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Il Fiu sul tavolo BDS. Dall’aggressione sionista all’occupazione militare in Sardegna.

Sardegna militari

Di seguito si presenta la relazione del Fronte Indipendentista Unidu sulla giornata del 30 agosto a Cagliari nell’ambito della campagna BDS. Si è detto più volte che i crimini israeliani trovano linfa in Sardegna ma ho sempre ribadito che l’occupazione militare in Sardegna va analizzata ad ampio raggio, pena la perdita di realismo nel valutare i danni complessivi arrecati dalla decennale occupazione militare e lo sfruttamento del territorio sardo per scopi bellici. Il fatto che i lavori del BDS abbiano posto come centrale la questione dei Poligoni militari in Sardegna e il suo assoggettamento militare da parte dello Stato italiano segna un punto a favore per le istanze del Popolo sardo e la sua lotta contro le devastazioni militari.

FRONTE INDIPENDENTISTA UNIDU

Relazione per l’Assemblea internazionale contro le esercitazioni israeliane in Sardegna e per il sostegno alla campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni.

Grazie a tutti quelli che hanno lavorato per portare qui molte delle voci che da sempre hanno preso pubblica posizione di sostegno e solidarietà al popolo Palestinese.

Il Fronte Indipendentista Unidu, ha organizzato e sostenuto le manifestazioni che all’indomani del 17 luglio sono state fatte a Sassari, Cagliari e in altre città sarde. Questo perché oltre ai convincimenti e trascorsi politici personali di ognuno, per noi militanti, pur provenienti da esperienze diverse, il sacrosanto principio dell’autodeterminazione di un popolo e la difesa del proprio territorio, sono punti inderogabili della nostra Carta dei Valori, che al punto 4 prevede inoltre l’essere contro ogni discriminazione etnica, di genere e religiosa.

Il FRONTE, nato l’8 settembre 2013, porta avanti un programma di trasformazione sociale, economica, produttiva, ambientale, culturale e politica della Sardigna. Democrazia e partecipazione, ricostruzione della dignità del nostro popolo sono i princìpi che guidano questo percorso. Il programma nasce dalle politiche indipendentiste e da anni di lavoro sul territorio, è in divenire e si arricchisce attraverso i contributi di tutti coloro che desiderano partecipare con idee e suggerimenti alla liberazione della Nazione Sarda. Nel nostro programma infatti sono presenti gli argomenti che oggi ci hanno condotti qui a confrontarci tutti insieme e ad esprimere la nostra posizione: l’occupazione militareche opprime la Sardigna.

Le prossime esercitazioni di Israele presso il Poligono di Capo Frasca (ma Israele è di casa dato che in passato si è già esercitata nella base Nato di Decimomannu), sono solo la punta di un iceberg, nascosto agli occhi dei più e che altri ben informati fanno finta di non vedere: le ben 16 “servitù militari”, di vario tipo, insediate in Sardigna che a vario titolo la occupano, sono il vero problema. Due punti del nostro programma ne parlano e cercano di dare indicazioni di lotta civile e democratica:

Nella prospettiva di liberarci di tutte le basi militari italiane e NATO impediremo che ulteriori aree vengano colonizzate dall’Esercito e lotteremo contro la propaganda militarista nelle scuole e nelle università. Organizzeremo una campagna pubblica coordinata con gli Uffici Scolastici Provinciali sui danni economici, ambientali e sociali dell’occupazione militare della Sardigna.

In tutte le sedi legali e istituzionali, nonché in ambito internazionale, faremo ricorso, per la chiusura immediata dei 3 poligoni permanenti di Quirra, Teulada e Capo Frasca, e porteremo nei tribunali internazionali competenti le istanze della Sardigna come parte lesa, a causa dei danni provocati dall’occupazione sessantennale (per la provincia di OT la questione dell’ex base USA nel Limbara, per La Maddalena riguarda G8 e l’ex base), e per il rispetto dell’obbligo di bonifica da parte dello Stato italiano e il risarcimento dei danni economici e alla salute, delle popolazioni colpite.

Stesura e realizzazione di progetti di riconversione delle aree belliche dismesse ad uso civile (presidi di tutela ambientale e ricerca).

Politica di forte contrasto ad ogni colonizzazione militare, a partire dalle carceri, radar, caserme, etc..

