiere cerealicole sta diventando una chimera per centinaia di agricoltori. Sono ben 318 le domande a valere sul bando 2020 risultate ammissibili ma non finanziabili per mancanza di risorse. All’appello mancano 1,3 milioni. Sullo sfondo dei ritardi, il convulso passaggio di consegne da Argea a Laore al quale si aggiungono fondi insufficienti anche per il bando 2021, con le domande quattro volte superiori alle disponibilità. L’imprenditrice Sonia Galleu di Ozieri, amministratrice dell’omonimo mulino, lancia l’allarme e mette in guardia: «Molti agricoltori potrebbero abbandonare gli accordi di filiera». Indip ha sentito i Galleu, alcuni imprenditori che hanno partecipato ai bandi e i dirigenti di Laore. La questione potrebbe, temporaneamente, risolversi a fine anno con il varo della Omnibus, stanziamenti dati per imminenti dal presidente Christian Solinas “appena” quattro mesi fa. Ma il tema di fondo rimane ed è destinato a riproporsi: se le filiere di grano duro sono strategiche perché stanziare fondi insufficienti?
Attese record, sprechi e costi in aumento: la storia infinita della diga sul Monte Limbara
È una storia di sprechi e interminabili attese quella della diga di Lu Pagghjolu sul Monte Limbara. Costato oltre 26 milioni di euro, l’invaso gallurese, progettato nel 1981, è stato completato solo nel 2017 con la nuova prospettiva di portare nelle case dell’Alta Gallura attraverso un sistema di condotte idriche. L’intervento è stato già approvato della Conferenza di servizi, ma all’appello manca ancora un milione di euro per realizzare un progetto lievitato a quasi 14 milioni di euro che Abbanoa pensa di recuperare grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Insomma, manca l’ultimo miglio per evitare che l’acqua dell’invaso rimanga inutilizzata o, peggio, scaricata a mare. La situazione stava per sbloccarsi sette anni fa grazie all’intervento della giunta regionale guidata da Francesco Pigliaru, ma non se ne fece nulla. Oggi Abbanoa, pur confermando l’intervento, ritiene che l’emergenza idrica sia rientrata. Ma appena un anno fa l’Alta Gallura restava senz’acqua per tre giorni.
Aggius, esordio per Etnosfera: tre giorni di musica, cinema e letteratura
Tutto pronto ad Aggius per il debutto del Festival Etnosfera. Venerdì 17, a partire dalle 18, al via un weekend ricco di appuntamenti. La macchina organizzativa nella comunità gallurese non si è certo risparmiata: Etnosfera ospiterà, tra gli altri, eventi di primissimo rilievo come il Premio Andrea Parodi, il World Music e il Babel Film Festival, primo concorso internazionale destinato alle produzioni cinematografiche nelle lingue minoritarie.
La manifestazione nasce da un’idea della Pro Loco di Aggius ed è stata supportata economicamente dal Comune di Aggius, Fondazione di Sardegna e la sponsorizzazione di Delphina Hotel e Resort, una delle principali realtà turistiche dell’Isola.
La direzione artistica del Festival è stata affidata a tre noti professionisti: l’aggese Marco Lutzu, etnomusicologo e docente all’Università di Cagliari; Ottavio Nieddu, operatore culturale e organizzatore di eventi; Diego Pani, etnomusicologo, musicista e produttore discografico. La Pro Loco aggese, sempre molto attiva, nel corso degli ultimi anni si è profondamente rinnovata dando vita a innumerevoli iniziative tra cultura, ambiente ed enogastronomia compreso l’apprezzatissimo “Martedì nel Borgo” in programma quest’anno dal mese di luglio.
Etnosfera è una manifestazione pensata come una vera e propria festa dei popoli e delle musiche: il suo nome infatti fa riferimento alla necessità, sempre più impellente nel mondo contemporaneo, di preservare e valorizzare la ricchezza insita nella diversità delle culture umane.
