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Colonialismo e tendenza alla guerra. Nazionalismo italiano di sinistra e nazionalismo italiano di destra

“Dove vola l’avvoltoio?

avvoltoio vola via,

vola via dalla terra mia,

che è la terra dell’amor”.

L’occupazione militare in Sardegna e la propaganda bellica, soprattutto in questo momento storico, evidenziano ancor più le affinità tra nazionalismo italiano di destra e nazionalismo italiano di sinistra. Le grottesche “celebrazioni” del 28 Aprile in Consiglio regionale e il consueto ciclo di esercitazioni militari (Joint Stars) ripropongono in modo più forte e stridente contraddizioni storiche.

Dopo appena tre giorni dal 25 Aprile e appelli contro il riarmo, i nazionalisti di sinistra in una data come Sa Die de Sa Sardigna e in una sede come il Consiglio regionale della Sardegna hanno imbastito un teatrino da, per l’appunto, nazionalisti. Oltre citare in leggerezza la figura di Giorgio Almirante (ministro della Repubblica di Salò), il nazionalismo italiano di sinistra ha ostentato il tanto caro Canto degli italiani. Immancabili anche i richiami all’integrazione europea e mondiale che evocano l’essere “cittadini del mondo” che “battono le destre” ormai diventati in Sardegna dei veri e propri meme. Tutto abbastanza scontato, ovvero antinazionalisti contro tutti i nazionalismi. A parte il loro, s’intende.

Intanto la Sardegna continua a essere una delle aree più militarizzate d’Europa all’interno di un quadro internazionale sempre più vicino a un conflitto globale e probabilmente atomico. Come noto, all’Isola sono stati imposti con espropri e servitù di terra e mare i più grandi poligoni militari d’Europa. Da oltre 70 anni, concentrando circa 2/3 del demanio militare italiano, sono state avviate e intensificate sperimentazioni, addestramenti, produzione e smaltimento di armi, nonché preparazione di guerre. Questo ha compromesso lo sviluppo in diverse parti della Sardegna con diseconomie, malattie su persone (anche bambini e militari), inquinamento generalizzato su flora e fauna con azioni spesso al di fuori della legislazione italiana stessa, tutto ampiamente comprovato anche nelle sedi istituzionali italiane. Tale complessità non è qui sintetizzabile. I risvolti negativi dell’occupazione militare sono così evidenti che il sistema coloniale italiano negli anni si è adattato e non cerca più di negare che questo avvenga ma sposta l’attenzione sull’aspetto puramente finanziario, ovvero scongiurare il risarcimento del danno ambientale. Se non è più occultabile è comunque fondamentale non pagare. Cinico ma molto semplice. Al di là dei contorcimenti giurisprudenziali rimane il fatto che la propaganda, per definizione atto pubblico e di massa, continua a rivestire un’importanza cruciale per il sistema coloniale.

Il tema dell’occupazione militare è così profondo e inscindibile dall’unitarietà italiana che spesso i nazionalisti italiani di sinistra difendono e propagandano l’occupazione militare e la riverenza alle miles perpetuus tricolore più della destra italiana, accreditandosi all’industria bellica tanto quanto i nazionalisti di destra. Un “piccolo” esempio locale in tal senso è il conferimento della cittadinanza onoraria alla Brigata Sassari che nel 2015 a Tempio Pausania venne proposta dal centrosinistra e non dal centrodestra. Quest’ultimo poi votò a favore e il Consiglio (quasi) all’unanimità approvò. Sempre del centrosinistra fu l’idea di militarizzare diversi ettari trasformando un’area civile in un comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri. Paradossalmente, ma non troppo, l’idea venne respinta dalla successiva amministrazione di centrodestra.

Tornando all’attualità, la principale esponente del nazionalismo italiano di sinistra in Sardegna è Alessandra Todde del Movimento Cinque Stelle, sostenuta dal Partito Democratico e altri partiti minori. Al di là dell’avvicinamento momentaneo va detto che nell’ultimo decennio – nel quale i nazionalisti di destra come Lega Salvini e Fratelli d’Italia registravano percentuali di consenso minime – si sono insultati in modi umanamente indegni. In relazione all’occupazione militare il “Campo Largo” nel corso del primo anno di governo ha finanziato con alcuni milioni di euro i Comuni interessati direttamente dall’occupazione militare. Non è una scelta sostenibile né – per chi conosce l’argomento – nuova. Ha inoltre diffuso maldestramente slogan come “esercitazioni green” e nemmeno questa è una novità da diversi anni; se ne parlava dai tempi delle guerre simulate nelle quali secondo la propaganda italiana si sparava con armi finte – simil paintball – e che i poligoni preservavano le coste dalla cementificazione.

