Archivi tag: militarizzazione

Sassari. S’idealibera: assemblea in vista di NO STAREX

no starex
SABATO 23 MAGGIO 2015, ore 18.00 presso lo spazio sociale del collettivo S’idealibera in Via Michelangelo Casaggia 12 (dietro la chiesa di Sant’Apollinare) a Sassari.

**ASSEMBLEA-DIBATTITO SUL CORTEO “FERMIAMO LA STAREX“**

Il Comitato No basi né qui né altrove ha chiamato per l’11 Giugno a Decimomannu un corteo per fermare la più importante esercitazione aerea internazionale che si svolgerà in Sardegna quest’anno, la STAREX.

Un gran numero di velivoli, prevalentemente delle aereonautiche militari italiana e tedesca, decolleranno dall’aeroporto militare di Decimomannu per allenarsi alla guerra. Per questo pensiamo sia importante trovarsi prima per parlare insieme della mobilitazione e degli strumenti da mettere in campo per impedire l’esercitazione. Alleghiamo il testo informativo sul Corteo e sulla STAREX, insieme alla locandina del corteo che invitiamo a diffondere. Vi aspettiamo e chiediamo di dare diffusione quanto più possibile dell’iniziativa.

– Collettivo S’idealibera – (evaliber@autistici.org)

Vogliamo la scuola sarda, non militari italiani (di Scida*). Seconda parte.

borntokillita3*Originariamente pubblicato su Scida – Giovunus Indipendentistas, l’01/10/2013.  http://scida.altervista.org/

Un mito da sfatare: le missioni di pace.

Uno dei punti forti della propaganda militarista italica sarebbe la “meritoria” attività delle truppe tricolori per mantenere la pace in Iraq e Afghanistan, per difendere la democrazia in questi paesi. Punto forte dell’antimilitarismo unionista, invece, è quello dei soldati italiani in servizio per interessi di altri.

La realtà che emerge, da quanto ci dicono alcune inchieste giornalistiche è, invece, molto diversa. Innanzitutto, gli italiani hanno combattuto e combattono. Ovviamente, ci vien da dire, giacché un esercito serve a fare la guerra e dal momento che, tra gli italiani a saltare in aria, non vi è stato certo Gino Strada! Innanzitutto, sappiamo dell’impegno italiano nella “Battaglia dei Ponti”, nei pressi di Nassiriya il 6 aprile 2004, contro i miliziani sciiti di Moqtada al Sadr che – giorni prima- aveva occupato tre ponti sull’Eufrate, dividenti in due la città. Durante i combattimenti, gli italiani sparano 30000 proiettili e uccidono – a detta del comando militare italiano – 15 persone. Miliziani o civili? Di certo sappiamo che gli italiani hanno ucciso una donna incinta ed altre tre persone (madre, sorella e marito, secondo i testimoni), facendo fuoco contro un’ambulanza. Ad ammettere ciò è lo stesso caporalmaggiore Raffaele Allocca, il quale – ritrattando la prima versione, secondo cui, il mezzo fosse un’autobomba, non fermatasi al check-point, e le persone all’interno avessero fatto fuoco contro gli italiani – ha dichiarato di aver sparato delle raffiche su ordine del maresciallo Stival, senza vedere delle persone sporgersi fuori dal veicolo. Il giornalista statunitense Micah Garen, che si trovava nel luogo in quel momento e fu anche rapito dagli uomini di al Sadr, fece un filmato da cui si nota che il mezzo era un’ambulanza che stava trasportava una donna incinta all’Ospedale di Nassiriya. Anche per questo, i miliziani sciiti avevano liberato il corrispondente americano. Ci dice Geran: L’ambulanza n.12 era stata inviata alle ore tre di venerdì mattina per trasferire una donna incinta, che aveva un travaglio difficoltoso, e la sua famiglia, dall’ospedale generale situato nella zona nord della città all’ospedale per le maternità nella zona sud, attraversando il fiume. L’esercito italiano, dislocato al lato sud del ponte, sparò contro l’ambulanza mentre essa lo attraversava. L’ambulanza prese fuoco e quattro dei passeggeri all’interno rimasero uccisi. L’autista e due persone con lui sedute sul davanti riuscirono a salvarsi. I resoconti dell’esercito statunitense, resi noti da Wikileaks recentemente (2010), hanno confermato che dal veicolo colpito non vi fu nessuna offesa. Allocca e Stival furono messi sotto processo dal Tribunale Militare e, infine, assolti nel maggio 2007 perché persone non punibili per aver ritenuto di agire in stato di necessità militare. Infatti, è stato riconosciuto l’”errore” commesso ma anche che il mezzo, in quelle condizioni, potesse rappresentare un pericolo grave ed attuale. Ci chiediamo se un tribunale iracheno avesse emesso una sentenza analoga e se – in condizioni di serio calo di consensi popolari nei riguardi delle missioni- l’Esercito avesse potuto condannare i due imputati, senza pensare alle conseguenze politiche di tale gesto.

Pare che in Afghanistan i “nostri ragazzi” si siano molto dilettati nel combattere i patrioti afghani. Basta fare qualche ricerca negli archivi giornalistici per notare ciò che scrivono i corrispondenti: andando a caccia di talebani, gli italiani hanno preso parte a scontri a fuoco in diversi luoghi del paese: nel distretto di Jawand, sul fronte nord dello schieramento italiano in Afghanistan occidentale; a Surobi, settanta chilometri a sudest di Kabul; a Bala Murghab (la Brigata Sassari, fra Natale e Capodanno 2009 ha combattuto per 72 ore); nel fronte sud di Farah.