Si comincia venerdì 17 giugno ore 18, con l’inaugurazione del Festival e l’incontro tra Diego Pani e Emanuele Pintus, vincitore dell’Audience Award al Liet 2022, Festival internazionale dedicato alle lingue minoritarie.
Subito dopo, al tramonto, spazio alla musica country della songwriter americana Kristina Jacobsen in coppia con il contrabbassista sardo Sebastiano Dessanay. La cantautrice e etnomusicologa proporrà un set che percorre il proprio incontro con lingue e culture diverse, con brani in inglese, lingua Navajo e sardo. Il primo giorno di festival si concluderà poi sul palco di piazza, con il concerto rock’n’roll proprio della band di Emanuele Pintus.
La giornata di sabato 18 giugno inizia con la guida all’ascolto del disco “Abacada” di Andrea Parodi, percorso di approfondimento a cura di Marco Lutzu. Subito dopo, nella stessa location, spazio per il beatmaking di Angus Bit, giovane produttore terralbese di ambiente Hip-Hop Lo-Fi alle prese con giradischi e campionatore.
Il programma della giornata prosegue poi con l’incontro tra Ottavio Nieddu, Luca Parodi (Fondazione Parodi) e i musicisti ospiti della Fanfara Station. Al tramonto, spazio per la musica e le parole di Federico Marras Perantoni, giovane cantautore di Porto Torres, che presenterà brani tratti dal suo disco “Canzoni di Mari”.
A conclusione della giornata di sabato, sul palco centrale, spazio alla world music di Fanfara Station, vincitori dell’edizione 2019 del Premio Parodi, per la seconda volta, in esclusiva, su un palco sardo. Chiude poi la serata il Dj Set di Angus Bit.
L’ultima giornata del Festival Etnosfera, domenica 19 giugno, si apre con “Conti da lu prèmiu Aggju” a partire dalle ore 11. Marco Lutzu dialogherà al Museo Meoc con Andrea Muzzeddu e Riccardo Mura per la lettura di racconti dal premio ‘Aggju di conti gadduresi e cossi’ con Maria Antonietta Pirrigheddu e Matteo Biancareddu (voci recitanti) e Sarram (drones).
Un secolo di cinema in Gallura. La giornata di domenica è incentrata su due importanti produzioni filmiche che, a distanza di un secolo l’una dall’altra, celebrano la Gallura.
Alle 18 appuntamento con Musiche dal Muto di Gallura: Diego Pani e Marco Lutzu dialogano al Parco Capitza, con Paolo Baldini, Alfredo Puglia e Matteo Muscas.
Alle 21.30 è prevista la proiezione di “Cainà, la figlia dell’isola”, di Gennaro Righelli con Maria Jacobini. Musiche originali di M. Palmas. Nel 1922 Righelli gira Cainà, film muto nel quale, tra verismo ed esotismo, si narra la vicenda di una giovane caprara che sogna di attraversare il mare. Il film si riteneva fosse andato perduto, fino a quando una copia della pellicola è stata ritrovata a Praga e restaurata dalla Cineteca Sarda in collaborazione con la Cineteca del Friuli. A partire dal 1995, il film restaurato è stato proiettato in diverse parti d’Europa con le musiche dal vivo composte da Mauro Palmas. Quest’anno, per celebrarne il centenario, Palmas ha riscritto la colonna sonora nella quale sonorità mediterranee dialogano con i ritmi e le melodie della tradizione sarda.
“La Pro loco di Aggius, guidata da negli ultimi anni da un gruppo di giovani, ha sentito la necessità di valorizzare il territorio e la ricchezza culturale attraverso una chiave di lettura innovativa. Da qui nasce l’idea di realizzare un Festival che possa esaltare le minoranze linguistiche della Sardegna e non solo, espresse attraverso il linguaggio universale della musica. Questa è la prima edizione del Festival, auspichiamo possa proseguire e crescere negli anni” – dichiara Paolo Sanna della Pro Loco di Aggius.
