Tempio. Sanità: dall’incontro dei sindaci a giugno al Piano di oggi

rete ospedaliera SardegnaGiovedì 18 giugno, all’Ufficio Turistico (Ex Mercato) di Tempio Pausania, si è tenuto un incontro tra alcuni sindaci galluresi per discutere della situazione del Paolo Dettori di Tempio. Il futuro della sanità gallurese è al centro del dibattito in vista del Piano regionale dei servizi sanitari da presentare al Consiglio che lo approverà entro il successivo 31 ottobre. L’incontro è stato promosso da Nicola Luciano ex Assessore Giunta Frediani e rappresentante “Popolo dei Lucchetti”, nonché organizzatore di un incontro simile nel luglio 2014 dai toni sensibilmente differenti in quanto a preoccupazioni per il Paolo Dettori, l’accentramento olbiese e le incognite del suddetto Piano sanitario.Presenti i sindaci: Emiliano Deiana (Bortigiadas)Gio Martino Loddo (Calangianus), Marisa Careddu (Luras)Andrea Biancareddu (Tempio Pausania).

Nell’introduzione Luciano parla del lavoro del comitato, definito più volte apartitico e apolitico, e della disponibilità nonchè risposta immediata di Biancareddu per l’incontro. Si augura che ora finalmente i cittadini possano essere uniti agli amministratori (che si ricorda essere politici) e chi si batte per l’ospedale non venga più stigmatizzato; evidente stoccata a Frediani e al centrosinistra tempiese, dopo gli scorni elettorali. Parla a proposito di un comitato in stand-by per alcuni mesi, “autosospeso” durante l’avvicinamento alle amministrative tempiesi, rivendicandolo come valore aggiunto nel lavoro del comitato. Biancareddu, dal canto suo, ringrazia il comitato per il lavoro svolto e rimarca la comunione di intenti con una battuta su una prossima iscrizione come socio onorario. Va precisato che il comitato che in questa occasione viene rappresentato da Luciano, nei mesi passati ha avuto come rappresentante e portavoce, per incontri di un certo peso (con Arru a Nuoro prima delle vacanze natalizie), Marianna Bulciolu, dirigente del Partito dei Sardi e candidata nella lista a sostegno di Antonio Balata alle ultime comunali. Luciano parla del fatto che ora sia arrivato il momento di difendersi e passa la parola a Sandro Grussu, sindacalista nel settore sanitario.

Grussu parla del prossimo 30 giugno come scadenza per la presentazione del Piano di riorganizzazione sanitaria della RAS e annuncia mobilitazioni se la situazione e l’indirizzo non cambieranno. Poggiando sulla figura di Biancareddu come punto di riferimento politico, si accennano possibili azioni per via amministrativa, come il ricorso al TAR. Cita inoltre Tecleme, commissario straordinario della ASL n.2, e il recente caso dell’Otorinolaringoiatria per la quale l’ASL ha fatto marcia indietro dopo le levate di scudi della cittadinanza e alcune polemiche sulla stampa. Oltretutto, il dirigente sindacale attacca Tecleme affermando che sia stato negato l’accesso agli atti da lui richiesti con la motivazione che gli stessi saranno disponibili solo a procedimento concluso.

Il medico Giomartino Loddo, dopo un excursus storico dalla Balduzzi ad oggi, afferma che la protesta deve avere seguito con una proposta e a tal proposito richiama la propria, risalente a quattro anni fa da Assessore provinciale ai Lavori Pubblici e richiamando a tal proposito Marisa Careddu. Loddo parla di un allargamento dell’attuale Distretto di Tempio in modo da recuperare i numeri imposti dalla Balduzzi nella quale, va precisato e lo sarà più volte nell’incontro, solo il cagliaritano vi rientra. Secondo i parametri della Balduzzi – ad esempio – un Ospedale di base deve afferire ad almeno 80.000 utenti – in Sardegna si avrebbero due DEA di II livello, l’Emodinamica (a Sassari e Cagliari) e alcuni DEA di I livello. Questo è il caso dell’ASL n. 2 che contando su meno di 160.000 abitanti è nel mirino per quella che ormai pure Arru ha definito chiaramente “accorpamento di presidi ospedalieri“. La proposta di Loddo è quella scaturita dal lavoro sul tema da due incontri tra decine di amministratori locali, di cui uno nel marzo del 2013 a Perfugas, al fine di sondare la reale fattibilità di un allargamento del distretto sanitario alle comunità della Valle del Coghinas e dell’Anglona, ottenendo dei numeri che scongiurerebbero smantellamenti del Paolo Dettori il quale già ora, di fatto, attrae utenza anche da comunità esterne al distretto tempiese, a testimonianza del punto di riferimento storico di Tempio che con una mossa simile potrebbe essere capofila per due ragioni. Il numero di abitanti in relazione al bacino di riferimento e la localizzazione geografica della città sono le basi per fare di Tempio l’attore principale della rivendicazione politica. Rivendicazione definita con un’immagine da Loddo che ha parlato di una sorta, da un punto di vista sanitario, di “Stato cuscinetto” che possa rispondere al fagocitare olbiese e attingere dal ruolo centrale (sede di Ospedale Universitario) di Sassari. Una riorganizzazione sanitaria con una chiara impronta di democrazia e autodeterminazione di diverse comunità per decine di migliaia di abitanti, non solo in termini di risposta pratica a dinamiche deleterie per l’Alta Gallura, ma derivanti principalmente da un territorio molto vasto la cui scarsa densità penalizza l’impiego del capitale, soprattutto nei servizi pubblici.

