Israele è il vero Stato-canaglia. Pacifici: all’IDF il Nobel per la Pace.

ferito palestinese

Il bilancio dell’offensiva israeliana peggiora di minuto in minuto, mai come nelle ultime 48 ore. I dati del Ministero della Salute palestinese parlano di 1390 palestinesi uccisi ed 8.000 feriti.

L’UNRWA, alla quale più volte sono stati bombardatati ospedali e scuole, lancia un appello disperato. A Gaza le condizioni di sovraffollamento nei rifugi di emergenza e la situazione al collasso negli ospedali rappresentano l’anticamera della diffusione di epidemie. La situazione non è più sostenibile, nonostante il generosissimo contributo dato da medici di tutto il mondo. Troppi feriti, troppi morti,  strutture colpite e i medicinali scarseggiano.

Si aggiorna il bilancio sul fronte dei giornalisti: 8 uccisi e 20 feriti. Dopo l’infame attacco sul mercato a Beit Hanoun (Gaza Est) durante la tregua (20 morti, 200 feriti), Israele non si accontenta e richiama altri 16.000 riservisti. Nel frattempo in Italia la vergogna non accenna a diminuire. Il portavoce della comunità ebraica a Roma, Riccardo Pacifici, parla di Premio Nobel per la Pace all’esercito israeliano perché previene ulteriori morti e avvisa prima di intraprendere azioni di guerra. Pacifici, in occasione dell’incontro promosso da Giuliano Ferrara “Per Israele“, ha detto che la popolazione non può scappare dalle case perché in caso lo facesse morirebbe per mano di Hamas e che l’operazione proseguirà ancora a lungo.

Intanto la Resistenza non la sostengono solamente i gruppi armati palestinesi ma il popolo tutto e altrettanto merito e gratitudine va al personale medico a Gaza. Questi scatti sono per loro.

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A Gaza parto quadrigemellare sotto i bombardamenti. Momento di felicità nelle corsie degli ospedali seminati di feriti e cadaveri.

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L’infamia israeliana: solo dall’alto. Centrali elettriche e bombe a frammentazione.

centrale elettrica gaza

Il bilancio dei bombardamenti israeliani è pesantissimo, oggi più che mai. Alle 20:00 ore italiane il Ministero della Salute palestinese ha diffuso un nuovo aggiornamento: 1.191 palestinesi uccisi (oltre 400 bambini) e più di 7.000 feriti dall’inizio dell’offensiva militare israeliana sulla Striscia di Gaza. Una larga parte di questi è ferita in modo gravissimo: mutilazioni e perdite di organi. A questo si aggiungono oltre 200.000 profughi su una popolazione inferiore a due milioni di abitanti. Come noto Israele bombarda massicciamente ospedali e campi profughi. La situazione sanitaria è al collasso e in queste ore è stata bombardata l’unica centrale elettrica di Gaza mentre negli ospedali sotto assedio non si sa più dove mettere i cadaveri. Nelle sale d’attesa vengono adagiati cadaveri di bambini che arrivano a decine di ora in ora.

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Notizie dal campo parlano dell’utilizzo di bombe a frammentazione da parte dell’IDF mentre Netanyahu parla di una guerra mai giusta quanto questa. Solo la giornata di oggi ha visto più di 110 vittime.

Ma questa non è una guerra. Questa è una Soluzione Finale. In Italia, senza alcuna vergogna, giornalisti come Travaglio si schierano dove sanno e dove sappiamo mentre politici come Santanchè e Brunetta orgogliosamente “stanno con Israele”. Il Senato elettivo domina il dibattito politico e lo Stato italiano sta scrivendo una delle pagine più vergognose della sua politica estera, dopo l’astensione in Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

Nei giorni scorsi a Pomigliano è comparsa una scritta davanti alla sede dell’Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica), fornitrice dei primi due cacciabombardieri M-346 e di altri trenta in prossima consegna al valoroso esercito di Tel Aviv. Oggi, in Piazza Dante a Milano, un gruppetto carabinieri in antisommossa presidiava la bandiera di Israele.

sbirri sionisti

La pulizia etnica non avviene tramite i rastrellamenti che hanno caratterizzato il giugno scorso a Hebron, ma sganciando bombe su un popolo rinchiuso. Netanyahu ha accusato la resistenza palestinese di utilizzare i cimiteri come base per il lancio di razzi Qassam, mentre Abu Mazen continua mediare tra i sionisti intenzionati allo sterminio totale e il suo popolo allo stremo. Nei giorni scorsi Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha garantito pieno supporto ad Hamas e a tutta la resistenza palestinese. Proprio Hezbollah ha inflitto una sconfitta all’IDF nel 2006, respingendo un’invasione del Libano. Israele e l’IDF adottano l’unica arma che conoscono da sempre, l’infamia, essendo riluttanti ad un vero e proprio intervento di terra nella Striscia. Sanno bene che in quel caso Gaza sarebbe un Vietnam.

