Tempio, accorpamento Scuole primarie. Biancareddu: “solo una chiacchierata”


Tempio, accorpamento Scuole primarie. Biancareddu: “solo una chiacchierata”

Si è tenuta nel primo pomeriggio di ieri l’attesa assemblea pubblica riguardo il futuro della Scuola primaria San Giuseppe di Tempio Pausania. La riunione, molto partecipata, è stata indetta dall’Amministrazione in seguito all’allarme suscitato dalla notizia della chiusura del presidio scolastico e il conseguente trasferimento di ben dieci classi (199 alunni) nel Vecchio Caseggiato, principale Scuola elementare di Tempio. Immediatamente la notizia ha visto la decisa opposizione di numerosi genitori i quali hanno anche avviato una petizione che, come fatto notare durante l’incontro dal sindaco Andrea Biancareddu, vede l’anonimato dei promotori. Numerosi i genitori accorsi nel salone comunale, in seguito alle indiscrezioni che parlavano addirittura di un’imminente chiusura che non avrebbe atteso la fine dell’anno scolastico in corso.

Il sindaco, giudicando la notizia come falsa e distorta, ha rassicurato i presenti affermando che nessuna chiusura, tantomeno imminente, interesserà San Giuseppe. Biancareddu ha precisato che il polverone sollevato negli ultimi giorni altro non è che un “processo all’intenzione” su una mera riflessione riguardo l’eccedenza di locali nel Caseggiato. Considerazioni che non hanno avuto corso per vie amministrative formali. Una polemica definita, dunque, senza fondamento anche se – come replicato in alcuni interventi da parte dei genitori – l’intenzione sembrerebbe esserci stata e la riunione a stretto giro, anziché la smentita di una notizia falsa, risulterebbe un vero e proprio dietrofrónt.

Presente all’incontro anche la dirigente scolastica, Maria Chiara Demuro, la quale ha smentito la chiusura del presidio confermando, però, un semplice dialogo intercorso sul tema con il primo cittadino.

È intervenuta anche la consigliera di minoranza, Monica Liguori, che nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione alla luce delle numerose segnalazioni e richieste di chiarimento pervenute dai genitori. Seppur rincuorata, la consigliera ritiene in realtà quello del sindaco un passo indietro su un’intenzione fortemente impopolare, più che una smentita su falsità: “in questa sala non ci sono visionari e – checché se ne dica – quanto riportato dalla stampa corrisponde al vero” – ha dichiarato Liguori.

Nonostante le rassicurazioni, ciò che preoccupa è la prospettiva per il presidio nei prossimi anni. La sensazione è che quella che il sindaco ha derubricato a “una chiacchierata come se ne fanno tante” sia materia che in futuro tornerà a far discutere.

Situazione sicuramente da monitorare anche alla luce degli ingenti investimenti previsti per il 2017. Per le due Scuole primarie, difatti, vengono indicati circa 3,3 milioni di euro in relazione all’efficientamento energetico, risorse provenienti della R.A.S (1,8 milioni per il Vecchio Caseggiato e 1,5 per San Giuseppe) alle quali si aggiungono 100.000 euro per gli arredi di quest’ultimo istituto. Su questo aspetto il sindaco ha parlato, esplicitamente, della concreta possibilità che la Regione finanzi solo uno degli interventi elencati nel D.U.P 2016-2018.

In conclusione, alla luce dei tagli all’istruzione che stanno interessando diverse comunità sarde, il tema dell’accorpamento potrebbe essere ripreso nel caso in cui entrambi i finanziamenti rischino di venire meno. Oltre ai risparmi di gestione e manutenzione conseguibili nell’accorpamento (ma anche i disagi e altri costi) un solo istituto da 27 classi e quasi 600 alunni potrebbe essere una “carta” da giocare per ottenere, concentrandole, risorse destinate ad interventi d’efficientamento e ammodernamento a beneficio – nell’eventualità – dell’unica primaria rimasta. Il sindaco garantisce in ogni caso processi decisionali partecipati. I genitori, quali che siano le ragioni di una simile eventualità, promettono battaglia. Se ne riparlerà nei prossimi mesi.

Tàtari. Sàbadu “Sos deretos de sos sardos in su seculu XXI”

Tàtari, Sàbadu “Sos deretos de sos sardos in su seculu XXI”

(SRD) Arrejonamos de is deretos de is sardos, de sos chi tenimos ma chi meda bortas non impreamos a prenu, de sos chi at esser ora de si dos pigare. Faeddamos de s’istatutu autonomìsticu e de comente du furriare in Carta fundamentale de is sardos. Nde faeddamos cun fèminas e òmines de importu de su mundu polìticu sardista e indipendentista e cun istòricos, costitutzionalistas e politòlogos de gabbale.

(IT) Discutiamo dei diritti dei sardi, di quelli che abbiamo già ma magari non utilizziamo appieno e di quelli che sarebbe ora conquistare.  Parliamo del nostro Statuto Autonomistico e di come poterlo trasformare nella Carta fondamentale dei sardi.  Parliamone con gli esponenti del mondo politico sardista e indipendentista e con storici, politologi e costituzionalisti di primo piano.