Il primo cittadino di Bortigiadas, Emiliano Deiana, rivendica verso le parole in apertura di Luciano il fatto che anche altri sindaci si siano impegnati nella difesa del Paolo Dettori. Deiana fa riferimento ad un problema di base nella questione sanità: una logica aziendalistica che si è impossessata del settore, producendo effetti perversi; anno dopo anno, il deficit ha spinto a tagli e contrazione di servizi finalizzati a porvi rimedio. Mentre questi tagli in molti contesti sono stati realizzati pesantemente, la spesa complessiva ha continuato a galoppare, con un deficit che nel 2014 si è attestato ad oltre 300 milioni di euro. Deiana chiede: se i tagli non hanno ridotto il deficit significa che queste risorse economiche da qualche parte sono andate e che, quindi, la distribuzione delle risorse in Sardegna sia fortemente iniqua. Cita il caso dell’ospedale di San Gavino Monreale, 8.000 abitanti, in recente costruzione, “nonostante la città si trovi a non più di 20 minuti dal primo presidio a Cagliari” (chiaramente sono più di 20 minuti San Gavino-Brotzu) il tutto favorito da una rete viaria extraurbana nettamente più agevole e funzionale rispetto a quella gallurese che sconta, oltre le croniche carenze infrastrutturali, ineluttabili limiti orografici. Il Paolo Dettori lo ritiene indispensabile e sposa la linea di Loddo il quale, rispetto alla campagna elettorale di Biancareddu, parla di un distretto specifico, oppure persino un’ASL autonoma e non un mero “andare con Sassari“.

Dure stoccate da parte di Deiana verso Luigi Arru e – consapevole della pesantezza delle sue affermazioni – attribuisce (politicamente) poca vita all’Assessore, ipotizzando e auspicando pubblicamente che nell’eventuale rimpasto in Viale Trento Arru venga messo da parte. In quanto membro dell’esecutivo definito “a tempo“, Deiana non ritiene proficuo un confronto tra gli amministratori galluresi e lo stesso Arru.

Si fa poi riferimento al Mater di Olbia (Ex- San Raffaele) e all’operazione Qatar Foundation con i circa 55 milioni annui che questo costerà alla RAS – senza contare, tra l’altro, altri valori in gioco come i terreni circostanti ceduti dall’amministrazione olbiese. Il carattere privatistico dell’operazione non può pregiudicare un servizio sanitario pubblico al quale probabilmente urgevano altre politiche riorganizzazione prima che l’attrazione degli investimenti qatarioti.