Politica di forte contrasto e denuncia verso l’invasività delle esercitazioni militari.

Ripristino e/o potenziamento delle aree marine protette, smantellamento e bonifica delle basi militari adiacenti: Penisola del Sinis – l’Isola di Malu Entu, Tavolara-Punta Coda Cavallo, Capo Caccia-Isola Piana, Capo Carbonara-Villasimius, Isola dell’Asinara…

Siamo fermamente convinti che non si possa circoscrivere l’intervento politico e di protesta al solo Poligono di Capo Frasca e alle esercitazioni dell’esercito israeliano (sono ben 16 i paesi che si esercitano in Sardegna) esercito israeliano che, a prescindere dai terribili fatti di questi giorni, e dalle notizie acquisite, ha “licenza” sottoscritta di agire sul nostro territorio già dal 16 Giugno 2003, data in cui Italia e Israele suggellarono a Parigi l’accordo militare, ratificato due anni dopo, con la L. n. 94 del 17 maggio 2005, in cui l’allora ministro Martino (governo Berlusconi) e il ministro della difesa israeliano, Mofaz, definirono un accordo vincolante per l’Italia, capestro per noi, soprattutto negli articoli 2 e 3 :

… “ARTICOLO 2 –OBIETTIVI DELL’INTESA

1 – Entrambe le Parti del presente MoU (Memoranda of Understanding)convengono di stabilire rapporti reciproci fra i Ministeri della Difesa e le loro Forze Armate, al fine di stabilire una cooperazione nei settori della difesa, il che consentirà loro di aumentare le capacità di difesa.

2 – La cooperazione fra le Parti riguarderà i seguenti settori:

* Industria della difesa e politica di approvvigionamento di competenza dei Ministeri della Difesa,

* Importazione, esportazione e transito di materiali militari e di difesa, .Operazioni umanitarie,

* Organizzazione delle forze Armate, struttura e materiali di reparti militari e gestione del personale,

* Formazione/Addestramento,

* Questioni ambientali e inquinamento provocati da strutture militari

* Servizi medici militari,

* Storia militare,

* Sport militari

La cooperazione militare non si limiterà ai settori sopra menzionati. Le Parti cercheranno nuovi settori di cooperazione di interesse reciproco.

3 – Il presente documento enuncia i principi che disciplinano la summenzionata cooperazione reciproca.

ARTICOLO 3 – PRINCIPI CHE DISCIPLINANO LA COOPERAZIONE E L ‘INTESA FRA LE PARTI

1 – La cooperazione fra le Parti, previo coordinamento, si svilupperà come segue:

* Riunioni dei Ministri della Difesa, dei Comandanti in Capo, dei loro Vice e di altri ufficiali autorizzati dalle Parti,.

* Scambio di esperienze fra gli esperti delle Parti,

* Organizzazione e attuazione delle attività di addestramento e delle esercitazioni,

* Partecipazione di osservatori a11e esercitazioni militari, .Contatti fra le Istituzioni Militari e di Difesa analoghe,

* Discussioni, consultazioni, riunioni e partecipazione a convegni, conferenze e corsi,

* Visite di navi e aeromobili military ad impianti,

* Scambio di informazioni e pubblicazioni educative,

* Scambio di attività culturali e sportive.

2 – Le parti intendono altresì agevolare l’attuazione della cooperazione nei settori militare e della difesa con lo scambio di dati tecnici, informazioni e hardware; conseguendo una migliore comprensione delle necessità militari e di difesa e delle relative soluzioni tecniche, tramite la cooperazione nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione.

3 – Le parti incoraggeranno le rispettive industrie nella ricerca di progetti e materiali di interesse per entrambe le Parti. Tale cooperazione riguarderà la ricerca, lo sviluppo e la produzione.

4 – Ai fini del ‘Presente MoU, per “informazioni tecniche” si intendono tutti i dati tecnici o commerciali e le informazioni operative, comprese, ma non esclusivamente, le informazioni riservate, quelle sui clienti, il know-how, i brevetti ed il software per computer.