Ora, però, si registra un innalzamento del livello di propaganda di guerra e filoitaliana. La Regione Sardegna ha patrocinato la propaganda della Joint Stars 2025 insieme al “Brotzu” che nel frattempo è nell’occhio del ciclone per il caso del Dott. Massimiliano Tuveri, oncologo di fama mondiale. Il patrocinio alla Charity Joint Stars 2025 è arrivato anche dal Comune di Cagliari, amministrata ugualmente da nazionalisti di sinistra. Tra gli sponsor più noti nel settore figurano RWM SpA, fabbrica di bombe a Domusnovas (fornitrice di armi tra gli altri per l’Arabia Saudita, quella parte di estremismo islamico nelle grazie della NATO e dell’Europa) e la Leonardo SpA, la più grande esportatrice di armi italiana, da qualche anno proprietaria della storica Vitrociset.

L’apice di questa propaganda bellica odierna sono gli screening sanitari sui bambini a bordo di navi militari. Una trovata che, mantenendo un po’ di lucidità, non dovrebbe meravigliare. È la riattualizzazione della vecchia arte della propaganda del colonialismo italiano in Sardegna. Un insieme variegato di azioni, messaggi, doppi sensi, diversivi, al fine di creare consenso verso la propria parte o distruggere il consenso alla parte opposta. La carità è uno di questi strumenti, utilizzata a volte sottotraccia, a volte più eclatante, a seconda delle circostanze e momenti storici.

Alcuni esempi. All’epoca degli espropri per il PISQ l’aeroporto militare di Perdasdefogu avrebbe dovuto creare un collegamento con Ciampino utile alla popolazione civile per voli sanitari ed emergenze. Temi come sanità e infanzia fanno molto effetto, come naturale che sia. Diritti di base come l’elettricità venivano inquadrati come effetto positivo della presenza bellica che aiutava la “Capo Canaveral dei poveretti” o “Buzzurronia” come la stampa e l’esercito italiano definivano i sardi.

La carità spesso si accompagna al razzismo ma a volte quest’ultimo è presente a prescindere dal primo. È il caso della vignetta diffusa da un noto sindacalista dei militari il quale comunicava al sardo stereotipato in berrita di rassegnarsi perché, con o senza occupazione militare, sarebbe stato in ogni caso sottoposto a “un milanese” e “gli affari altrui” sarebbero stati comunque preclusi.

Nelle basi militari spesso il personale e relative famiglie raccolgono beni alimentari da donare in beneficienza alle persone meno abbienti tramite i Servizi sociali del Comune stesso. Stride con l’idea che l’occupazione militare dovrebbe portare sviluppo e ricchezza ma è un’arma molto potente perché parla, letteralmente, alla pancia dei ceti meno abbienti. È una pratica abbastanza comune svolta storicamente in diverse occasioni, generalmente Natale. In foto un esempio sul caso di Decimomannu.

È propaganda militare e coloniale, anche se i canoni comunicativi a volte mutano. Per esempio, dismessa la logica del “portare ricchezza e lavoro” (un leitmotiv meno utilizzato rispetto a quanto accaduto trasversalmente nei decenni addietro) i nazionalisti di destra parlano dell’occupazione militare come necessaria per uno “Stato italiano forte” che faccia fronte ai suoi impegni internazionali (leggasi guerre). Sono più aggressivi ma a loro modo un po’ meno incoerenti, lo dicono chiaramente che vogliono avocare competenza esclusiva in materia ed equiparare le aree militari ai siti industriali dismessi (vedi Ddl di questi giorni).

D’altro canto il nazionalismo italiano di sinistra in questo è stato un vero e proprio apripista quando i partiti di estrema destra vivacchiavano con consensi minimi. Fu infatti il governo Renzi (nello stesso periodo il nazionalismo di sinistra in Sardegna esprimeva Francesco Pigliaru) a prevedere l’equiparazione del livello di inquinamento nei poligoni militari a quello delle aree industriali (non dismesse).   