Deiana propone un nuovo incontro a Cagliari, con il presidente del Consiglio regionale, Francesco Ganau, e il governatore, Francesco Pigliaru, lasciando azioni eclatanti e impugnative come ultime possibilità d’azione. Sulla riorganizzazione sanitaria e la data del prossimo 30 giugno, Deiana precisa un elemento che spesso – colpevolmente – sfugge nel dibattito su un tema importante come quello della Sanità, ovvero la non meno cruciale riforma degli Enti Locali e il superamento della suddivisione amministrativa provinciale. Il riferimento è chiaro: come si inseriscono le Unioni dei Comuni nel ragionamento cagliaritano, spesso più rivolto al capo di sotto e all’area metropolitana? Il riassetto degli enti locali è quindi un passaggio obbligato e delicato; l’opinione del sindaco di Bortigiadas è che nessun riordino a livello sanitario venga calato dall’alto e soprattutto non prima di una riorganizzazione degli enti locali e, in particolare, del sistema dell’associazionismo. La tendenza in questi casi è, infatti, quella di prevedere una sovrapposizione quanto più completa tra l’area dell’ASL (o di un preciso Distretto al suo interno) e quella coperta da strutture come l’Unione dei Comuni o, in prospettiva, le “Convenzioni di Unioni”. Questo secondo caso pare inevitabile in quanto l’area allargata per un Distretto con Tempio capofila riguarda comunità che ricadono attualmente all’interno dell’Unione Alta Gallura, di quella dell’Anglona e Bassa Valle del Coghinas e l’Unione dei Comuni del Logudoro, più alcune comunità non inserite in patti associativi. Caso emblematico quello di Trinità d’Agultu: fuori dall’Unione Alta Gallura dopo meno di due anni dalla nascita, risulta all’interno dell’attuale distretto sanitario di Tempio, ma fuori dalla relativa Unione e non presente in alcuna realtà sovracomunale.

Deiana riconosce il carisma di Andrea Biancareddu e ricorda la trasversalità politica dell’argomento; recepisce l’indirizzo di Loddo sull’allargamento del Distretto, in particolare si cita la Bassa Valle del Coghinas rispetto alla quale Bortigiadas risulta contigua e con una serie di affinità produttive, culturali e storiche.

Marisa Careddu si accoda a quanto esposto da Loddo e, circa i contenuti dell’intervento di Deiana, è scettica sull’opportunità di un nuovo incontro con Ganau e Pigliaru a Cagliari, ennesima occasione solo per parlare, come in passato accaduto con le rassicurazioni dell’ex Assessora De Francisci sulla Gallura e i benefici per la Sardegna e la Gallura derivanti dall’allora “in trattativa” ex San Raffaele di Olbia. Probabilmente questo dimostra come nel corso degli anni e nell’avvicendarsi delle legislature, i rappresentanti galluresi si siano affidati e fidati a garanzie nebulose, puntualmente disattese.  Sui possibili incontri a breve giro di posta, Careddu ritiene – nel caso si propenda per l’ennesima trasferta cagliaritana – di presentare un documento di indirizzo i cui punti, se non recepiti dalla RAS, costituirebbero il fondamento dell’impugnativa.

Successivamente Biancareddu annuncia che per la nuova amministrazione le vicissitudine del Paolo Dettori e della Sanità in generale verranno seguite da Giuseppe Pirinu.

Nel frattempo e oggi…

– Il Piano di riorganizzazione da presentare in Giunta entro il 30 giugno e approvare in Consiglio entro fine ottobre, è stato approvato dalla Giunta regionale il 29 luglio. Secondo Arru darà vita ad un risparmio di spesa pari a 134 milioni di euro nel triennio 2015-2018. Iniziano così a decorrere i 60 giorni entro i quali gli enti locali e le parti sociali presenteranno proposte di modifica.

– L’attuale maggioranza e il sindaco Andrea Biancareddu nelle ultime settimane, come in campagna elettorale, hanno parlato di fermi “senza se e senza ma” su paventanti “scippi” al Paolo Dettori. Dopo l’immobilismo generale delle ultime settimane, Biancareddu nei giorni scorsi ha annunciato due mosse: la predisposizione di un ricorso al Tar per il quale dichiara di aver già attribuito mandato all’Ufficio Legale del Comune e un Consiglio comunale “plenario”, fissato per mercoledì 5 agosto, alle ore 18:00 all’aperto (Piazza Gallura) con la partecipazione di sindaci, amministratori e società civile delle comunità del distretto sanitario.

– Il 27 luglio la segreteria regionale di Nursing Up lamentava in un lungo comunicato “il collasso delle Unità Operative per il Paolo Dettori“, citando in particolare le dotazioni infermieristiche di ortopedia, ginecologia e medicina.