5 – Le informazioni tecniche, compresi i Pacchetti sui Dati Tecnici (t’TDP”), fornite all’altra Parte allo scopo di offrire o presentare offerte, ovvero dare esecuzione ad un contratto in materia di difesa, non saranno usate per scopi diversi senza il previo consenso scritto della Parte da cui provengono, nonché senza il previo consenso dei proprietari o di coloro che controllano i diritti di proprietà di tali informazioni tecniche, e saranno trattate con lo stesso livello di attenzione che la Parte applicherebbe alle proprie informazioni tecniche.

6 – In nessun caso le informazioni tecniche, i TDP o i prodotti da essi derivati saranno trasferiti a Paesi Terzi o Parti Terze, senza il previo consenso scritto della Parte da cui provengono. Il trasferimento a Paesi Terzi o Parti Terze di materiali e/o informazioni tecniche e/o di articoli da essi derivanti, generati dal presente MoU o acquistati in conformità con esso, saranno oggetto di singoli accordi fra le Parti.

7 – Le Parti, in conformità con le rispettive Leggi e Regolamenti, concederanno un trattamento adeguato alle offerte di materiali, servizi e know-how per la difesa provenienti dall’ altra Parte.

8 – Le Parti si adopereranno al massimo per contribuire, ove richiesto, a negoziare licenze, royalties ed informazioni tecniche, scambiate con le rispettive industrie. Le Parti faciliteranno inoltre la concessione delle licenze di esportazione necessarie per la presentazione delle offerte o proposte richieste per dare esecuzione al presente MoU, conformemente alle rispettive Legislazioni Nazionali delle Parti.

9 – Il presente MoU non si riferisce a questioni che non sono di competenza delle Parti.

10 – I termini e le condizioni delle specifiche e definite attività progettate per essere svolte ai sensi del presente MoU saranno concordati separatamente, nell’ambito di un “Accordo di Attuazione”.

Generale si applicherà ad ogni Accordo di Attuazione fra le Parti…”

Quest’accordo nonostante abbia  valore quinquennale, rinnovabile automaticamente, se una o entrambe le parti non lo recedano, non è stato mai rescisso da nessuno dei governi italiani successivi, nonostante le numerose richieste, anche ufficiali, che da più parti vennero attivate per sollecitare l’interruzione dell’accordo, soprattutto durante il governo Prodi, poi ancora con Berlusconi, Monti, Letta  e ora con Renzi.

Anzi nel frattempo l’Italia, grazie anche al patto scellerato, è diventato il primo paese fornitore di armi ad Israele, che oltre a esercitarsi nei poligoni Sardi, ci invade con prodotti commerciali di ogni genere, che consumiamo più o meno consciamente e che alimentano l’economia sionista.

Ma torniamo al discorso degli insediamenti militari italiani in Sardigna, come già detto, sono 16 dislocati in tutto il territorio, e compongono il 61% degli insediamenti italiani, il rimanente 39% è distribuito nel resto d’Italia.

Ci sembra che i dati siano eloquenti!

Quindi noi del FRONTE chiediamo che, IMMEDIATAMENTE i tre poligoni di Teulada, Quirra e Capo Frasca, definiti PERMANENTI dal Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari, siano subito smantellati, non solo per i danni arrecati dalle occupazioni militari dal 1956 ad oggi, e che,  come auspichiamo, ci portano oggi qui a riunirci alla ricerca di una comune strategia, ma anche per gli immani danni subiti alla salute, all’economia e alla cultura dell’isola.

La Sardigna, come terra che subisce la maggior parte delle “servitù militari italiane”, e per la posizione strategica nel Mediterraneo, sarà sicuramente il primo obiettivo militare in caso di conflitto bellico.

Abbiamo visto proprio in questi giorni come lo stato italiano abbia adottato una politica filo sionista, praticando ancora una volta una forte azione colonialista verso la nostra terra, ignorando TOTALMENTE la proteste di tutti noi, dei numerosi movimenti e associazioni e bypassando il governo regionale, la democrazia e le iniziali tiepide proteste del governatore Pigliaru, è infine passato sopra la presunta “autonomia” sarda.

Lo dimostrano i documenti elaborati in questi giorni, in cui è palese l’atto di non voler minimamente ridurre le occupazioni militari in Sardigna, ma addirittura di investire 20 milioni di euro (dei 90 previsti nel Programma pluriennale per la difesa per il triennio 2014-2016 ed Addendum allegato, a firma della ministra Pinotti) in un progetto che la maggior parte di voi conosce, definito “di fondamentale importanza strategica”, che si chiama SIAT (Sistema di addestramento integrato terrestre), che prevede a Capo Teulada  la realizzazione di due centri di addestramento alla “guerra simulata”, in cui le esercitazioni, in modo palesemente contraddittorio, vengono definite “complementari o sostitutive delle esercitazioni a fuoco”.