Pro s’Alternativa Natzionale ant a intervènnere:
– Cristiano Sabino
– Gianfranco Sollai
– Gianluca Collu Cecchini
– Claudia Zuncheddu
– Bustianu Cumpostu

Àteros Reladores:
– Carlo Pala (politòlogu)
– Federico Francioni (istòricu)
– Omar Chessa (costitutzionalista)
– Christian Solinas (Segretàriu PDd’Az)
– Paolo Mureddu (Rosso Mori)
– Bobore Cubeddu (Fondazione Sardinia)
– Ernesto Batteta (Sardegna Possibile)


Tàtari, 11 de freàrgiu 2017
Auditòrium Ex Cunventu de su Càrmine, Arburada de Umberto 11
10:00-13:00 e 15:00-20:00

Aristanis, Federatzione de sa Gioventude Indipendentista: dovere storico per l’emancipazione nazionale e sociale della Sardegna

Aristanis, Federatzione de sa Gioventude Indipendentista: “dovere storico per l’emancipazione nazionale e sociale della Sardegna”

L’organizzazione dei giovani indipendentisti sardi come dovere storico in capo alla parte più giovane della Nazione sarda, un passaggio politico inevitabile per un’emancipazione nazionale e sociale della Sardigna. Questi tra i tanti messaggi e propositi espressi venerdì mattina ad Oristano, in occasione della conferenza stampa di presentazione della neonata Federatzione de sa Gioventude IndipendentistaFederazioni di la Ghjuventù Indipendentista.

L’esigenza di una vincente ricomposizione nazionale delle forze sociali e politiche in Sardegna passa, secondo i giovani nazionalisti della F.G.I, anche dalla militanza comune degli under 30 della Sardegna, fascia sociale tra le più vulnerabili e incerte, le cui possibilità sono sempre più ipotecate a causa, tanto, della reazione capitalistica, quanto dell’azione specifica dello Stato italiano verso una Sardegna ad esso sempre più subalterna. Partendo dal rifiuto di posizioni etnicistiche o dall’accettazione di variegate ricette neoliberali, la F.G.I ha l’ambizioso obiettivo di contribuire quota parte a colmare un vuoto politico generale “costruendo coscienza nazionale e spirito progressista“.

Un vuoto politico sul quale lavorare dove la F.G.I – pur non essendo emanazione di organizzazioni esistenti – si pone come complementare alle realtà politiche indipendentiste già operanti che inquadrino, a loro volta, quella della Sardegna come una lotta di liberazione sociale e nazionale.

Una lotta nazionale che deve, quindi, caratterizzarsi per un’emancipazione sociale del Popolo sardo, ma anche la presa di coscienza che nessuna reale trasformazione sociale in senso progressista può avvenire in Sardegna per mano della sinistra unionista che, peraltro, non riconosce nemmeno l’esistenza e il diritto all’autodeterminazione della Nazione sarda. Da qui la constatazione che la risoluzione dei problemi giovanili sardi marca per definizione un contesto nazionale e la relativa distanza da qualsiasi progetto politico di stampo italianista.

Una F.G.I – tramite singoli e organizzazioni giovanili federate – che si impegnerà quindi nei temi più caldi per i giovani sardi, a partire da quel Diritto allo Studio, scolastico e universitario, spesso negato e non diritto sostanziale, che pone la Sardegna di fronte ad un dato drammatico: un tasso di dispersione scolastica tra i più alti in Europa. E poi l’emigrazione, tema che la F.G.I si è posto anche nella sua struttura. In questa fase iniziale i giovanos disterrados potranno federarsi e sostenere l’organizzazione in base al territorio di provenienza e relativo referente nel Direttivo Nazionale, mentre in un auspicato sviluppo del lavoro e accumulazione di forze, tanto in Sardigna quanto nelle Università e luoghi di lavoro, la prospettiva è quella della nascita di sezioni vere e proprie che esprimono autonomamente dei delegati federali.

Dall’istruzione e l’Università – strutture a regime pubblico e universalistico, che devono come da Statuto della F.G.I in futuro essere indipendenti dal competente Ministero italiano, al lavoro giovanile e relativa disoccupazione, segni più tangibili della “subalternità dell’economia della Sardegna al sistema di interessi proprio dello Stato italiano” . Una dipendenza e un ricatto sociale che secondo l’elaborazione della F.G.I spingerà in un futuro prossimo alla riorganizzazione sociale della solidarietà ampiamente presente in Sardegna, in reti strutturate di Mutuo Soccorso tra giovani forze lavoro, precarie e non, e disoccupati. Non manca un riferimento al tema dell’occupazione militare, uno dei risvolti più insostenibili del colonialismo italiano con il quale rompere, parte importante della lotta di liberazione nazionale che vede diversi militanti della Federatzione già impegnati in tal senso.

Un processo aperto quella della Federatzione, soprattutto alla luce delle assemblee regionali e del Congresso Nazionale da predisporre nei prossimi mesi, in occasione del quale Statuto e Manifesto politico preliminari potranno vedere delle modifiche.