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Poligoni. Sollai: “pretestuoso atteggiamento della Regione nel processo Quirra”

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L’avvocato Gianfranco Sollai

Poligoni. Sollai: “pretestuoso atteggiamento della Regione nel processo Quirra”

Recentemente la Corte Costituzionale si è pronunciata sulla questione sollevata dalla Regione Sardegna riguardo l’eventuale risarcimento inerente al processo “Veleni di Quirra” a carico di otto generali della Difesa. Dopo il pronunciamento, ora il processo può riprendere dopo la conseguente interruzione occorsa in seguito alla richiesta inoltrata a suo tempo dalla RAS al Tribunale di Lanusei.

Come riportato dall’ANSA, secondo la Consulta la titolarità della richiesta di risarcimento in materia di diritto ambientale spetta in via esclusiva al ministero dell’Ambiente e quindi allo Stato. La Corte era stata infatti interpellata dal Tribunale di Lanusei a fronte della richiesta della Regione per dichiarare l’illegittimità costituzionale dell‘articolo 311 del Testo unico ambientale che appunto dispone che il risarcimento venga chiesto solo dal Ministero competente.

Dure le dichiarazioni di Gianfranco Sollai, avvocato difensore per le parti civili al Processo, che ribadisce una posizione già espressa in passato: “la mia opinione è che l’eccezione di incostituzionalità sollevata dalla Regione per quanto formalmente legittima, per il caso in questione e per le relative tempistiche era pretestuosa e volta ad allungare i tempi di accertamento della verità”.

Inoltre – prosegue il legale in una nota – è un paradosso che l’Ente Regione, istituzione che avrebbe dovuto e dovrebbe vigilare su ambiente e salute dei Sardi, abbia permesso e continui a permettere che nei Poligoni e Basi militari si perpetuino attività che distruggono l’ambiente e compromettono la salute dei cittadini, salvo poi, in secondo momento, richiedere la partecipare al risarcimento del danno mentre, per l’appunto a causa di omissioni e supporto alle attività militari, dovrebbe in realtà risponderne”.

 

A Foras! Seconda parte. Il PD e il distretto aerospaziale: salvare il PISQ! (di Scida).

distretto aerospazialehttp://scida.altervista.org/aforas-cap-ii/#sthash.YFuDmbMF.dpuf

Il secondo capitolo del Focus in quattro parti in cui spiegheremo chi, come e perché ha intenzione di mantenere attiva in Sardegna l’occupazione militare, i metodi utilizzati dalla politica isolana per mantenere le proprie posizioni di rendita agendo per una risoluzione reazionaria del conflitto in atto tra Popolo sardo e Stato italiano e la nostra idea di risoluzione dello stesso nell’ambito della lotta di liberazione della nostra nazione.

Partito Democratico è il più grande artefice e sostenitore della riqualificazione in senso militarista del Poligono Interforze di Perdasdefogu. I suoi esponenti sardi hanno svolto, quindi, il ruolo principale nella ricerca di una soluzione di compromesso tra le ragioni popolari contro le servitù e le ragioni della Difesa. Ciò accade da anni, praticamente da quando il PD esiste: già il 26 settembre 2008 i parlamentari piddini Caterina Pes, Paolo Fadda, Siro Marrocu, Guido Melis, Amalia Schirru, Giulio Calvisi, Andrea Lulli chiesero il mantenimento di sperimentazioni degli aerei senza pilota nel PISQ oltre all’ampliamento della stessa area militare.

Negli ultimi tre anni, la funzione degli esponenti sardi del Partito Democratico è emersa in modo palese: la volontà di rivedere – in senso reazionario – l’occupazione militare della nostra isola, nasce al fine di impedire una vittoria popolare tale da eliminare ogni servitù ed ogni esercitazione, in particolare capace di travolgere il PISQ. Nel gennaio 2011 il procuratore Fiordalisi aprì l’inchiesta sulle attività del poligono di Quirra, poste in relazione con oltre un centinaio di morti sospette nell’area, riportando alla ribalta – per l’ennesima volta – il problema delle servitù militari in Sardegna. Un anno dopo, il senatore del PD Gian Piero Scanu presentò la sua proposta di chiusura di Capo Frasca e Teulada e riconversione di Quirra, ponendo l’accento proprio su questa palese volontà di non opporsi all’occupazione militare della Sardegna per prendere le distanze dal “filone antagonista e ribellista”. L’area del PISQ dovrebbe essere riconvertita “per l’addestramento degli uomini della Protezione civile, per attività di ricerca aerospaziale, robotica, microelettronica” ma anche per la “sperimentazione di aerei UAV, la ricerca per il miglioramento delle condizioni di sicurezza dei militari impegnati nelle missioni internazionali”; ovviamente non espone nessun rifiuto di ogni esercitazione militare tout court, bensì di ogni attività lesiva della salute umana e animale. Ciò perché al PD interessa la vita dei sardi finché stanno nell’isola, se poi le attività svolte nel poligono sono funzionali ad uccidere- o ad essere uccisi- altrove sembrano bene accette.