Nei due centri che saranno edificati, i soldati, equipaggiati di tutto punto e armati di laser, ma non solo, si addestreranno nella perfetta riproduzione di un villaggio balcanico e uno mediorientale (Mout site-Military operation on urban terrain) che verranno costruiti nella piana di Medau Becciu. Spunteranno case, strade, luoghi di preghiera, negozi di alimentari, etc.

Come si deduce simulazione non lo è poi tanto, dal momento che lo stesso Stato Maggiore della Difesa, in un documento di pochi  giorni fa, precisa invece: “Il ciclo addestrativo sarà articolato su un periodo di due settimane, per 20 rotazioni l’anno (…). La seconda settimana, per quattro giorni, sarà dedicata a esercitazioni a fuoco con munizionamento reale, giacché sarà impossibile non addestrare il personale al suo maneggio, gestione e impiego”.Non solo laser, quindi, ma proiettili veri.

Riguardo poi la possibilità anche remota di una fonte di coinvolgimento “locale” al progetto delle due “cittadelle della guerra simulata”, il progetto prevede forse, come spiega Paladini direttore dei lavori per il SIAT, la possibilità di usare materiali da costruzioni reperiti localmente… È in agguato quindi un nuovo possibile danno ambientale, con creazione di cave e quant’altro? Come sempre quindi niente vantaggi ma solo danni! A Teulada come a Capo Frasca e Quirra!

Alla luce dell’imminente processo di Quirra che vede rinviati a giudizio generali del PISQ (Poligono sperimentale di addestramento interforze Salto di Quirra), per “omissione dolosa e aggravata di cautele contro infortuni e disastri”, il Fronte Indipendentista Unidu aderisce alla manifestazione nazionale indetta a Capo Frasca per il 13 settembre prossimo, ma ritiene urgente la ripresa di un tavolo di dialogo unitario, condiviso e partecipato, che abbia come oggetto la mobilitazione popolare che insieme ad altri numerosi soggetti politici e culturali sta per lanciareper il prossimo 23 settembre a Lanusei, in occasione dell’inizio del processo.

È necessario quindi organizzare insieme, in maniera assolutamente condivisa, democratica e paritetica, un grande evento capace di sollecitare l’opinione pubblica sarda e internazionale e di rilanciare con forza la battaglia per la reale e definitivasmilitarizzazione della nostra isola, per il riconoscimento dei gravissimi danni subiti dalla nostra gente e dal nostro territorio, a partire dalla richiesta minima della chiusura dei tre poligoni (repetita iuvant). Contemporaneamente chiediamo che quest’atto sia in forte opposizione al decreto legge n. 91 del 25 giugno 2014, approvato ad hoc, in fretta e in furia, che equipara la tollerabilità delle aree militari a quelle industriali, in materia di tollerabilità all’inquinamento, con gli effetti disastrosi che possiamo immaginare.Ciliegina sulla torta: nel Programma pluriennale per la difesa per il triennio 2014-2016 ed Addendum allegato, a firma della ministra Pinotti licenziato il 7 luglio 2014 all’allegato C1 “SETTORE INVESTIMENTO” risulta quanto segue:

Sviluppo sostegno del velivolo Joint StrikFighter predisposizionnazionali.

Programma in cooperazione con USA, REGNO UNITO, CANADA, DANIMARCA, NORVEGIA, OLANDA, AUSTRALIA, TURCHIA, e due SCP, “SecurityCooperativeParticipants“,  SINGAPORE e ISRAELE. Programma relativo  allo  sviluppo,  industrializzazione  e  supporto  alla  produzione  (PSFD‐  Production Sustainment and Follow on Development) di un velivolo multiruolo in sostituzione, a partire dal 2015, degli aeromobili attualmente in servizio TORNADO, AM‐XeAV‐8B. In particolare:

‐ perla fase di sviluppo(SDD), circa 1,0 mld US $, completata;

‐ perla fase PSFD circa 900,0 M US$; completamento previsto: 2047;

‐ per le attività di  predisposizione in ambito nazionale circa 465,0 €;

‐ per la realizzazione della FACO/MRO&U(Final Assembly and check‐Out/Maintenance, Repair, Overhaul & Upgrade)oneri complessivi circa 795,6 M €; completamento previsto: 2014;

– per l’avvio dell’acquisizione e supporto logistico, oneri complessivi stimati in circa 10,0 mld €; completamentoprevisto:2027.