L’ambiguità chiaramente non è appannaggio del nazionalismo di sinistra. Alcuni anni fa, ad esempio, Casa Pound diffuse in Sardegna manifesti contro le esercitazioni congiunte Italia-Israele adducendo come ragione i crimini che i sionisti attuano verso i palestinesi. Era da poco trascorsa l’operazione Margine Protettivo con circa 2.600 morti di cui 800 bambini in poco più di un mese. Si trattava chiaramente di un modo per utilizzare la pulizia etnica in Palestina in ottica antiebraica, sciovinista e non certamente antisionista men che meno in una prospettiva di disarmo e pace. Infatti oggi, con 53 mila morti di cui in larga parte bambini, l’estrema destra italiana che all’opposizione era “antisistema” e patriottica (anti Nato-anti EU-anti Euro-anti Israele) si rivela di tutt’altro avviso rispetto alla propaganda e alle provocazioni da opposizione. Il sionismo quindi si conferma il più grande nemico, oltre dell’umanità e della pace, anche dell’ebraismo come denunciato, ovviamente non da oggi, dagli ebrei ortodossi e non solo.

Il nazionalismo di sinistra è più subdolo, anche piuttosto patetico. Non fosse altro perché a differenza di quello di destra parla molto spesso di pace e umanità, a volte con parole importanti come disarmo e relativa lezione che non si capisce da quale pulpito arrivi. Salvo poi virare sull’idolatria militare e la propaganda bellica. Il M5S è campione di questi voltafaccia.

Non è un caso che il compianto Gino Strada abbia più volte attaccato le posizioni e le scelte del M5S che nel frattempo insisteva nell’indicarlo propagandisticamente quale Presidente della Repubblica. È chiaro che il Movimento Cinque Stelle sia contro i famosi “poteri forti” (quindi anche l’industria bellica) solo all’opposizione. Nel momento in cui governa è ben lieto di aprire i cordoni della borsa a beneficio dell’industria militare come dimostrano i plurimiliardari finanziamenti del governo Conte I e quello Draghi sostenuto dal M5S. Un continuo e ormai ventennale incremento di spese militari italiane nell’ambito del quale il M5S non ha fatto certo eccezione.

Una caratteristica del nazionalismo italiano di sinistra è che, quando viene messo alle strette a livello di dialettica, diviene imbarazzante e spesso inizia a intestarsi il ruolo di “vittima”. Si offendono e anche questa a ben vedere è un’arma di propaganda. Se qualcuno rompe le uova nel paniere, si può sempre dire che è in corso un accanimento. È un modo per rovesciare l’onere della prova, ovvero non sono più io in difficoltà a dover dare argomentazioni ma è chi mi attacca a doversi praticamente giustificare che non c’è alcun accanimento o complotto.

È propaganda, in questo caso di guerra e per la guerra, ma la cosa più vergognosa è utilizzare i bambini, l’indigenza alimentare e i problemi di salute. In questo la propaganda M5S-PD è più viscida di quella dei nazionalisti italiani di destra. Ciò che li accomuna in definitiva sono le posizioni internazionali e nel caso della Sardegna un incessante sfruttamento, in particolare attraverso l’occupazione militare.

Il colonialismo italiano in Sardegna non è solo occupazione militare. Sono presenti diversi punti di sfruttamento coloniale ma l’occupazione militare è la partita più grande sotto tanti aspetti: economico, finanziario, sociale, ambientale, ideologico, pedagogico.

La guerra unisce tutti gli avvoltoi.

Occupazione militare, il 12 ottobre grande manifestazione a Capo Frasca

Capo Frasca, occupazione militare: il 12 ottobre grande manifestazione

A cinque anni dall’imponente manifestazione contro l’occupazione militare della Sardegna del 13 settembre 2014 e in vista dell’imminente ed ennesimo ciclo di esercitazioni militari, il Poligono militare di Capo Frasca sarà nuovamente teatro di una grande giornata di protesta e partecipazione popolare. Attese migliaia di persone da tutta la Sardegna.