Si scrive sovranismo, si legge servilismo

sanraffaele.

A gennaio sostenevo come l’operazione Qatar per l’ex San Raffaele portasse con se un vizio di fondo: farsi dettare la politica sanitaria dalle scelte allocative di grandi gruppi di investimento. Pochi ne parlavano in modo critico, non si poteva certo scontentare il bacino elettorale da catalizzare “per andare in regione”. Sai, poi gli elettori di Olbia si lamentano, poi si lamenta quell’altro. E poi c’è Pigliaru: un’eccellenza, quindi saranno l’eccellenza pure gli investimenti che porterà in dote. Lui sa garantire certe condizioni agli investitori. A me proprio questo preoccupava.

Quindi un colpo alla botte e uno al cerchio: il San Raffaele s’ha da fare. Perché è un’eccellenza e altri noti luoghi comuni che vengono utilizzati quando il Capitale deve mettere radici in Sardegna. Ero praticamente solo, ma da indipendentista la cosa non mi meravigliava. Oltre al sovranismo, che tende a destra e infatti è alleato di Pigliaru, c’erano presunti rappresentanti “di sinistra” che si avventuravano in cose come “la sanità pubblica è fondamentale ma il San Raffaele è un’occasione da non perdere“. Idee confuse, il peggior nemico della sanità pubblica: in questa approssimazione e forma mentis elettorale i grandi gruppi che spingono per investire, e alle loro condizioni, hanno gioco facile.

Qualcuno diceva: esagerato. E io ribattevo che “loro”, i colonialisti, decidono mentre noi, o meglio, i rappresentanti italiani a Cagliari, danno il benestare al Cavallo di Troia economico, come mi piace definire certi piani di investimento. Poi passiamo anni e anni ad inseguire le conseguenze negative. Riorganizzando, tamponando, lamentandoci, protestando, chiedendo deroghe e altre forme assistenziali che mettano un rimedio temporaneo a conseguenze, ormai, strutturate. Rimedi temporanei che non fanno altro che stringere le solite catene della dipendenza e del sottosviluppo. I sovranisti dicevano: Pigliaru ha promesso, Pigliaru ha garantito, Pigliaru ci ha assicurato. Già questo non era un buon presagio, ovvero prendere per oro colato ciò che viene fuori dal PD, con l’aggiunta di “fare uno Stato” affidandosi ad un tizio recuperato dai vecchi disastri soriani di metà anni 2000. Perché, di solito, nelle elezioni occorre un candidato e alla calza della Befana ancora non era dato sapere chi fosse il prescelto da Roma. Sorridevo, poverini.

Ecco il sovranismo: esercitare voci in capitolo residuali, marginali, poter decidere in pratica su dettagli tendenti al nulla da amplificare ai fini propagandistici. Nella sostanza, la politica pubblica è stata già predeterminata e i suoi effetti andranno in un verso ben preciso: la dipendenza economica e il sottosviluppo indotto. In questo modo, col  far finta di decidere noi quando hanno già deciso loro, il servizio allo Stato italiano non è mai in discussione, mentre formalmente esponenti sovranisti lanciano ruggiti avvertiti da Roma come poco più che miagolii.

Tempio Pausania. Nulla di buono in vista per la sanità sarda

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Tempio Pausania. Nulla di buono in vista per la sanità sarda

Si è tenuto a Tempio Pausania, nel pomeriggio di sabato scorso, un incontro promosso dal “Partito dei Comunisti italiani” circa le prospettive della sanità in Sardegna e nell’Alta Gallura. In qualità di relatori e referenti del governo regionale, hanno partecipato Fabrizio Anedda (Comunisti italiani) e Augusto Cherchi (Partito dei Sardi), consiglieri di maggioranza e componenti della V Commissione Permanente della RAS. Continua la lettura di Tempio Pausania. Nulla di buono in vista per la sanità sarda

Lu Spinsateddu. L'(in)Curia di Tempio.

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Nella prima parte della stagione estiva, da più parti, sono pervenute lamentele nei confronti dell’amministrazione comunale a causa dell’incuria di alcune zone della città. Si tratta per lo più di zone periferiche, a differenza di zone centrali più frequentate da turisti le quali ricevono maggiori attenzioni. Queste rimostranze, molte comuni al periodo invernale, hanno più che un fondo di verità.