Tempio, Punto Nascite verso chiusura definitiva. Cordella: “dati falsati, ma non è solo responsabilità ministeriale”
Nel pomeriggio di mercoledì Alessandro Cordella, consigliere comunale di minoranza, ha convocato una conferenza stampa riguardo l’ospedale Paolo Dettori e, in particolare, il Punto Nascite inattivo da quasi tre anni. Oltre Cordella presenti anche altri due candidati, non eletti nella lista Alternativa Popolare, Nina Fara – ex ostetrica del nosocomio tempiese – e Mario Satta.
Punto centrale dell’incontro, l’esito della richiesta di deroga da parte della Regione Sardegna per diversi PN sardi. Il Comitato Percorso Nascite nazionale, organo del Ministero della Salute, lo scorso novembre ha espresso parere negativo alla deroga per il PN di Tempio. Il diniego fa riferimento alla “carenza degli standard previsti dall’accordo del 16 dicembre 2010” e parla di una scarsa attrattività del PN del Paolo Dettori. Il Comitato ritiene, in primo luogo, che “un numero esiguo dei Comuni considerati bacino di utenza presenta reale disagio orografico mentre la maggior parte, a distanze inferiori a 60 minuti di percorso, ha a disposizione PN alternativo”. Il Comitato cita le donne tempiesi le quali avrebbero “privilegiato altri PN quali Sassari e Olbia e altri sono avvenuti fuori dalla Sardegna”. Inoltre vengono evidenziate una serie di criticità, alcune riferite dalla stessa Regione Sardegna, quali carenza di organico in area ostetrica e altre mancanze quali la terapia sub intensiva e una sala operatoria h. 24 nel blocco travaglio parto.
Cordella attacca diffusamente le ragioni espresse, con riferimento ad alcuni elementi. “Ora saltano fuori gli standard previsti, ma l’interruzione del servizio del PN è sempre stata la carenza di personale, carenza che già nel maggio 2018 risultava rientrata” – afferma. E poi il riferimento all’arco temporale per giustificare la presunta “repulsione” delle partorienti galluresi per il PN di Tempio. “È un dato falsato, è normale che poche donne abbiano scelto il PN del Paolo Dettori negli ultimi anni dal momento che l’attività è sospesa da aprile 2018”. Sempre riguardo le tempistiche, Cordella fa riferimento anche alla richiesta di deroga nella quale la RAS ipotizzava la riattivazione del PN. “La richiesta di deroga formalmente è stata presentata solo il 28 febbraio 2020. La Giunta regionale era insediata da diversi mesi e ha avuto tutto il tempo di potenziare l’area ostetrica in modo che la richiesta di deroga fosse accolta. Ma questo non è stato fatto”.
Si arriva così al punto politico. Secondo Cordella, “sarebbe facile prendersela con il Ministero della Salute e il Comitato, ma la verità è un’altra: la maggiore responsabilità è in capo alla Giunta regionale. Mi auguro – prosegue Cordella – che le istituzioni del territorio non riducano tutto ad una responsabilità ministeriale, perché sarebbe comodo. La Giunta regionale, nella quale siedono anche diversi Assessori galluresi, nulla ha fatto in concreto per creare quelle condizioni che avrebbero salvato il PN. Il non fare nulla per potenziare il PN è una scelta politica”.
Alla luce delle discutibili affermazioni sull’attrattività del PN di Tempio da parte del Ministero della Salute, sarebbe interessante poter esaminare nel dettaglio la documentazione inviata dalla Regione Sardegna a corredo della richiesta di deroga in seguito respinta.
Tempio, Nicola Comerci (Tempio Cambia): discontinuità con il “fallimento del centrodestra”, cooperative sociali e più collaborazione con altri Comuni
Lunedì 6 ottobre, nell’Aula Magna del Seminario Vescovile di Tempio Pausania, si è tenuta la presentazione pubblica del gruppo di centrosinistra Tempio Cambia a sostegno di Nicola Comerci candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative. Comerci, classe 1976, docente di Storia e Filosofia e autore, ex segretario cittadino del Partito Democratico, è stato candidato alle elezioni regionali del 2015 e 2019 a sostegno dei candidati di centrosinistra, nel primo caso sfiorando “ai resti” l’elezione.