Dopo la buona riuscita della manifestazione del 2 giugno e la quarta edizione dell’A Foras Camp, il movimento A Foras chiama una manifestazione che al momento ha registrato l’adesione di decine di sigle da tutta la Sardegna. L’elenco completo degli aderenti alla manifestazione del 12 ottobre e le informazioni sull’organizzazione dei trasporti in partenza da diverse parti dell’Isola sono disponibili al link dell’evento Facebook: https://www.facebook.com/events/2489513861112719/

Di recente anche diversi esponenti della cultura, dell’arte, dello spettacolo e della letteratura hanno diffuso un testo riguardo l’occupazione militare sostenendo la causa di A Foras e invitando alla partecipazione per la grande manifestazione del 12 ottobre. “Dopo settant’anni e passa di asservimento militare della Sardegna, è lecito pretendere che esso sia messo radicalmente, pubblicamente e democraticamente in discussione” – si legge nel documento di sostegno consultabile interamente al seguente link https://www.urly.it/32y5z 

Già due anni fa A Foras aveva rivolto un appello agli artisti “Mettiamoci la faccia. Il nostro impegno contro l’occupazione militare” sottoscritto da decine e decine di artisti e artiste da tutta l’Isola.
https://aforas.noblogs.org/appello-pubblico-agli-artisti-mettiamoci-la-faccia/

Da segnalare anche le diverse chiamate per il 12 ottobre scritte e diffuse da Ubrec – Collettivo audiovisivo che ha proposto una raccolta di diverse ragioni, approcci e prospettive circa l’antimilitarismo in Sardegna e nel resto del Pianeta. I testi – in prosa e parte in poesia – sono ricchi di dati, di sensazioni e di sproni, accompagnati da piacevoli illustrazioni. I contenuti parlano a e da diversi settori della società sarda. L’antimilitarismo viene così declinato riguardo tanto l’ambiente in generale quanto le diseguaglianze di genere, passando dalle condizioni dei pastori e da quelle dell’immenso patrimonio archeologico sardo, il cui degrado, abbandono e scarsa valorizzazione vengono definiti coloniali. Cornice, quella del colonialismo in Sardegna, più volte opportunamente richiamata.

E’ il colonialismo a farci schifo e non le mestruazioni” – è riportato in uno dei diversi testi. http://www.ubrec.net/2019/chiamate-antimilitariste-parte-1/

La chiamata da parte di A Foras alla Sardegna è stata diffusa in lingua sarda e in italiano. “Il movimento sardo contro le basi, le esercitazioni e l’occupazione militare chiama a raccolta comitati, movimenti, associazioni, sindacati, categorie professionali, intellettuali e tutto il nostro popolo a mobilitarsi e protestare contro il prossimo inizio delle esercitazioni militari in Sardegna” – si legge nella nota diffusa da settimane e diventata virale nei social network. Come virali sono stati i diversi passaggi riportati in uno dei tanti post divulgati di recente dalla pagina di A Foras, in particolare gli estratti di un’audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito (settembre 2018) dove si parla delle esercitazioni a Capo Frasca, le mancate bonifiche e oltre 20 morti sospette su 70 dipendenti del Poligono. Dati ancora più clamorosi di quelli seppur drammatici più volte discussi riguardo il PISQ.

“Gherramus pro non dèpere prus suportare su ricatu ocupatzionale chi legìtimat fàbbricas de morte e multinatzionales chi proant is armas issoro in sa terra nostra. Gherramus pro cuntrastare s’ispopulamentu e s’emigratzione fortzada chi sunt cajonadas dae is diseconomias de custa presèntzia oprimidora. Gherramus pro alternativas econòmicas possìbiles contra a su disacatu ambientale e a s’ispeculatzione subra su territòriu. Gherramus contra a sa gherra, pro una Sardigna chi non siat prus sutamissa a is polìticas de gherra chi minetzant e degòlliant a àteros pòpulos” – si legge nella nota di A Foras.

Inoltre nel sito di A Foras sono presenti, liberamente scaricabili e divulgabili, gli approfondimenti realizzati negli ultimi 3 anni di attività del movimento, i due articolati dossier sui Poligoni di Quirra e Teulada. 

Si tratta di decine di pagine dense di storia, dati, analisi e numerosi riferimenti bibliografici a disposizione di tutti coloro vogliano conoscere meglio lo sfruttamento bellico della Sardigna tutta e, in particolare, quello patito dalle comunità interessate direttamente dalla presenza dei Poligoni italiani. https://aforas.noblogs.org/materiali/


Orgosolo, 4° edizione A Foras Camp con Pratobello Chimbant’annos

Orgosolo, 4° edizione A Foras Camp con Pratobello Chimbant’annos

Tutto pronto per la quarta edizione di A Foras Camp. Dopo le edizioni in Ogliastra con tre campeggi tra Lanusei e Tertenia, A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna invita alla partecipazione al campeggio previsto a Orgosolo nelle giornate del 13-14-15 settembre, presso il camping ristorante Supramonte, strada provinciale 48 in Localita’ Sarthu Thitu.