Ma non tutti i “casi” sono identici in quanto a responsabilità e non sempre le responsabilità riguardano unicamente l’amministrazione comunale. Il caso del rione Lu Spinsateddu, ad esempio, merita un discorso separato. Il terreno non è di proprietà del Comune e non è sua diretta competenza occuparsi della pulizia antincendio. Detto questo, non è accettabile che a fine luglio il terreno di proprietà della Curia, circa tre ettari, versi nell’abbandono con rovi di svariati metri e sterpaglie secche che, per quando “distanti” dal più frequentato Viale della Fonte Nuova, sono tutt’altro che rassicuranti per le decine di famiglie della zona e per la città tutta.

Ciò non significa che l’amministrazione comunale o altri che con essa operano sul territorio (Forestale e Vigili urbani) non abbiano delle responsabilità. Nel caso del Comune la responsabilità è, innanzitutto, politica. La Curia e le parrocchie tempiesi difatti beneficiano periodicamente di finanziamenti pubblici che provengono dalle casse comunali e talvolta regionali, come dimostra il recente stanziamento per la chiesa del Sacro Cuore alla Pischinaccia. Altre zone della città, come appunto la Pischinaccia, versano nell’incuria da anni e non sono state oggetto di sollecito e presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale pro-tempore, quasi vi sia una sorta di malcelata reticenza nel considerare la Curia al pari di tutti gli altri cittadini o proprietari soggetti a diritti e doveri del caso.

Ogni anno, ciclicamente, i residenti di Lu Spinsateddu si ritrovano a discutere del solito problema. L’abitudine in passato era quella di sollecitare tramite lettere raccomandate gli uffici dei Vigili urbani e della Forestale, affinché chi di dovere provvedesse in seguito alla pulizia del fondo. Questa prassi ha progressivamente fatto figurare un normale obbligo in capo alla Curia, punibile tramite sanzioni amministrative in caso di inottemperanza, come una gentile concessione della stessa ai residenti.

Nell’anno in corso non è stato effettuato alcun sollecito e difatti i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Non è Etica, è ipocrisia

Dunque ora i sardi, tanto pacifici e dignitosi, chiedono a Francesco Pigliaru e all’amministrazione regionale tutta di fare qualcosa affinché Israele non si eserciti in Sardegna.

sorveglianza armata

 

Sbaglio o ci siamo spinti davvero fino a questo punto? Mi chiedo, come mai solo Israele? Per quanto non abbia simpatie sioniste, ben’inteso, ma gli statunitensi e gli italiani che sperimentano e poi rivendono armi ad Israele, invece, ci vanno bene? In quel caso castriamo il nostro popolo ma eticamente siamo puliti nei confronti del mondo perché non è tutti i giorni che si fanno 700 morti in una settimana in mondovisione. Come funziona, le servitù militari sono cattive e portatrici di morte se si esercita l’IDF, in tutti gli altri casi si tratta di un argomento “controverso e del quale discutere senza preconcetti antimilitaristi”? O forse in problema non è nemmeno Israele e il suo nazismo, il problema è che ora non si può tacere ed è necessario salvare la faccia dopo aver permesso che la nostra terra venisse bombardata in lungo e in largo con leucemie e malformazioni che si sono prese i nostri bimbi e il nostro futuro. Il problema è che ora ci sono 700 morti e 4.000 feriti, quindi qualcosa bisognerà pur dirla, no?

Bella questa umanità ipocrita, bella l’umanità a geometria variabile, quell’umanità così schifosamente elettorale. All’ipocrisia di fondo si aggiungono passaggi confusi, inquietanti e in pieno politichese come: “il popolo sardo sicuramente non trarrà nessun beneficio da questi ennesimi giochi di guerra in un momento in cui tutto il Bacino del Mediterraneo è scosso da guerre locali ed è soggetto a interessi di nazioni, non meglio identificate, che usano lo jihadismo e il terrorismo per destabilizzare quest’area del mondo nel tentativo di creare conflitti di tipo religioso fra cristiani e islamici“.

Ma come? Le basi militari e le loro attività non ci avevano resi più sicuri e prevenuto l’insurrezionalismo sardo? Non avevano evitato la speculazione edilizia sulle coste? Non avevano reso la Sardegna appetibile per gli investitori internazionali? Il ministro Mauro, un anno fa, non aveva detto di stare buoni con l’antimilitarismo, che la Difesa italiana è il primo datore di lavoro nell’isola? Ingrati, ora vi rimangiate tutto solo perché i palestinesi vi fanno un po’ pena e il fascismo si tollera solo a piccole dosi.

