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Covid-19, Sardegna: santi e soldati piegheranno le curve?

Covid-19, Sardegna: santi e soldati piegheranno le curve?

La diffusione dell’epidemia Covid-19 nel mondo, dall’11 marzo considerata Pandemia dall’OMS, registra 280.000 contagiati e circa 11.500 decessi. La maggior parte di questi come noto si conta in Cina (ex focolaio di Wuhan-Hubei) con più di 3.000 morti e nel nord-Italia con oltre 4.000 morti, di cui quasi due terzi in Lombardia. Nel complesso, su quasi 207.000 test eseguiti in Italia i positivi sono 47.021 mentre gli attivi 37.800. Dai casi positivi vanno infatti sottratti i decessi e 5.129 guariti. I ricoverati in terapia intensiva sono al momento 2.655.

Solo ieri si sono contati 627 decessi e la distribuzione del Covid-19 nel focolaio italiano assume un andamento pericolosamente verticale. Per avere un’idea indicativa, il numero di morti della sola giornata del 20 marzo è pari a tutti i decessi registrati dal 24 febbraio al 10 marzo (631).

Mentre medici ed esperti – o presunti tali – continuano irresponsabilmente a rilasciare dichiarazioni del tutto fuorvianti sulla pandemia, sull’aggressività del virus ai polmoni e su raffronti con anni precedenti, è del tutto confermata la previsione di Giorgio Parisi che due settimane fa parlava chiaramente del rischio di conteggiare in Italia molti più morti rispetto al focolaio cinese e, in assenza di misure drastiche, “bruciare” il vantaggio di 37 giorni rispetto all’andamento della curva di Wuhan.

In questo weekend arriverà in Italia personale medico specializzato da Cuba mentre in Lombardia è operativo da giovedì un team cinese. Durante la conferenza stampa di giovedì introdotto dal presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha parlato Sun Shuopeng, vicepresidente Croce Rossa Cinese. Il gruppo di esperti cinesi ha rimarcato le misure di contenimento troppo blande, lo scarso o improprio uso di mascherine e l’ancora eccessivo traffico riscontrato a Milano.

Non meno pericolosa la situazione a livello prettamente economico dove si segnala negli ultimi giorni la querelle sull’ipotesi “click day” per i 600 euro a beneficio dei lavoratori autonomi. Una sorta di procedura a sportello come per i bandi pubblici che ha contribuito ad esasperare la situazione in seguito alla pubblicazione del decreto “Cura Italia”. Una valanga di critiche al presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, e al governo. L’ipotesi è stata ritirata nel giro di un paio di giorni.

Negli articoli precedenti si era dato conto, tra i tanti, dello sviluppo dell’attività di monitoraggio e previsione da parte di alcuni giovani ricercatori. Al progetto avviato dal tempiese Luigi Giuseppe Atzeni e dal collega Vincenzo Nardelli si sono in breve unite numerose altre competenze e il lavoro viene ampliato e affinato di giorno in giorno. È stato diffuso anche un breve Manifesto intitolato “La conoscenza ci difende dalla paura”. Nel link al progetto sono disponibili numerosi collegamenti a biografia specializzata, database e altre informazioni utili. Questo il link al progetto CoVstat https://covstat.it/

Nel frattempo in Sardegna lo scenario appare in netto peggioramento con una situazione più unica che rara. Da questo sito si era fatto appello a concentrare da subito l’attenzione sulla sicurezza del personale medico ed ospedaliero che avrebbe dovuto trattare la diffusione del Covid-19, anche alla luce delle condizioni di base del sistema sanitario sardo. I contagiati in Sardegna al 20 marzo sono 293 (su 1.912 test eseguiti), un incremento di oltre 80 casi nelle ultime 24 ore. Sono 2 al momento i decessi e 15 i casi in terapia intensiva (+6 rispetto al giorno precedente). A questi si aggiungono altri due decessi di sardi emigrati e inclusi nel dato italiano. Quasi tre contagi su quattro sono quindi registrati in provincia di Sassari e, complessivamente, circa il 50% dei contagiati è riconducibile a personale medico e sanitario. Un dato clamoroso che non ha pari nelle Regioni italiane, in Cina e, per quanto informazioni e dati siano parziali, non risultano situazioni raffrontabili in tutta Europa.

La solidarietà della popolazione sarda non è stata mai in discussione e sono numerose le iniziative che nascono ogni giorno. Da imprenditori e lavoratori che producono o donano decine di migliaia di mascherine a raccolte fondi e donazioni di varia natura che coinvolgono trasversalmente tutta l’Isola. Non c’erano dubbi su questo ma è intuibile non sia sufficiente né tantomeno sostenibile.

L’assessore alla Sanità della Regione Autonoma della Sardegna, Mario Nieddu, ha sminuito pericolosamente la diffusione del contagio negli ospedali con un “ci può stare” che ha raggelato il personale impegnato in prima linea e generato forti polemiche e inquietudine nella popolazione che nei nosocomi potrebbe dover andare per Covid-19 o per cure ad altre patologie non posticipabili.