Quest’anno oltre dedicare attenzione alla discussione politica e programmatica in vista dell’autunno di lotta nei territori e nelle città, A Foras ha deciso di organizzare il campeggio in concomitanza ad una serie di eventi (incontri, dibattiti, musica) organizzati dal comitato orgolese “Pratobello Chimbant’annos” in occasione del cinquantennale della rivolta di Pratobello, ricorrenza che ha già visto quest’anno una proficua collaborazione tra A Foras e il comitato in occasione degli eventi di rievocazione storica e dibattiti organizzati a fine giugno.

Di seguito il programma della 4° edizione di A Foras Camp.


Venerdì 13 Settembre

  • Dalle 10 alle 19 accettazione e registrazione al camping
  • Dalle 19 momento di ricordo e dibattito sulla mobilitazione di Capofrasca del 2014

Sabato 14 Settembre

  • Primo pomeriggio: Escursione alla località Montes e al Montenovo San Giovanni

Domenica 15 settembre

  • Ore 15 Assemblea generale sarda in vista della mobilitazione del 12 Ottobre a Capofrasca In località Su Dentes (a poca distanza dal campeggio)

Come di consueto durante il campeggio si potrà trovare diverso materiale informativo di A Foras. Il campeggio è gratuito ma per motivi logistici e organizzativi è richiesta una comunicazione di adesione. All’ingresso sarà allestito un infopoint nel quale contribuire con un’offerta alle spese vive. Il campeggio è dotato di servizi igienici, bar, ristorante/pizzeria e piscina.

A Foras invita i partecipanti e le partecipanti alla tre giorni a contribuire ai turni di pulizia dello spazio dedicato ad A Foras e rispettare i valori che contraddistinguono da sempre il movimento. A Foras non accetta né tollera comportamenti sessisti, razzisti o discriminatori in genere.

Per informazioni e adesioni il numero di riferimento è 347-1478469. 

A breve invieremo anche il programma completo degli eventi del comitato Pratobello Chimbant’annos.

Cagliari, domenica terza edizione A Foras Fest

Cagliari, domenica terza edizione A Foras Fest

Il 2 giugno 2019 A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna torna in piazza a Cagliari per manifestare contro l’occupazione militare della Sardegna. La partenza del corteo è in Piazza dei Centomila alle ore 10.00.

A Foras è un’assemblea nata il 2 giugno del 2016 a Bauladu, composta da comitati, collettivi, associazioni, realtà politiche e individui che si oppongono all’occupazione militare della Sardegna.

Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana che da ormai 70 anni occupa abusivamente ampie porzioni di territorio dell’isola, per devastarlo con il proprio esercito, prestarlo ed affittarlo agli eserciti di mezzo mondo e imprese multinazionali che testano le proprie armi per venderle ai migliori offerenti

Quella che a Roma è solo una parata, una finzione, nella nostra isola è la realtà quotidiana di soldati che da porti e aeroporti “sfilano” fino alle basi militari. A Roma il 2 giugno brillano le spillette, qui “brillano” quasi tutti i giorni le bombe, qui le frecce tricolori sono frecce avvelenate nella carne della popolazione.

Quest’anno il 2 giugno di A Foras sarà dedicato al Mare, all’acqua che bagna la nostra isola e l’attraversa nei fiumi, nei litorali e nelle insenature che disegnano il profilo della nostra terra.

Le coste e i golfi sono il teatro di questa guerra e il luogo di insediamento dei tre poligoni più grandi d’Europa (Capo Frasca, PISQ, Teulada). I porti sono il luogo di attracco e partenza di una miriade di navi militari che si preparano alle esercitazioni o sbarcano i mezzi pesanti che attraversano città e paesi per arrivare ai poligoni di tiro.