– Il Paolo Dettori diverrebbe in questo nuovo quadro uno “stabilimento di base” che si affianca ad Alghero, Ozieri, Lanusei e Iglesias (salvo alcuni “rinforzi”). La riorganizzazione coinvolgerebbe prevalentemente Medicina (solo degenza, posti letto ridotti), la Chirurgia (in Day Hospital), Ginecologia, Ostetricia (passaggio propedeutico la vicenda del Punto Nascite), Ortopedia, Cardiologia, Otorino, Rianimazione. Varie incognite per il Centro Trasfusionale (ancora due anni di accreditamento) mentre il Pronto Soccorso diventerebbe Semplice senza rinforzi  –agganciato” alla sede del DEA di riferimento, ovvero il Giovanni Paolo II di Olbia. Nell’ottica del Piano, Tempio e il Paolo Dettori ricevono le dovute attenzioni in quanto, come precisato più volte anche dall’ASL n. 2, il bacino di utenza nominale è di 30.000 abitanti (reali circa 45-50.000), ben al di sotto lo standard minimo di 80.000 per prevedere un presidio di base. Insomma, per i vertici della RAS l’ospedale di Tempio considerato come stabilimento di base è già “grasso che cola“.

– La minoranza dell’attuale Consiglio comunale, capeggiata dal candidato sindaco del centrosinistra Antonio Balata, ha diffuso un comunicato che come prevedibile esprime la contrarietà rispetto all’attuale Piano, ritenendolo penalizzante per la Gallura e l’ospedale di Tempio. In particolare, si cade dalle nuvole sul Punto Nascite – la cui perdita viene definita “eclatante” nonostante si tratti di una certezza più o meno dallo scorso novembre, confermata successivamente a denti stretti durante la campagna elettorale. Sull’emblematico “vedremo” di Arru, Balata precisò che se chiusura sarà questa sarebbe dovuta esser equanime per tutti i Punti Nascite in Sardegna con parametri simili a quelli dell’Alta Gallura. Lamentare oggi un iniquo trattamento – “applicazione con l’accetta” – mentre altri territori ricevono deroghe è stucchevole (mal comune, mezzo gaudio), soprattutto se si considera la realtà: la Gallura, nella prospettiva complessiva cagliaritana e statale, ha già ricevuto una deroga, enorme. Per il via libera al Mater, localizzato nell’area gallurese, le deroghe concesse sono state difatti molteplici e, conseguentemente, la Gallura è una delle poche aree della Sardegna (eccetto il cagliaritano ovviamente) dove si registrerà un incremento dell’offerta sanitaria privata, molto disomogenea in Sardegna. Nel comunicato della minoranza di centrosinistra, come nelle posizioni della maggioranza tempiese, nessun riferimento all’incidenza del Mater Olbia in relazione al futuro dell’ospedale di Tempio, mentre si seguita a parlare a compartimenti stagno definendo punto fermo “la conservazione di tutte le specialità attualmente esistenti“.

– L’Assessore Luigi Arru è ancora al suo posto e non è stato sostituito come augurato da Deiana. Nessun rimpasto è intervenuto nel frattempo, anche dopo l’atteso vertice del centrosinistra di Sanluri a metà luglio e, probabilmente, non ve ne sarà uno prima del 2016. Questo complica sicuramente quota parte il confronto: un amministratore “amico” che chiede la testa dell’Assessore di riferimento è politicamente più problematico rispetto ad un comitato e alcuni amministratori che nel 2014 si incatenarono all’arrivo di Arru a Tempio suscitandone il disappunto.

– A margine dell’incontro, come nei giorni seguenti, non è stato redatto alcun documento unitario per il territorio gallurese, indipendentemente dalla scelta tra l’incontro a Cagliari o il muro contro muro a distanza. L’intenzione era formulare un documento di sintesi anche prima della presentazione ufficiale del Piano avvenuta la scorsa settimana.

– Nelle ultime settimane non si è tenuto alcun incontro ufficiale tra le rappresentanze galluresi (e non solo) e i vertici di governo della RAS a Cagliari.

– La riforma sugli enti locali, come si è detto cruciale anche e soprattutto per la sanità, approderà in Consiglio a settembre per l’approvazione definitiva. Nell’attuale disegno partorito dalle commissioni competenti oltre Regione, Comuni e le Unioni dei Comuni trovano spazio le quattro Province storiche, ancora previste per Statuto: sarà il progetto di revisione costituzionale renziano a porre la parola fine anche su di esse. La cosidetta legge ponte, però, esclude nell’architettura istituzionale sarda lo strumento delle “Associazioni di Unioni dei Comuni” elemento che nella prospettiva del nord Sardegna, e del nord-est in particolare, complica non poco la situazione.

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