Ha introdotto l’incontro di presentazione alla cittadinanza il consigliere regionale del PD, Giuseppe Meloni, sindaco di Loiri Porto San Paolo dal 2012 al 2015 e unico eletto gallurese nel centrosinistra nel 2019 a riconferma dell’elezione del 2014. Meloni esprime pieno sostegno alla lista e si dice onorato di presentare un gruppo di amici che vede diversi candidati del centrosinistra al suo interno e molto felice per l’invito ricevuto. Richiama il voto amministrativo gallurese (13 comuni su 26) e sottolinea il fatto che da consigliere regionale sia spesso delicato prendere posizioni nelle frammentate singole elezioni locali ma, nel caso della lista Tempio Cambia, non ha avuto alcun dubbio nell’esprimere un pieno e aperto sostegno ad una lista che colma “la necessità a Tempio – capoluogo di provincia – di una buona politica”. Tra i passaggi politici degni di nota nell’intervento di Meloni un’autocritica su come il governo regionale si è approcciato, in generale, alla Gallura e, in particolare, l’alta Gallura con specifici e chiari riferimenti alla riforma sanitaria regionale che ha pesantemente inciso nella vita e nella politica cittadina negli ultimi anni. Dopo una pacata autocritica, Meloni contrattacca e parla del centrodestra regionale che sul tema ha avuto gioco facile nelle ultime consultazioni con quello che chiama il populismo delle “soluzioni semplici a questioni molto complesse”, strategia che si scontra – trascorso un anno e mezzo dall’insediamento della nuova Giunta, precisa Meloni – con una condizione sanitaria non certo migliore della precedente.
All’introduzione del consigliere Meloni segue una breve presentazione delle singole candidate e candidati della lista che hanno esposto le ragioni del sostegno a Nicola Comerci. Il filo conduttore dei diversi interventi è quello della discontinuità rispetto all’amministrazione di centrodestra, seppur senza scendere mai nello specifico delle numerose problematiche e scelte opinabili dell’ultimo mandato. In alcuni interventi, come quello del candidato Mauro Fiori, emerge poi un approccio di lungo periodo che non guarda unicamente alle imminenti elezioni ma le considera come un primo passo per il rilancio e il consolidamento del gruppo di centrosinistra cittadino.
Il candidato Comerci – dopo i consueti ringraziamenti – apre la sua articolata presentazione sottolineando come il prossimo sia un voto cruciale per il destino di Tempio. Citando La Haine, film cult degli anni ’90 di M. Kossovitz, parla di una città in caduta la quale, però, ancora non ha piena consapevolezza della gravità dell’impatto futuro. Una situazione causata anche dall’amministrazione uscente definita, senza mezzi termini, “fallimento politico e amministrativo da parte di una delle amministrazioni più litigiose della storia di Tempio” citando a tal proposito le numerose rotture presenti nell’ex Giunta e l’isolamento e gli screzi avvenuti a più riprese anche nei confronti dei Comuni limitrofi. Comerci prosegue elencando alcuni temi nei quali si concretizza il “fallimento amministrativo” della Giunta uscente, come il tanto propagandato ma mai sbocciato “metro cubo zero” all’interno della più ampia Rigenerazione Urbana o la debolezza su temi quali la viabilità e sanità. Tra le criticità rilevate da Comerci anche la partecipazione alla vita politica, la scarsità di consigli comunali “tenutisi ovunque – carcere, teatro etc – meno in Comune, in una continua campagna elettorale” oltre alla mancata trasmissione degli stessi nelle emittenti locali. Il mandato amministrativo – attacca Comerci – ha raggiunto il suo obiettivo: l’elezione di Andrea Biancareddu alle regionali del 2019.