Centinaia le navi che hanno occupato e occuperanno il porto di Cagliari, Sant’Antioco e Olbia per “Mare Aperto” (Ottobre 2018), per la “Joint Stars” (Maggio 2019), l’ultima mastodontica operazione che ha coinvolto l’Arma dei Carabinieri, il Corpo della Guardia di Finanza, l’agenzia ENAV, l’US Marines Corps, schierando oltre 2000 uomini con più di 25 tra velivoli ed elicotteri, decine di mezzi terrestri, navali ed anfibi impegnati in intense attività addestrative diurne e notturne; molte di meno invece le navi che prenderanno il largo per trasportare sardi e sarde di ritorno da lavoro o studio, o per viaggiare per il Mediterraneo. Un nonsenso che conferma la Regione Sardegna completamente asservita al giogo del Ministero della difesa e della NATO, ma che non riesce a garantire i servizi basilari e la mobilità dei suoi figli.

Così l’esercito arrivato a maggio per la “Joint Stars” ha trovato un intero sistema apparecchiato al suo servizio, come mostrano le foto scattate al porto di Sant’Antioco, mentre noi per andare e tornare dalla Sardegna dobbiamo fare i salti mortali: una strana continuità territoriale questa che vale per i carri armati e non per le semplici automobili, che vale solo per chi ha una divisa o un portafogli gonfio di investimenti che ai sardi lasceranno solo briciole e macerie.

La guerra nel golfo non è fatta solo di azioni militari. È un piano economico studiato da UE e Italia, con i loro alleati Arabia Saudita e Qatar. Come spiegare altrimenti certe scelte dannose, antieconomiche e obsolete come quella del metano? Il metano è un combustibile fossile altamente inquinante, estremamente dannoso per l’ambiente e la salute, scegliere oggi il metano significa investire risorse per renderci ancora dipendenti da un combustibile fossile e da interessi esterni.

Il progetto di metanizzazione che vedono la Sardegna come un grande HUB di metano al centro del Mediterraneo, partono dai rigassificatori di Giorgino a Cagliari passando con un tracciato che tocca tutte le coste dal Sulcis passando per Santa Giusta, arrivando poi a Porto Torres per poi virare verso Olbia.

L’ennesima servitù, fatta di espropri, inquinamento e militarizzazione di punti strategici, che si va ad aggiungere ai rapporti militari con l’alleato Qatariota, i cui marinai saranno ospitati nella Caserma Bastianini de La Maddalena, nella scuola per sottoufficiali della Marina.

Il Qatar investe e trova la strada spianata anche in altri settori della società sarda come la sanità; la Qatar Foundation, infatti, ha inaugurato lo scorso 12 dicembre un ospedale privato, il Mater Olbia, che gradualmente andrà a sostituire la sanità pubblica, ampiamente razionalizzata e menoma ta dalle politiche statali e regionali.

La guerra nel golfo deve finire: non vogliamo più carichi di bombe da Porto Canale o dal Porto di Olbia, non vogliamo più esercitazioni sul fiume Temo a Bosa, stop all’attracco di navi militari nei porti cittadini, basta al passaggio di mezzi militari e carri armati nelle città e nei paesi della Sardegna.

Chiediamo al comune di Cagliari, di Sant’Antioco, di Bosa, di Olbia, di Siniscola e alle autorità portuali di prendere posizione ufficialmente contro il passaggio dei mezzi, l’attracco e l’utilizzo di ampie fette di mare e fiumi per fini militari.

Non ci facciamo ammaliare dagli accordi truffa firmati da Regione e militari che con una mano restituiscono mezza spiaggia al demanio pubblico, mentre con l’altra aumentano gli spazi di addestramento,  senza che le istituzioni e i cittadini abbiano voce in capitolo. Da Pula a Muravera, passando per Capo Comino e Prato Sardo dobbiamo impedire che il territorio sia sacrificato alle esercitazioni militari.

PER IL NOSTRO MARE, PER LA RESTITUZIONE DEGLI SPECCHI D’ACQUA AI PESCATORI, PER NON ESSERE SERVI DELLA GEOPOLITICA NATO E ITALIANA

PER UN’ECONOMIA BASATA SUI NOSTRI BISOGNI E NON SUL METANO QATARIOTA O SULLA SANITÀ SVENDUTA AL MIGLIOR OFFERENTE, A FORAS È OGGI IN PIAZZA PER RIBADIRE:

•  STOP alle ESERCITAZIONI militari, DISMISSIONE di TUTTI i POLIGONI; avvio di BONIFICHE integrali;

• RISARCIMENTI per tutti i danni (demografici, economici alla salute e all’ambiente) subiti in 60 anni di occupazione militare, e utilizzo degli stessi per l’avvio di ALTERNATIVE ECONOMICHE etiche, sostenibili e legate alle risorse dei territori;