Ad ogni modo, se Pigliaru mette in campo la personalità di nove anni fa per la Vertenza Entrate, o quella di oggi per la libertà di inquinamento industriale e bellico in Sardegna, allora i Palestinesi stanno proprio a cavallo. Stiamo tranquilli, non ne rimarrà uno vivo, e noi in Sardegna continueremo a passarcela sempre peggio. D’altronde, troveremo sempre nel mondo qualche Stato da finanziare e far esercitare per poi raderlo al suolo dieci anni dopo. Ogni riferimento alla Libia e all’Iraq non è puramente casuale.

Tanto più ci si affida a persone con simili curriculum, quanto più cancelliamo la memoria e abdichiamo alla critica con un click, stringendo le catene che soffocano il Popolo sardo e gli altri popoli oppressi. Quando si solleva il tema etico oltre che economico, in giorni in cui Israele non bombarda ospedali, le risposte più diffuse tendono a mortificare l’Etica, a svilirla, portando viscidamente il discorso sui presunti posti di lavoro delle basi militari (sic) e gli indennizzi che Pigliaru pretende, perché un prezzo politico al disastro bisognerà pur darlo, giusto?

Non in mio nome. Grazie.

 

Nazioni senza Stato, di Laura Gargiulo e Igor Ninu

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Daniel Guérin (1904-1988), storico e politico francese, teorico e   militante del Marxismo Libertario.

 
Suggerisco la lettura di un articolo pubblicato originariamente su  –-n. 390, giugno 2014. In “Nazioni senza Stato” si presentano innanzitutto dei chiarimenti terminologici introduttivi al dibattito sulle nazioni senza stato, sul riconoscimento nazionale, sul concetto di “nazionalismo” e la lotta politica di matrice socialista, tra cui libertaria e anarchica. Nell’immaginario comune –  “nazionalismo” e “anarchismo” – rimandano a un conflitto a priori, una rotta di collisione teorica ancorché pratica. Riprendendo le parole utilizzate dagli autori, c’è da chiedersi chi si prende la responsabilità di liquidare il patrimonio culturale e la conoscenza dei meccanismi sociali emersi dalle lotte di liberazione nazionale come “un pezzo di antiquariato politico o un retaggio della destra fascistoide”.
 
In un’epoca pervasa dal vacuo “né di destra né di sinistra”, un’ulteriore confusione etimologica non favorisce la maturazione di processi sociali di rivendicazione e di sviluppo socioeconomico. Appare quanto meno doveroso porre un punto di domanda circa una sempre più frequente semplificazione che restringe il campo di analisi, creando così uno stereotipo. Nel sistema di istruzione e nei mass-media il termine “nazionalismo” rimanda a un’idea di governo autoritario, con una struttura istituzionale particolarmente verticistica e caratterizzata da un ceto militare influente, istituzioni che operano in e con un’organizzazione economica di tipo corporativista. In pratica, il Fascismo. Ma questa non è un’uguaglianza ovvia, va provata caso per caso, per ciascun movimento di liberazione e, a sua volta, all’interno di ciascuno nel confronto tra differenti approcci ideologici e pratici.
L’appartenenza ad una comunità o nazione da parte dell’individuo urta implicitamente l’idea libertaria di un mondo intero come patria?Ecco, quindi, alcuni spunti di riflessione per un dibattito su “ismi” apparentemente inconciliabili.

Non solo Hamas, c’è anche il Capitalismo. C’è anche il FPLP

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Non esiste unicamente Hamas in Palestina. Nonostante la Rai la citi ossessivamente e spesso a sproposito, è opportuno metabolizzare una volta per tutte come la questione socio-politica sia nettamente più complessa. Svariate organizzazioni lanciano razzi e resistono militarmente in Palestina, come avvenuto in altri luoghi e in altri tempi. Dunque, bando alla retorica. Continua la lettura di Non solo Hamas, c’è anche il Capitalismo. C’è anche il FPLP

Massacro Shujayea, bombe all’Al Aqsa Martyrs. Il FPLP: Intifada.

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Questo pomeriggio l’artiglieria israeliana ha bombardato l’ospedale Al Aqsa Martyrs in Deir El Balah, nell’area centrale della Striscia di Gaza.  Il Direttore dell’Al-Aqsa Hospital, Dott. Kamal Al-Khatib, ha parlato di almeno quattro palestinesi uccisi e svariati feriti. Il fuoco ha colpito l’edificio dell’amministrazione e le sezioni di chirurgia, medicina interna e terapia intensiva. Risulta ferito un numero imprecisato di personale medico e alcune ambulanze danneggiate.