Al di là del processo legislativo, il progetto Scanu è proseguito incontrando la collaborazione delle Università di Cagliari e Sassari nella costituzione del Distretto Aerospaziale della Sardegna (DASS) nell’ottobre 2013 – con il beneplacito dell’attuale presidente della Regione Francesco Pigliaru, in precedenza pro-rettore dell’ateneo cagliaritano con delega alla ricerca scientifica. Tra i soci del DASS figurano aziende implicate nelle attività belliche come l’Alenia Aermacchi del gruppo Finmeccanica, la Piaggio Aero e ovviamente la Vitrociset già attiva nel PISQ. A ciò possiamo aggiungere il documento di programmazione regionale del 22 Luglio 2014 – Giunta Pigliaru – dal titolo “Strategia di specializzazione intelligente della Sardegna” in cui i poligoni militari nell’isola sono indicati come importanti per la realizzazione del suddetto distretto aerospaziale, i cui obiettivi sarebbero anche quelli della difesa aerea.

L’ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale il 17 giugno 2014 ha richiamato il suddetto documento della Commissione Difesa, per chiedere un “riequilibrio, la progressiva diminuzione delle aree soggette a vincoli militari e la dismissione dei poligoni e la destinazione, nell’ambito dei processi di riconversione delle attività svolte nei poligoni, di una quota degli investimenti statali in ricerca e innovazione, proporzionale al gravame militare”. Infine, il 22 dicembre 2014 durante una riunione con 9 rappresentanti di comuni sardi colpiti da servitù, e dopo mesi di tentennamenti e ambiguità, il presidente Pigliaru ha chiarito la posizione massima della sua Giunta e della sua maggioranza consiliare:la dismissione dei poligoni di Capo Frasca e Teulada e la riconversione in chiave di ricerca duale– cioè civile e militare- di quello di Quirra…”

Come abbiamo visto, la posizione del presidente Francesco Pigliaru non è altro che il progetto elaborato dal Partito Democratico da almeno tre anni. Perciò non può, per nessuna ragione, essere considerata una soluzione soddisfacente dal movimento sardo contro l’occupazione militare, che chiede la chiusura di tutti e tre i poligoni. Per questa ragione, movimenti e partiti politici in evidente compartecipazione di interessi con il PD – e quindi con l’attuale Giunta Regionale – non sono in grado di portare avanti una lotta coerente nel rispetto delle ragioni del 13S e quindi saranno i principali difensori di una risoluzione in chiave reazionaria di questo conflitto, proponendo al popolo sardo un progetto già pronto da anni. La mobilitazione popolare, insomma, non servirebbe a niente.

Perciò è doveroso che indipendentisti, studenti, movimenti della società civile sarda – la parte non compromessa della nostra Nazione – stiano in guardia contro questo pericolo, si tengano alla larga dagli imbucati e si pongano chiaramente contro l’attuale Consiglio Regionale, indisponibili ad ogni soluzione di compromesso.

Scida, Giovunus Indipendentistas. http://scida.altervista.org/

TAR Sardegna e antincendio nei Poligoni. Nelle Colonie non è necessario.

occupazione militareE’ arrivata nel tardo pomeriggio di ieri la decisione del TAR Sardegna sul ricorso dell’avvocatura di Stato contro il decreto 271/2014. Parere favorevole verso il Ministero della Difesa al quale non è andata giù l’estensione delle prescrizioni regionali antincendio ai Poligoni militari nell’Isola.

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La Rete Pesa Sardigna sul rinvio della prima udienza del processo di Quirra.

quirra

La Rete Pesa Sardigna prende atto dello spostamento della prima udienza del processo per disastro ambientale a carico di alcuni generali dell’Esercito Italiano che hanno diretto nel passato il Poligono Interforze del Salto di Quirra.