• RICONVERSIONE a uso civile di tutti siti militari, dalle CASERME dei POLIGONI a quella di Pratosardo, e della fabbrica di bombe RWM di Domusnovas;

• STOP ai nuovi progetti sui poligoni DUAL USE (civile-militare);

• STOP ai progetti di ampliamento e ammodernamento dei poligoni, come il Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre (SIAT)

• Revoca degli accordi dell’Università di Cagliari con il comando militare della Sardegna e con le università israeliane complici del massacro del popolo palestinese. Revoca della convenzione tra Università di Sassari ed Esercito Italiano. Fine di ogni rapporto degli atenei sardi con aziende coinvolte con lo sviluppo bellico. Avvio di ricerche e corsi di studio su bonifiche e riconversioni di siti militari;

• Annullamento dell’accordo tra Regione Sardegna e Ministero della Difesa sulle servitù militari;

•  Cessazione di ogni tipo di collaborazione sia civile che militare tra la Regione Sardegna e governi (come quelli di Arabia Saudita, Turchia, Qatar, USA e Israele) che promuovono guerre di aggressione negli stati senza pace.

Nuoro, nuova assemblea di A Foras

Bosa, un momento di una recente esercitazione militare sul fiume Temo (22 gennaio)

Nuovo appuntamento per il movimento A Foras – contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna – che invita sardi e sarde, collettivi, organizzazioni, associazioni, studentesse e studenti a partecipare alla prossima assemblea generale sarda per discutere dell’organizzazione delle prossime campagne, le attività e gli eventi del 2019. L’assemblea è in programma per domenica 3 febbraio, a partire dalle ore 14:00, al Teatro Eliseo di Nuoro in via Roma n° 73. A Foras richiede massima puntualità in quanto i locali sono disponibili fino alle 18:30.

Dopo l’ultima assemblea molto partecipata a Nuoro, A Foras ritorna dunque questa domenica nel capoluogo barbaricino con i seguenti punti all’ordine del giorno:

1) Organizzazione mobilitazione e campagna elettorale, dare un megafono alle lotte

2) Organizzazione e coordinamento dei gruppi e tavoli di lavoro

3) Aggiornamento calendario 2019


A FORAS – contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna
https://aforas.noblogs.org/
https://www.facebook.com/aforas2016/

Nuoro, prima plenaria del 2019 per A Foras

Dopo il progetto itinerante “A Foras in caminu”, che ha interessato i territori di Villacidro, Guspini e San Gavino Monreale, la partecipazione alle lotte per la Sanità pubblica e l’organizzazione di un seminario interno di autoformazione, la consueta Assemblea Generale di A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna apre un nuovo anno di lotta contro lo sfruttamento della Sardegna.

Tra i temi caldi la vicenda Porto Tramatzu, celebrata come un grande successo nell’ottica di un presunto riequilibrio della presenza militare, nell’ambito del più ampio accordo-truffa – così definito a suo tempo da A Foras – siglato da RAS e Difesa italiana poco più di un anno fa (dicembre 2017). Sul punto A Foras non è dello stesso avviso e anche di questo si parlerà nell’assemblea in programma a Nuoro per domenica 13 gennaio, a partire dalle ore 15:00, nei locali di Via Romano Ruju n° 24 (Zona Badu’ e Carros).

All’ordine del giorno saranno trattati i seguenti punti:

1) Mobilitazione e organizzazione degli eventi in vista di Pratobello 2019

2) Mobilitazione caserma di Pratosardo e nodo Baronia-Barbagia

3) Resoconto del seminario di comunicazione di dicembre

4) Ricorso al Tar fabbrica di bombe Rwm

5) Proposte e calendarizzazione attività per il 2019

Collettivo Furia Rossa: a Capo Frasca si muore ma si continua a sparare

 
Collettivo Furia Rossa: a Capo Frasca si muore ma si continua a sparare

Si pubblica integralmente il documento che il Collettivo Furia Rossa ha inoltrato all’attenzione dei sindaci di Arborea, Arbus, Marrubiu e Terralba, al Commissario della Provincia di Oristano, al direttore dell’ARPAS e ai direttori delle Aziende Sanitarie competenti. Continua la lettura di Collettivo Furia Rossa: a Capo Frasca si muore ma si continua a sparare