Le poste finanziarie previsionali allocate sul programma in parola negli e.f. 2015 e 2016 sono rispettivamente pari a 644,3 M€ e 735,7 M €.

Il correlato profilo finanziario è quello approvato nella pianificazione in vigore. Le disponibilità assegnate rimangono al momento sospese, nelle more delle discendenti decisioni in merito alla modalità di prosecuzione del programma.

Quindi, senza se e senza ma: La difesa del popolo palestinese contro la belva sionista e i suoi attacchi, per la revoca dell’accordo di Parigi, contro le esercitazioni concesse a Israele e a tutti i paesi guerrafondai nella nostra terra, infine un incondizionato NO! ALLA OCCUPAZIONE MILITARE DELLA SARDIGNA! INIZIANDO INDISCUTIBILMENTE DAI TRE POLIGONI PERMANENTI DI TEULADA, QUIRRA E CAPO FRASCA, SI! all’emblematica CONDANNA DEI RESPONSABILI DEL DISASTRO DI QUIRRA, ma anche una “GIUSTIZIA VERA PER I CRIMINI CONTRO L’AMBIENTE E CONTRO LE COMUNITÀ SARDE al processo di Quirra”, crimini per i quali molti responsabili tra cui capi di stato maggiore,  governatori e  presidenti della repubblica, non hanno pagato.

PALESTINA E SARDIGNA LIBERAS! PESA SARDIGNA!

FRONTE INDIPENDENTISTA UNIDU

Casteddu su 30 de austu 2014.

 

Brigate Al-Qassam: Mohammed Dief è vivo. Khalida Jarrar (FPLP): non vado al confino.

khalida jarrar
 
Matteo Renzi vola a Bagdhad; non sono note le ragioni della visita istituzionale dal momento che l’Italia non ha la benché minima voce in capitolo circa i propri affari, figurarsi nella geopolitica internazionale. 
Da Santo Stefano, in Sardegna, il ministro Pinotti dà il via libera all’invio di armi alle milizie peshmerga nel Kurdistan iracheno per arginare l’avanzata dell’ISIL. Dopo oltre un anno di incessanti avanzate e brutalità, l’occidente scopre in questi giorni l’efferatezza dell’organizzazione “capeggiata” da al-Baghdadi della quale è quanto meno lecito chiedersi come abbia potuto spadroneggiare in Iraq e Siria e quali sostanziosi appoggi possa avere.  Ciclicamente l’origine e la storia di questi “nemici numero uno” passa in secondo piano e il tutto si racchiude sotto la dicitura “terrorismo islamico“.
Nel frattempo, sull’altro fronte, quello Palestinese, va in onda la manipolazione quotidiana da parte dei tg italiani. Ieri si annunciava “Hamas rompe la tregua”, legittimando così nuove offensive militari israeliane che nelle ultime 24/36 ore hanno causato 22 morti e 120 feriti .
Di vero c’è che all’IDF sono giunte informazioni sicure che il comandante militare di Hamas, Mohammed Dief, sarebbe stato a casa con moglie e figlio. Il governo israeliano non ha perso tempo nell’oliare il solito meccanismo di false-flag ampiamente utilizzato per e dall’inizio di Brothers Keeper. Con il pretesto di tre razzi lanciati da Gaza, non rivendicati, Israele ha bombardato un palazzo a Sheikh Radwan nel quale doveva trovarsi l’intera famiglia. Deif non era nell’abitazione, moglie e figlio sono rimasti uccisi sul colpo e i funerali si sono tenuti nel pomeriggio di ieri. Mohammed Dief è vivo e sta bene: lo riferisce un comunicato diffuso dalle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, guidate dallo stesso Deif.

al dief al-qassam
Una vecchia immagine di Mohammed Al-Dief, comandate delle Brigate Ezzedin    Al-Qassam.
Intanto Khalida Jarrar, dirigente del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha denunciato ieri all’ANSA l’intenzione da parte delle autorità israeliane di confinarla in Cisgiordania, nella città di Gerico. ”Stamane – ha riferito la Jarrar – una quarantina di soldati israeliani hanno fatto irruzione nella mia abitazione di Ramallah, consegnandomi un ordine in ebraico che impone di recarmi a Gerico nelle prossime 24 ore e restarci a tempo indeterminato”. Khalida Jarrar ha opposto un netto rifiuto.