E poi uno dei punti più controversi e anche poco chiari nella posizione del centrosinistra: la proposta di acquisto e la potenziale alienazione di una parte del compendio di Rinagghju, tema che ha infiammato l’ultima parte di mandato. Da un lato Comerci parla, nuovamente, di fallimento politico nella misura in cui la potenziale vendita a privati sarebbe uno scarico di responsabilità “in quanto incapace di gestire Rinagghju”. D’altra parte, però, non chiude le porte ad una possibile alienazione – “noi non siamo il centrosinistra del no”, dichiara – e chiude con un “valuteremo la proposta”. Ad onor del vero, quest’ultima, perlomeno nei documenti al momento disponibili, è nota e ampiamente discussa da circa un anno.
Comerci parla di “leadership territoriale” da riconquistare e rapporti diversi e più collaborativi con i Comuni limitrofi galluresi dal momento che per la risoluzione dei problemi principali di Tempio, sanità, giustizia e viabilità, non sono sufficienti le sole forze tempiesi ma passa da una ritrovata unità e compattezza a livello intercomunale. Riguardo l’ex provincia Olbia-Tempio e la sua ricostituzione Comerci non esprime giudizio di merito ma, considerandolo un dato acquisito, un giudizio di opportunità riguardo alle ricadute positive che “nuova” provincia potrebbe avere su temi che vanno dalle politiche industriali – auspica collaborazione tra il tessuto industriale olbiese e l’ex ZIR oggi tempiese – alla viabilità.
Annuncia azioni di stimolo e il supporto alla nascita di cooperative sociali per poter coniugare sviluppo e maggiore eguaglianza e promette un’attenzione particolare al piccolo commercio cittadino nel quale sempre più si spiccano vetrine vuote e locali sfitti. Tra i punti programmatici contenuti nel programma, ma non affrontati analiticamente nel corso della presentazione, investimenti su Biblioteca Comunale e asilo nido, abbattimento di barriere architettoniche cittadine e un accordo con Arst per la riqualificazione della Stazione. Riguardo Limbara, l’istituzione di una linea di autobus urbano verso la montagna e una non meglio precisata “promozione di accordi con federazioni sportive” per il disastrato albergo di Curadureddu a suo tempo affidato, proprio dall’ex centrosinistra (2010-2015), a privati che malversarono impunemente e indisturbati il bene comunale nel corso della successiva amministrazione di centrodestra.
Tempio, Alessandra Amic (Alternativa Popolare): campagna elettorale popolare, città solidale, sanità e Abbanoa
Mercoledì nel Rione Mantelli si è tenuto il secondo incontro con la cittadinanza del gruppo di Alternativa Popolare, una delle tre liste in corsa per le elezioni amministrative tempiesi del 25 e 26 ottobre che vede in lizza per la carica di sindaca l’avvocatessa civilista Alessandra Amic.
Amic, classe 1970, è un’ex componente della Giunta Biancareddu-Addis di centrodestra, all’opposizione dal 2018 in seguito alla rottura con l’attuale assessore regionale Biancareddu, nonché candidata consigliera nel 2019 nelle fila del Psd’Az.
Come ribadito dalla Amic e da diversi candidati consiglieri, affrontare la campagna elettorale di quartiere in quartiere è una precisa scelta politica: “non vogliamo solo presentare un gruppo e un programma, ma vogliamo raccogliere la voce dei diversi quartieri cittadini”. Dopo i consueti ringraziamenti e veloce presentazione dei candidati, l’Amic ha parlato della sua visione di “comunità solidale” e della scelta di candidarsi “superando molte differenze ideologiche e partitiche”. Come noto il gruppo di Alternativa Popolare comprende al suo interno diverse persone con un’estrazione di sinistra.