Shujayea, quartiere a est di Gaza City, ha visto il più pesante bombardamento dell’assalto israeliano di 13 giorni su Gaza. Il bombardamento di carri armati e artiglieria pesante ha lasciato 72 morti, la maggior parte dei quali donne e bambini, e oltre 200 feriti, secondo fonti del ministero della salute palestinese.

Il numero dei palestinesi uccisi è salito a 548 e 3.300 sono i feriti dall’inizio dell’operazione israeliana sulla Striscia di Gaza. Sono ormai oltre  85.000 le persone sfollate nelle strutture UNRWA.

L’Autorità palestinese chiede l’intervento internazionale per quello che al-Fath e Hamas definiscono crimine di guerra, ma di guerra è sempre più difficile parlare anche se con l’utilizzo di questo termine si cerca di pareggiare la violenza, giustificarla. Far sembrare l’orrore meno orrido. Che un atteggiamento di questo tipo provenga dalle formazioni maggiori dell’ANP crea più di un disagio.

L’immobilismo e l’ambiguità dell’ANP si fanno via via più pesanti, complice anche la nuova linea politica dettata da un sostenitore storico della causa palestinese, ovvero l’Egitto di al-Sisi. Di fatto per i media occidentali esistono solo le “brutalità” di Hamas e il ruolo più moderato di al-Fath. Nelle ultime ore, come già annunciato nelle scorse settimane, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha espresso la sua posizione in modo risoluto.

L’Autorità Palestinese deve prendersi la responsabilità di dichiarare ufficialmente la Terza Intifada.

FPLP

Abu Ahmad Fouad, vicesegretario del FPLP, ha rifiutato l’iniziativa egiziana di tregua sottolineando che, in sostanza, essa pone oppressore e oppresso sullo stesso livello facendo passare il Popolo palestinese e la sua coraggiosa resistenza come gli artefici dell’inizio dell’offensiva. Oltretutto ha dichiarato come l’iniziativa egiziana comprendesse punti del tutto ambigui che avrebbero permesso all’occupazione di prendere il controllo del territorio come già sta facendo con quello aereo e marittimo. Molte fazioni dell’ANP non concordano con quell’impostazione e altre non ne sono state messe al corrente adeguatamente prima di annunciare “accordi” dati per condivisi e siglati.

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Ahmad Fouad ha inoltre deplorato l’assenza di appoggio dei paesi arabi alla resistenza palestinese e “ai figli del nostro popolo nel suo fronteggiare le continue aggressioni sioniste“.

Civili in trappola e medici a rischio. Oltre 60.000 gli sfollati nella Striscia.

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Aggiornamenti da Gaza. Situazione di particolare emergenza nella zona orientale (Shajaiyeh) e settentrionale (Beit Hanoun) della Striscia di Gaza. Raids incessanti e colpi di artiglieria. Il Ministero della Salute ha condannato l’attacco alle ambulanze nell’area di Shajaiyeh.

Il Ministero fa appello alle organizzazioni internazionali e soprattutto al Comitato Internazionale della Croce Rossa perché obblighino immediatamente Israele a rispettare la legge internazionale e non colpire lo staff medico, chiede una protezione per gli staff che in caso contrario non possono evacuare i feriti dalle zone orientali da cui stanno arrivando un gran numero di richieste di aiuto dalla popolazione. Da fonti locali purtroppo si apprendono molte richieste di aiuto alle quali non si riesce a far fronte. La Croce Rossa non sta rispondendo alle richieste della popolazione, ci sarebbero feriti, donne, giovani, bambini che hanno bisogno di assistenza e le ambulanze non riescono a raggiungere le aree interessate a causa degli attacchi. Anche nel nord della Striscia la popolazione ha difficoltà a ricevere aiuto.  

Nel frattempo, i soldati egiziani di Al-Sisi al confine tra Gaza e Egitto hanno impedito a 500 attivisti internazionali a bordo di 11 bus di raggiungere il valico di Gaza per portare aiuti umanitari. Secondo le autorità egiziane, sono stati bloccati per motivi di sicurezza, perché il Sinai sarebbe attualmente un luogo insicuro.

Ieri sono rimasti uccisi 47 palestinesi, 2 soldati governativi e un beduino israeliano. In totale, solo dall’8 luglio, sono morti 343 palestinesi e 5 israeliani. Gli sfollati sono 61.000, accolti in 49 centri dell’UNRWA.