 

Israele è il vero Stato-canaglia. Pacifici: all’IDF il Nobel per la Pace.

ferito palestinese

Il bilancio dell’offensiva israeliana peggiora di minuto in minuto, mai come nelle ultime 48 ore. I dati del Ministero della Salute palestinese parlano di 1390 palestinesi uccisi ed 8.000 feriti.

L’UNRWA, alla quale più volte sono stati bombardatati ospedali e scuole, lancia un appello disperato. A Gaza le condizioni di sovraffollamento nei rifugi di emergenza e la situazione al collasso negli ospedali rappresentano l’anticamera della diffusione di epidemie. La situazione non è più sostenibile, nonostante il generosissimo contributo dato da medici di tutto il mondo. Troppi feriti, troppi morti,  strutture colpite e i medicinali scarseggiano.

Si aggiorna il bilancio sul fronte dei giornalisti: 8 uccisi e 20 feriti. Dopo l’infame attacco sul mercato a Beit Hanoun (Gaza Est) durante la tregua (20 morti, 200 feriti), Israele non si accontenta e richiama altri 16.000 riservisti. Nel frattempo in Italia la vergogna non accenna a diminuire. Il portavoce della comunità ebraica a Roma, Riccardo Pacifici, parla di Premio Nobel per la Pace all’esercito israeliano perché previene ulteriori morti e avvisa prima di intraprendere azioni di guerra. Pacifici, in occasione dell’incontro promosso da Giuliano Ferrara “Per Israele“, ha detto che la popolazione non può scappare dalle case perché in caso lo facesse morirebbe per mano di Hamas e che l’operazione proseguirà ancora a lungo.

Intanto la Resistenza non la sostengono solamente i gruppi armati palestinesi ma il popolo tutto e altrettanto merito e gratitudine va al personale medico a Gaza. Questi scatti sono per loro.

medico felice
A Gaza parto quadrigemellare sotto i bombardamenti. Momento di felicità nelle corsie degli ospedali seminati di feriti e cadaveri.

medici gaza 3

medici a gaza medici gaza 2

L’infamia israeliana: solo dall’alto. Centrali elettriche e bombe a frammentazione.

centrale elettrica gaza

Il bilancio dei bombardamenti israeliani è pesantissimo, oggi più che mai. Alle 20:00 ore italiane il Ministero della Salute palestinese ha diffuso un nuovo aggiornamento: 1.191 palestinesi uccisi (oltre 400 bambini) e più di 7.000 feriti dall’inizio dell’offensiva militare israeliana sulla Striscia di Gaza. Una larga parte di questi è ferita in modo gravissimo: mutilazioni e perdite di organi. A questo si aggiungono oltre 200.000 profughi su una popolazione inferiore a due milioni di abitanti. Come noto Israele bombarda massicciamente ospedali e campi profughi. La situazione sanitaria è al collasso e in queste ore è stata bombardata l’unica centrale elettrica di Gaza mentre negli ospedali sotto assedio non si sa più dove mettere i cadaveri. Nelle sale d’attesa vengono adagiati cadaveri di bambini che arrivano a decine di ora in ora.

bambini gaza

Notizie dal campo parlano dell’utilizzo di bombe a frammentazione da parte dell’IDF mentre Netanyahu parla di una guerra mai giusta quanto questa. Solo la giornata di oggi ha visto più di 110 vittime.

Ma questa non è una guerra. Questa è una Soluzione Finale. In Italia, senza alcuna vergogna, giornalisti come Travaglio si schierano dove sanno e dove sappiamo mentre politici come Santanchè e Brunetta orgogliosamente “stanno con Israele”. Il Senato elettivo domina il dibattito politico e lo Stato italiano sta scrivendo una delle pagine più vergognose della sua politica estera, dopo l’astensione in Consiglio per i diritti umani dell’ONU.