Il tema della solidarietà ricorre più volte nella presentazione di Amic e che trova esempi concreti in alcune lotte politiche che hanno caratterizzato molti candidati negli ultimi anni: dalla difesa dell’ospedale Paolo Dettori con il movimento Abali Basta all’opposizione sull’indirizzo di potenziale alienazione del compendio di Rinagghju. Diversi, quindi, i punti di contatto tra la Amic e un gruppo in parte proveniente dalla sinistra italiana. Il risultato delle urne del 25 e 26 ottobre dirà se e quanto la cittadinanza tempiese ha gradito la sintesi politica presente all’interno di Alternativa Popolare.
Tra i punti toccati dalla Amic quello dei servizi e del decoro urbano – da non ridurre unicamente al centro storico inteso come “vetrina” – ma che riguardi indistintamente la cura di ogni quartiere cittadino. Tra le proposte, uno studio di fattibilità per l’uscita di Tempio da Abbanoa e, sempre sul tema di una comunità solidale che metta al primo posto famiglie e le loro problematiche, Amic propone l’istituzione di uno sportello comunale finalizzato al supporto i cittadini che a vario titolo affrontano economicamente e psicologicamente situazioni debitorie spesso drammatiche.
Alcuni punti affrontati dalla Amic verranno poi ripresi in alcuni interventi dei candidati e delle candidate, compresa la questione Rinagghju e la possibile vendita. Mara Imperio ha toccato il tema di un maggior ascolto da parte dell’istituzione comunale della cittadinanza mentre Alessandro Cordella e Mario Satta, alcuni degli attivisti di Abali Basta, hanno ripreso i temi del Paolo Dettori e dei servizi sanitari. “La lotta politica – dichiara Satta – paga sempre. A volte nel breve ma soprattutto getta le basi per il futuro e costituisce un necessario contrappeso all’azione di chi governa”. Su Rinagghju aggiunge: “porre domande puntuali su identità acquirente e ricadute territoriali non è disfattismo ma legittime richieste”.
Cordella – “noi non ci chiudiamo in una sala, in un teatro” – ha ripreso il perché di incontri con la cittadinanza come testimonianza di un approccio profondamente diverso alla politica ed è ritornato sul tema sanità citando il caso dell’RSA presente proprio nel quartiere Mantelli, struttura attiva ma mai completamente ultimata e utilizzata in tutta la sua capacità.
Il prossimo incontro con la cittadinanza della lista Alternativa Popolare è previsto per venerdì 9 nel rione Rinascita.
Nuoro, oggi al via ciclo di incontri di OsservaMedia con Wolf Bukowski: retorica del decoro e pratica dell’esclusione
Dal 5 al 9 ottobre OsservaMedia Sardegna organizza un ciclo di presentazioni del libro “La buona educazione degli oppressi. Piccola storia del decoro”, pubblicato per le edizioni Alegre, con l’autore Wolf Bukowski.
Tre gli appuntamenti in calendario. Si parte il 5 ottobre a Nuoro, con l’incontro al circolo Sa Bena, in via San Martino 17 alle ore 18:30. Il 7 ottobre, alle ore 18:00, a Sassari, in piazza Santa Caterina. Chiusura il 9 ottobre, alle 18:00, a Selargius, nei locali del Centro ASCE di via Istria 134. Gli incontri si svolgeranno in modo da rispettare le misure di sicurezza contro la propagazione del Covid-19.
L’attività dell’OsservaMedia Sardegna in questi due anni si è imbattuto spesso nel quotidiano mito del decoro e della sicurezza coltivato dalla stampa locale sarda. Non a caso, il primo caso di studio riguardava proprio una campagna stampa mossa in questo senso da La Nuova Sardegna a fine 2018 e in seguito ampiamente sviscerata dal lavoro dell’OsservaMedia.
In generale l’ASCE da più di 30 anni assiste e reagisce all’utilizzo del “decoro urbano” come arma retorica per perpetuare in maniera feroce la segregazione razziale delle comunità Rom.