L’Italia partecipa – o ha partecipato, nel caso iracheno – come truppa di occupazione ma anche come belligerante. Non solo per assolvere ai suoi doveri di vassallo degli Stati Uniti d’America, ma anche in difesa di suoi precisi interessi economici entro l’area. Infatti, sappiamo che l’Italia, con la multinazionale statale ENI, ha guadagnato qualcosa dai conflitti e dalla consequente “spartizione del bottino” con i suoi compari atlantici: nel 2009, la multinazionale si è aggiudicata per 20 anni il giacimento di Zubair – tra i più grandi del paese, con produzione pari a circa 195 mila barili di olio al giorno e, oggi, progetta nuovi affari nello Stato fantoccio. Ad esempio, è ancora in piedi il progetto di assicurarsi lo sfruttamento del pozzo di Nassiriya, addocchiato fin dagli anni ’90 e che, forse, si pensava di poterlo ricevere con il sangue degli 11 soldati italiani morti nello stesso luogo nel novembre 2003. Gli italiani, però, nel 2009 furono beffati – nella gara d’appalto – da una multinazionale giapponese. I giacimenti afghani di petrolio e gas sono sempre stati tra gli obiettivi dichiarati dell’ENI, che nel paese si sta dando da fare nella scoperta di questi tesori.

Insomma, l’idea di un’Italia mera vassalla – tanto cara agli estremisti dell’unionismo – è senz’altro da ridimensionare: la Repubblica Italiana sta agendo chiaramente da paese imperialista; i suoi soldati non fanno altro che servire gli interessi di questo Stato, offrendo un indubbio servizio agli Usa.

RIFERIMENTI ESSENZIALI

“Battaglia dei ponti: 30 mila proiettili, forse più morti
Sarzanini Fiorenza, Corriere della Sera (26 maggio 2004)

“Sì, abbiamo sparato contro l’ambulanza”
Sara Menafra, Il Manifesto (7 febbraio 2006)


“Un’ambulanza il veicolo colpito dai soldati.
Sentenza militare conferma Wikileaks”
la Repubblica (26 dicembre 2010)

 “Sent. G.U.P. Tribunale militare di Roma, 9 maggio 2007, n. 33″
processo penale a carico di Allocca Raffaele e Stival Fabio

“Ma gli italiani in Afghanistan preferiscono l’attacco alle azioni difensive”
Fausto Biloslavo, Il Foglio, 12-10-2010

“Forze speciali italiane all’attacco in Afghanistan. Le forze speciali italiane sono protagoniste del conflitto afghano 
Fausto Biloslavo, Panorama, 19-07-2010

“Afghanistan: diario di guerra dall’ultimo avamposto italiano”
Fausto Biloslavo, Panorama, 31-08-2008

“2 maggio 2013 –  Herat, Afghanistan: duro colpo inflitto dai militari italiani alle comunicazioni degli insorti”
da www.difesa.it

“Isaf all’attacco nella zona italiana
Manlio Dinucci, Il Manifesto (5 ottobre 2006)

 “Eni si aggiudica il giacimento ‘giant’ di Zubair, in Iraq”
da www.eni.com

“Afghanistan: Eni ‘seriously considering’ investing in northern Afghanistan says minister”
da www.adnkronos.com

“Eni, scoperto nuovo giacimento petrolifero in Afghanistan”
da www.milanofinanza.it

“Eni, attività in Iraq”
da www.eni.com

http://scida.altervista.org/vogliamo-la-scuola-sarda-non-militari-italiani/#sthash.ZBwoaWnO.dpuf

Cagliari, domani Tavolo organizzativo Processo di Quirra. Una rettifica del Fiu.

quirra perdas

Il Fronte Indipendentista Unidu chiede una rettifica immediata relativamente ai contenuti dell’articolo di oggi 23 agosto 2014 intitolato “Appuntamento davanti alla Base“, firmato dalla giornalista Cristina Cossu. Nell’articolo si fa infatti riferimento al tavolo organizzativo previsto per domani 24 agosto nei locali della Carovana Sarda della Pace, in via Ogliastra 43, ore 17:00, a Cagliari, asserendo che tra i promotori del tavolo vi sono: a Manca pro s’Indipendentzia, Sardigna Natzione Indipendentzia, Gettiamo le Basi, Su Giassu, Su Sentidu.

Precisiamo che il tavolo, formalmente chiamato dal Fronte Indipendentista Unidu in data 12 luglio 2014 e in vista dell’organizzazione di un evento da svolgersi in apertura del processo
contro il PISQ, vuole essere un momento di discussione democratica e paritetica. In seguito ai lavori della giornata di domani 24 agosto verrà stilato un resoconto dell’incontro e un bilancio dello stesso, anche in vista degli altri appuntamenti di settembre a cui abbiamo aderito ma di cui non siamo organizzatori.
Precisiamo, inoltre, che la chiamata al tavolo è estesa solo alle organizzazioni indipendentiste e ai movimenti e comitati antimilitaristi e pacifisti, non a chi siede in Regione affiancando i partiti italiani, che facendo l’interesse dello Stato italiano sono diretti fautori della presenza in Sardegna dei Poligoni militari.
Già il giorno 20 agosto abbiamo inviato un comunicato in cui si precisava che l’Appello per l’organizzazione di un Tavolo condiviso per il processo Quirra rappresenta una chiamata finalizzata all’organizzazione democratica di un grande evento capace di sollecitare l’opinione pubblica sarda ed internazionale e di rilanciare con forza la battaglia per la smilitarizzazione della nostra isola. Un evento da non confondersi con la Manifestada del 13 settembre a Capo Frasca, a cui ha aderito, tra gli altri, anche Irs, soggetto politico che affianca il governo regionale.