Nei giorni scorsi a Pomigliano è comparsa una scritta davanti alla sede dell’Alenia Aermacchi (gruppo Finmeccanica), fornitrice dei primi due cacciabombardieri M-346 e di altri trenta in prossima consegna al valoroso esercito di Tel Aviv. Oggi, in Piazza Dante a Milano, un gruppetto carabinieri in antisommossa presidiava la bandiera di Israele.

sbirri sionisti

La pulizia etnica non avviene tramite i rastrellamenti che hanno caratterizzato il giugno scorso a Hebron, ma sganciando bombe su un popolo rinchiuso. Netanyahu ha accusato la resistenza palestinese di utilizzare i cimiteri come base per il lancio di razzi Qassam, mentre Abu Mazen continua mediare tra i sionisti intenzionati allo sterminio totale e il suo popolo allo stremo. Nei giorni scorsi Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha garantito pieno supporto ad Hamas e a tutta la resistenza palestinese. Proprio Hezbollah ha inflitto una sconfitta all’IDF nel 2006, respingendo un’invasione del Libano. Israele e l’IDF adottano l’unica arma che conoscono da sempre, l’infamia, essendo riluttanti ad un vero e proprio intervento di terra nella Striscia. Sanno bene che in quel caso Gaza sarebbe un Vietnam.

Solidarietà tutta. Violenza, no grazie.

Foto: Ansa.

Ci mancava solo Buffon. Sarebbe ora di finirla con queste stronzate all’italiana. Non ritengo sia utile alla causa la solidarietà e l’esposizione mediatica di un nazista. A costo di apparire velenoso, dico che l’odore dello sciacallaggio si sente eccome. Non sarebbe ne il primo ne l’ultimo. Nel frattempo, cosa ben più rilevante, l’esercito israeliano distribuisce volantini per informare la popolazione che deve abbandonare le proprie case. Si teme un bagno di sangue come per Piombo Fuso nel 2008-2009.
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Oltre cento morti in Palestina. La stampa italiana esalta Israele.

macerie morti gaza

Oltre 100 morti e più di 700 feriti è il bilancio degli ultimi tre giorni di bombardamenti su Gaza da parte dell’esercito israeliano. Netanyahu comunica che il “cessate il fuoco” non è nell’agenda del governo e che l’operazione di terra è ufficialmente iniziata “ma sarà limitata”. Intanto ai circa 100.000 palestinesi di Beit Lahia, Beit Hanoun (nord della Striscia) e Abasan al-Saghira (sud-est) è stato intimato di lasciare le loro case prima dell’offensiva.

Secondo le prime informazioni, la Resistenza palestinese avrebbe messo a segno un attacco nel quale risulta ucciso un soldato israeliano mentre si hanno notizie di un ferito grave ad Ashdod.

Il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, due giorni fa parlava di  “lanci di razzi da Gaza contro Israele” mentre si contavano già 35 morti. Ha invitato di nuovo le due parti a “dimostrare la massima moderazione possibile” ma nelle ultime ore l’imbarazzo per le immagini dei raid hanno fatto timidamente parlare di “reazione esagerata” invocando un corridoio umanitario dall’Egitto tramite Rafah, lo stesso tunnel bombardato costantemente dall’esercito.

Yemen solidarietà
Yemen, imponente manifestazione di solidarietà per la Palestina.

Yemen solidarietà 2

Durante la semifinale mondiale Argentina-Olanda una nave da guerra ha colpito sulla costa, a est di Khan Yunis. Il missile ha centrato un chiosco affollato, causando 9 morti tra cui un numero imprecisato di bambini. Nelle ultime ore è morto Anas Abo Alkas, un giovane superstite che aveva perso i genitori nei raid del 2008 ed era l’ultimo componente della sua famiglia.

Mariam Almasre, 10 anni. Khan Younes è una delle zone più colpite dai raid.