L’udienza è quindi fissata per il 29 ottobre e noi saremo davanti al Tribunale di Lanusei ad esigere con voce ferma verità e giustizia per le vittime del poligono.

La Rete Pesa Sardigna crede che l’occupazione militare della nostra isola possa essere smantellata soltanto da una forte e decisa leva popolare. La Rete Pesa Sardigna è aperta a tutti i sardi che si riconoscono nella rivendicazione minima dei seguenti diritti:

Chiusura immediata e senza condizioni dei tre poligoni di Capo Frasca, Capo Teulada e Quirra.

Bonifica dei territori a terra e a mare a spese dello Stato italiano.

Ogni passo indietro rispetto a questa piattaforma minima costituisce una offesa alla dignità di un popolo stanco e un abuso insopportabile alla sua proverbiale pazienza.

La Rete Pesa Sardigna chiama dunque i sardi davanti al tribunale di Lanusei il 29 ottobre alle ore 9:30. Saremo presenti in maniera significativa per lanciare un segnale forte e chiaro: è maturo il tempo per liberare la nostra terra dall’occupazione militare e per costruire un futuro di prosperità e libertà!

Il FIU sull’occupazione militare: verso il 23 settembre a Lanusei.

pesa saldigna

Negli ultimi tempi, sono stati in parecchi coloro che hanno risollevato il problema dell’occupazione militare in Sardigna attraverso diverse battaglie: dalla lotta popolare e vincente contro i Radar all’attenzione dedicata ai temi del riuso dei beni militari alla rinnovata battaglia contro i Poligoni. 

A tal proposito, il Fronte Indipendentista Unidu aderisce con piacere alla manifestazione nazionale indetta a Capo Frasca per il 13 settembre prossimo, ma ritiene urgente la ripresa di un tavolo di dialogo unitario, condiviso e partecipato, che abbia come oggetto la mobilitazione popolare lanciata per il prossimo 23 settembre a Lanusei.

In tale data avrà inizio il processo contro i generali del PISQ rinviati a giudizio per omissione dolosa e aggravata di cautele contro infortuni e disastri. Al di là della scarsa consistenza politica dei capi di imputazione e dell’esito che avrà il procedimento penale, si tratta certamente di un’occasione storica per infrangere il mito dell’intoccabilità dell’Esercito e della sua licenza a uccidere, inquinare, occupare nella nostra terra.

Siamo convinti che gli indipendentisti, gli antimilitaristi, i pacifisti, i movimenti ambientalisti, tutti coloro che lottano per la salute fisica e mentale della nostra gente, abbiano il dovere di sollecitare, particolarmente in questa occasione, una grande ondata di dissenso verso la presenza dell’Esercito in Sardigna e soprattutto verso i crimini contro la salute, contro l’ambiente e contro le comunità locali.

Riteniamo che il 23 settembre possa essere una data simbolica di forte impatto umano, storico e politico. Proponiamo pertanto di organizzare insieme, in maniera assolutamente condivisa, democratica e paritetica, un grande evento capace di sollecitare l’opinione pubblica sarda ed internazionale e di rilanciare con forza la battaglia per la smilitarizzazione della nostra isola, per il riconoscimento dei gravissimi danni subiti dalla nostra gente e dal nostro territorio. Contemporaneamente chiediamo che quest’atto sia in forte opposizione al decreto legge del 25 giugno 2014, che equipara la tollerabilità delle aree militari a quelle industriali in materia di tollerabilità all’inquinamento, con gli effetti disastrosi che possiamo immaginare.

Proponiamo pertanto un incontro operativo in modo da avere il tempo materiale di organizzare la mobilitazione. L’incontro è fissato per il 24 agosto, nella sede della Carovana Sarda della Pace, in via Ogliastra n° 43 a Cagliari, a partire dalle ore 17.00. 

Fronte Indipendentista Unidu

Quirra. Aspettando l’11 luglio, qualcosa sulla superperizia Mariani

quirra al pascoloLo scorso 18 giugno si è tenuta la prima udienza davanti al Gup Nicola Clivio riguardo al “processo Quirra”. Il Pm Domenico Fiordalisi ha riconfermato il rinvio a giudizio per i 20 indagati: militari e comandati del PISQ, medici e periti della società di valutazione SGS (Gruppo Fiat) e dell’Università di Siena, incaricate negli anni passati di effettuare degli studi al fine di accertare i livelli di inquinamento nel PISQ. Ma non solo.

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