Come sottolinea l’autore Wolf Bukowski, la retorica del decoro costituisce un elemento di riprogettazione della città in funzione della messa a reddito delle sue funzioni sociali. Proprio attraverso i cavalli di troia del decoro e della sicurezza si assicurano repressione e controllo di ogni forma di socialità spontanea, dalla aggregazione giovanile e di quartiere, ai mercatini rionali, alle feste paesane, riorganizzandole e risignificandole in funzione della appropriazione commerciale, con la scusa dei “controlli” e della ”valorizzazione”, in quello che è un continuo rinnovarsi di nuove leggi delle chiudende volte a recintare e privatizzare lo spazio sociale.
La pandemia da Covid-19, inoltre, stimola nuove direttrici di analisi riguardo il dispositivo retorico del decoro. Come la retorica del decoro incolpa il povero, l’emarginato, della propria stessa povertà ed emarginazione, allo stesso modo si incolpano indistintamente i malati e i singoli individui per le deficienze del sistema sanitario che dovrebbe assisterli. Anche la gestione e le implicazioni sociali nell’ambito del Covid-19 costituiranno lo sviluppo del ragionamento dell’autore in occasione dei tre incontri.
Tempio, Gianni Addis (Tempio Tradizione e Futuro): Rinagghju, parcheggi interrati e finanziamenti regionali con l’endorsement di Biancareddu
Nella serata di martedì al Cinema Teatro Giordo è stata presentata alla cittadinanza tempiese la lista Tempio Tradizione e Futuro con Gianni Addis candidato sindaco. Si tratta la prima uscita pubblica per il gruppo di Addis in vista delle elezioni amministrative tempiesi che si terranno il 25 e 26 ottobre.
Vicesindaco uscente nella Giunta di centrodestra insediatasi nel 2015 con Andrea Biancareddu sindaco, Gianni Addis, 65 anni, è un imprenditore nel settore turistico e politico di lungo corso nelle fila dell’Udc e più volte amministratore nelle file del centrodestra con delega a sport, turismo e spettacolo. Fino al 2018-2019 quando ha assunto l’incarico prima di vicesindaco, in seguito alla rottura tra Biancareddu e la vice Anna Paola Aisoni e, in seguito, sindaco facente funzioni in occasione della candidatura ed elezione in Consiglio regionale di Andrea Biancareddu, attualmente membro della Giunta Solinas con delega alla Pubblica istruzione.
La presentazione, guidata da Maria Pintore, volto noto per il suo ruolo di promozione e comunicazione in numerose edizioni del Carnevale, si apre con un lungo intervento da parte dell’assessore Biancareddu a pieno sostegno della lista di Addis. Oltre a imminenti nuovi stanziamenti regionali a beneficio di Tempio, Biancareddu ripercorre anche cifre alla mano i punti a suo dire più meritevoli dell’azione di governo della Giunta uscente, compresi investimenti sull’illuminazione pubblica (a suo dire gratuiti) e il percorso della Rigenerazione Urbana, nonostante l’abortito progetto “metro cubo zero” che con i suoi presunti 20 milioni di euro avrebbe dovuto trasformare Tempio nella “Gubbio gallurese”.
L’ex sindaco di Tempio pone l’accento sulla conoscenza della macchina amministrativa di Gianni Addis, sottolineando la competenza sua e di tutto il gruppo in un periodo in cui “le persone sono più attente che in passato all’importanza della gestione della cosa pubblica”. Addis dal canto suo ringrazia Biancareddu per il supporto e per l’effetto traino determinante per le elezioni del 2015 e, in apertura, accenna a problemi avuti nel corso della legislatura, probabile riferimento alla rottura con l’Aisoni candidata poi nel 2019 nelle fila del Psd’Az.