Per la consueta vergogna italiana segnaliamo un articolo di Lorenzo Bianchi per l’Huffington Post di Lucia Annunziata. Lo stesso giornale, subito dopo l’esordio nel 2012, informò con toni entusiastici circa un programma israeliano da 5.000 posti di lavoro per palestinesi che quotidianamente avrebbero superato i ceck-point per lavorare da pendolari nelle terre loro occupate come manodopera a basso costo. Oggi si titola sull’Operazione che nel frattempo è passata da “Brother’s Keeper” a “Protective Edge” (margine di protezione). Si esaltano le capacità militari israeliane e ci si preoccupa che, nonostante il numero di morti in continuo aumento, la resistenza palestinese sia ancora attiva e si sottolinea che il freno per un’invasione da terra potrebbero essere gli ingenti costi militari, dopo i 760 milioni a settimana dell’operazione Piombo Fuso nel 2008.

La vergogna della stampa italiana. In Palestina 2+2=5.

bambini uccisi

Nelle due settimane di rastrellamenti e omicidi dell’esercito israeliano nell’operazione Brother’s Keeper la stampa italiana aveva pressoché ignorato la grande maggioranza degli avvenimenti. La crudeltà dei militari israeliani, guidati sul campo a Hebron dal ministro della difesa in persona è stata totalmente tacitata. Lo stesso vale per l’incatenamento e il bendaggio dei bambini, l’isolamento di Hebron, la minaccia di interruzione di acqua e corrente, le irruzioni e le violazioni delle moschee. Per non parlare delle abitazioni rastrellate, oltre 2.500 in tutta Hebron.  L’elemento più significativo, e più di tutti ignorato, è stata l’assenza di reazione in West Bank: la popolazione completamente inerme viene rastrellata, picchiata e uccisa, non reagisce, non può reagire, ma questa non è una notizia degna di nota per le agenzia stampa occidentali. Come non sono degni i bambini morenti ai ceck-point che non autorizzano il passaggio, le derrate alimentari distrutte e i negozi lungo le strade che diventavano ceck-point. Oltre le perdite umane, i danni all’economia palestinese sono enormi.

Nella seconda parte dell’operazione, sono giunte notizie di coloni sempre più aggressivi, forti delle dichiarazioni e dell’atteggiamento governativo che annunciava pugno duro e punizioni in stile sionista. L’aggressività e gli atti di squadrismo militare hanno dato vita a quello civile, culminato con il rapimento di Mohammed Abu Khudair, il sedicenne palestinese torturato e obbligato a bere benzina per poi essere bruciato vivo.  A questo punto i media hanno iniziato a parlare dell’escalation di violenze, rigorosamente all’italiana.

Tre settimane dopo l’inizio dell’operazione le versioni si adattano e dal silenzio dei media si è passati alla mistificazione, al giustificare tra le righe ciò che non si ha alcun diritto a fare e del quale, ovviamente, non vengono trasmesse immagini. Scorrono invece immagini strazianti che vedono israeliani disperati, legittimando un vero e proprio genocidio con bombardamenti a tappeto in varie città, in particolare Gaza. La stampa italiana manca di ricordare che nelle ultime 24 ore sono state sganciate su Gaza oltre 400 tonnellate di esplosivo. Si contano 112 abitazioni colpite, 17 totalmente distrutte, 95 parzialmente. Due moschee, due ospedali e persino un’ambulanza. Il bollettino è inevitabilmente destinato a crescere di ora in ora. Nelle ultime 48 ore a Gaza hanno perso la vita 35 persone di cui una decina sono bambini. Oltre 300 i civili feriti.

Questa notte è stato bombardato anche l’ospedale europeo di Khan Yunis a Gaza. Decine i feriti e numerose le attrezzature e i medicinali inutilizzabili. Gli ospedali dovrebbero essere immuni da qualunque attacco come sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1949. Attaccare un ospedale è un crimine di guerra. 

Netanyahu richiama nel frattempo 40.000 riservisti e Israele prepara un feroce attacco via terra che potrebbe avere conseguenze ben peggiori delle tre settimane del massacro di Gaza causato dall’operazione Piombo Fuso tra il dicembre del 2008 e il gennaio 2009.

Precipita la situazione in Palestina

gaza

Ritrovati cadavere i tre giovani israeliani scomparsi due settimane fa. Israele annuncia rappresaglie, alcuni morti e una bambina di 9 anni in fin di vita. Hamas: sarà l’inferno. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina: la lotta e la resistenza all’occupazione continuano nonostante gli arresti. Continua la lettura di Precipita la situazione in Palestina