Covid-19, Sardegna: santi e soldati piegheranno le curve?
La diffusione dell’epidemia Covid-19 nel mondo, dall’11 marzo considerata Pandemia dall’OMS, registra 280.000 contagiati e circa 11.500 decessi. La maggior parte di questi come noto si conta in Cina (ex focolaio di Wuhan-Hubei) con più di 3.000 morti e nel nord-Italia con oltre 4.000 morti, di cui quasi due terzi in Lombardia. Nel complesso, su quasi 207.000 test eseguiti in Italia i positivi sono 47.021 mentre gli attivi 37.800. Dai casi positivi vanno infatti sottratti i decessi e 5.129 guariti. I ricoverati in terapia intensiva sono al momento 2.655.
Solo ieri si sono contati 627 decessi e la distribuzione del Covid-19 nel focolaio italiano assume un andamento pericolosamente verticale. Per avere un’idea indicativa, il numero di morti della sola giornata del 20 marzo è pari a tutti i decessi registrati dal 24 febbraio al 10 marzo (631).
Mentre medici ed esperti – o presunti tali – continuano irresponsabilmente a rilasciare dichiarazioni del tutto fuorvianti sulla pandemia, sull’aggressività del virus ai polmoni e su raffronti con anni precedenti, è del tutto confermata la previsione di Giorgio Parisi che due settimane fa parlava chiaramente del rischio di conteggiare in Italia molti più morti rispetto al focolaio cinese e, in assenza di misure drastiche, “bruciare” il vantaggio di 37 giorni rispetto all’andamento della curva di Wuhan.
In questo weekend arriverà in Italia personale medico specializzato da Cuba mentre in Lombardia è operativo da giovedì un team cinese. Durante la conferenza stampa di giovedì introdotto dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha parlato Sun Shuopeng, vicepresidente Croce Rossa Cinese. Il gruppo di esperti cinesi ha rimarcato le misure di contenimento troppo blande, lo scarso o improprio uso di mascherine e l’ancora eccessivo traffico riscontrato a Milano.
Non meno pericolosa la situazione a livello prettamente economico dove si segnala negli ultimi giorni la querelle sull’ipotesi “click day” per i 600 euro a beneficio dei lavoratori autonomi. Una sorta di procedura a sportello come per i bandi pubblici che ha contribuito ad esasperare la situazione in seguito alla pubblicazione del decreto “Cura Italia”. Una valanga di critiche al presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, e al governo. L’ipotesi è stata ritirata nel giro di un paio di giorni.
Negli articoli precedenti si era dato conto, tra i tanti, dello sviluppo dell’attività di monitoraggio e previsione da parte di alcuni giovani ricercatori. Al progetto avviato dal tempiese Luigi Giuseppe Atzeni e dal collega Vincenzo Nardelli si sono in breve unite numerose altre competenze e il lavoro viene ampliato e affinato di giorno in giorno. È stato diffuso anche un breve Manifesto intitolato “La conoscenza ci difende dalla paura”. Nel link al progetto sono disponibili numerosi collegamenti a biografia specializzata, database e altre informazioni utili. Questo il link al progetto CoVstat https://covstat.it/
Nel frattempo in Sardegna lo scenario appare in netto peggioramento con una situazione più unica che rara. Da questo sito si era fatto appello a concentrare da subito l’attenzione sulla sicurezza del personale medico ed ospedaliero che avrebbe dovuto trattare la diffusione del Covid-19, anche alla luce delle condizioni di base del sistema sanitario sardo. I contagiati in Sardegna al 20 marzo sono 293 (su 1.912 test eseguiti), un incremento di oltre 80 casi nelle ultime 24 ore. Sono 2 al momento i decessi e 15 i casi in terapia intensiva (+6 rispetto al giorno precedente). A questi si aggiungono altri due decessi di sardi emigrati e inclusi nel dato italiano. Quasi tre contagi su quattro sono quindi registrati in provincia di Sassari e, complessivamente, circa il 50% dei contagiati è riconducibile a personale medico e sanitario. Un dato clamoroso che non ha pari nelle Regioni italiane, in Cina e, per quanto informazioni e dati siano parziali, non risultano situazioni raffrontabili in tutta Europa.
La solidarietà della popolazione sarda non è stata mai in discussione e sono numerose le iniziative che nascono ogni giorno. Da imprenditori e lavoratori che producono o donano decine di migliaia di mascherine a raccolte fondi e donazioni di varia natura che coinvolgono trasversalmente tutta l’Isola. Non c’erano dubbi su questo ma è intuibile non sia sufficiente né tantomeno sostenibile.
L’assessore alla Sanità della Regione Autonoma della Sardegna, Mario Nieddu, ha sminuito pericolosamente la diffusione del contagio negli ospedali con un “ci può stare” che ha raggelato il personale impegnato in prima linea e generato forti polemiche e inquietudine nella popolazione che nei nosocomi potrebbe dover andare per Covid-19 o per cure ad altre patologie non posticipabili.
Il governatore Christian Solinas, dopo i maldestri appelli al sentimento religioso popolare, ha chiesto ufficialmente allo Stato italiano l’intervento della Brigata Sassari per la gestione dell’emergenza Covid-19 in Sardegna. Non è dato sapere come questo ipotetico impiego di militari si dovrebbe inserire nella strategia della Ras e nel relativo Piano straordinario Codiv-19 approvato dalla Giunta meno di due settimane fa. Non è chiaro in cosa dovrebbero essere impiegati i militari e quale utilità concreta abbiano, se non – come denunciato da A Foras in un comunicato – “deviare l’attenzione da quelli che sono i reali e gravi problemi che sta incontrando il sistema sanitario sardo”.
Al di là delle retoriche militari e credenze personali di ognuno, è del tutto evidente che santi e soldati non incideranno sulla pericolosa pendenza che l’andamento del Covid-19 sta assumendo e non riusciranno a ridurre il tasso di contagio nei nosocomi isolani o doteranno di adeguate protezioni tutto il personale medico ed ospedaliero impegnato in una dura battaglia scientifica, civile ed organizzativa e non certo militare.