Una delle parole d’ordine è la continuità con l’amministrazione uscente e proprio per questo la lista di Addis è stata costruita partendo da un nucleo di ex eletti e delegati nel 2015 che hanno manifestato intenzione di una nuova candidatura (nella lista anche gli assessori uscenti Quargnenti e Marotto). A questi si sono aggiunti diversi volti nuovi e giovani per la politica cittadina, candidati che – come ammesso dallo stesso Addis – in diversi casi non si conoscevano nemmeno fino a poco tempo fa. Un gruppo – secondo Addis – dove si contempera l’esperienza dei “vecchi” con l’entusiasmo e le nuove idee dei giovani.
Tra i punti caldi delle linee programmatiche sviscerate da Addis la recente approvazione del Puc e la futura adozione definitiva dello strumento urbanistico, i diversi Piani ad esso collegati e la variante per il Piano particolareggiato del centro storico. Forte rilievo anche per il tema Rinagghju il quale, più volte, è ritornato nel corso della presentazione anche da parte dei singoli candidati al Consiglio. Tema molto discusso quello dell’inserimento di parte del compendio nel patrimonio disponibile in vista di un’alienazione a privati. Addis ha rimarcato il fatto si tratti di un indirizzo coraggioso per lo sviluppo cittadino e, anche in caso di vendita, le fonti rimarrebbero comunque pubbliche.
Spazio nell’esposizione anche per l’ex ZIR, ora in capo al Comune di Tempio Pausania, con l’intenzione – secondo Addis – di creare “presupposti di politica industriale favorendo la transizione digitale, l’attrazione di capitali e la localizzazione di imprese green oltre ad un accordo con la Stazione Sperimentale del Sughero per un progetto sul riciclo dei tappi usati”
Tra gli altri punti programmatici da sottolineare la costruzione in regime di project financing di parcheggi interrati, l’ampliamento dell’area pedonale del centro storico, la costruzione di una nuova piscina oltre a forti investimenti in cultura e turismo anche nell’ottica di un sistema di circuiti turistici intercomunali. Oltre all’investimento sull’offerta museale esistente, Addis e Biancareddu hanno annunciato la presenza di fondi e l’intenzione di impiegarli per la realizzazione del Museo del Carnevale. Spazio anche per la difesa dell’ospedale P. Dettori e la medicina territoriale e i servizi giudiziari.
Come prevedibile in presentazioni senza contraddittorio rimangono sullo sfondo i punti più controversi dell’amministrazione uscente. Tra le tante spiccano la gestione dell’Hotel di proprietà comunale in località Curadureddu e l’ennesimo fallimento con perdita di categorie per l’ex SEF Tempio, passando per le duplici inaugurazioni di strutture pubbliche, discutibili interventi pubblici (Piazza XXV Aprile, Spinsateddu), la mancata attivazione dell’importante Alloggio minori. Oltretutto l’atteso affidamento e attivazione di quest’ultimo vennero dati come imminenti quasi tre anni fa in occasione del bilancio di metà mandato dell’ex Giunta Biancareddu.
L’incontro è proseguito con la breve presentazione alla cittadinanza dei candidati e le candidate a sostegno di Gianni Addis. Tra gli interventi più attesi quelli di due candidate. La prima, Anna Paola Aisoni, la più votata in assoluto alle scorse amministrative ed ex vicesindaco fino alla rottura con Biancareddu nel 2018. Nel suo lungo intervento sull’esperienza di governo non ha mai nominato Biancareddu e, oltre la propria coerenza, ha ribadito e sottolineato quale unica leadership quella di Gianni Addis. Il secondo intervento è quello di Monica Liguori, ex consigliera di minoranza passata nei ranghi del centrodestra a sostegno di Addis. La comunanza e l’intesa su diversi punti, piuttosto visibile nella seconda parte di mandato, è stata confermata dalla stessa Liguori la quale nel proprio intervento ha fatto un accorato e specifico riferimento alle posizioni espresse negli ultimi mesi riguardo la potenziale alienazione di parte del compendio di Rinagghju. Si tratta dell’unica candidata del centrosinistra approdata nella lista avversaria, mentre alle amministrative del 2015 furono ben tre i casi di ex eletti nel centrosinistra a sostegno dell’allora candidato Biancareddu.