Il governatore Christian Solinas, dopo i maldestri appelli al sentimento religioso popolare, ha chiesto ufficialmente allo Stato italiano l’intervento della Brigata Sassari per la gestione dell’emergenza Covid-19 in Sardegna. Non è dato sapere come questo ipotetico impiego di militari si dovrebbe inserire nella strategia della Ras e nel relativo Piano straordinario Codiv-19 approvato dalla Giunta meno di due settimane fa. Non è chiaro in cosa dovrebbero essere impiegati i militari e quale utilità concreta abbiano, se non – come denunciato da A Foras in un comunicato – “deviare l’attenzione da quelli che sono i reali e gravi problemi che sta incontrando il sistema sanitario sardo”.

Al di là delle retoriche militari e credenze personali di ognuno, è del tutto evidente che santi e soldati non incideranno sulla pericolosa pendenza che l’andamento del Covid-19 sta assumendo e non riusciranno a ridurre il tasso di contagio nei nosocomi isolani o doteranno di adeguate protezioni tutto il personale medico ed ospedaliero impegnato in una dura battaglia scientifica, civile ed organizzativa e non certo militare.

COVID-19. Alcuni monitoraggi e situazione in Sardegna

COVID-19. Alcuni monitoraggi e situazione in Sardegna

Gli aggiornamenti sul COVID-19 indicano, come prevedibile, che il picco del focolaio nord-italiano sia ancora piuttosto lontano. Come detto più volte, le misure di contenimento iniziano ad evidenziare i benefici di riduzione di contagi dopo un certo lasso di tempo.

A livello mondiale i casi al momento sono oltre 143.000 con 5.394 morti. Al contempo, anche in numerosi Paesi europei, le curve si fanno sempre più ripide. Su tutti la Spagna che ormai procede al ritmo di oltre 1.000 casi in più al giorno (1.188 oggi con 36 decessi). In Italia oggi si registra un nuovo, forte, incremento con 2.547 casi (oltre 1.000 in Lombardia) e ben 250 decessi. I morti totali in Italia sono ora 1.266.

In Cina, al contrario, dopo oltre due mesi la diffusione del COVID-19 si è praticamente esaurita e oggi si registrano solo 22 nuovi casi e 8 decessihttps://www.worldometers.info/coronavirus/

In Sardegna i casi positivi salgono a 44 (+5 oggi). Nessuno è grave (terapia intensiva) ma nessuno – ancora – è stato dichiarato guarito. Buone notizie dal San Francesco di Nuoro con tamponi negativi dopo i casi dei giorni scorsi i quali avevano portato la chiusura del nosocomio e messo subito in crisi la struttura. La maggior parte dei soggetti contagiati sono difatti operatori sanitari.

Da segnalare che da più parti si continuano a denunciare massici arrivi via porti, in particolare Olbia, dal momento che l’unico aeroporto attivo in Sardegna a regime fortemente ridotto è quello di Elmas. La situazione rischia di farsi incandescente anche perché sbarcano auto, caravan, camper e pulmini carichi di viveri ed è del tutto evidente non si tratti di studenti e lavoratori di rientro. Molti sardi e sarde stanno finendo anzitempo o hanno terminato stagioni lavorative invernali ma la percentuale è comunque minimale, anche perché la Sardegna – con poca popolazione e il tasso di abbandono scolastico più alto d’Italia – non conta un enorme numero di studenti universitari “disterrados” e molti emigrati sono rimasti dove vivono, in Italia come in tutta Europa. All’interno dei “vacanzieri” si registrano casi di nazionalità non italiane, in proporzione minimi e probabilmente alimentati anche dal fatto che fino ad una settimana fa nei loro paesi si parlava a malapena del COVID-19 (vedi posizioni governative).

Il dato è chiaro e cosa sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, nonostante gli sparuti tentativi di minimizzare, insinuare la classica “colpa sarda” o, persino, parlare di “accoglienza e ospitalità”. La situazione rischia di farsi ancora più seria di quanto già non lo sia per COVID-19 e il problema non è solo epidemiologico e sanitario, ma politico. Un vero corto circuito. Parti politiche da sempre piuttosto scioviniste con “prima gli italiani” e “aiutiamoli a casa loro” si trovano a richiedere lo stop all’arrivo di nord-italiani (seppur non nominati esplicitamente) e anche altri esponenti politici unionisti chiedono con forza il blocco temporaneo degli arrivi.

Il fisiologico e maggiore rischio contagio e il carico sul sistema sanitario sardo ha i primi esempi pratici. A Carloforte un “turista” milanese è stato scoperto e denunciato solo a seguito di una brutta caduta col motorino (senza assicurazione e revisione), fatto che ha impegnato persino l’elisoccorso per il trasporto al Brotzu. Fortunatamente per i soccorritori e il personale medico entrati in contatto con lo stesso, è risultato negativo al tampone.

In numerosi Comuni (non solo costieri) vengono visti in giro come veri e propri turisti che se interpellati tentano di confondersi con l’accento e la lingua del luogo utilizzando “frasi pronte”. Comportamenti dolosi e irresponsabili che inaspriscono una situazione già critica dove tanti Comuni sono sotto stress alle prese con l’organizzazione di assistenza psicologica, consegna pasti per anziani, disabili e non autosufficienti e tutti i servizi emergenziali che vengono predisposti in situazioni simili.

A riprova di cosa sia accaduto nei giorni scorsi, crescono ancora gli autodenunciati per isolamento fiduciario: 13.300.

Tornando ai dati, di seguito si riportano alcuni link a progetti di monitoraggio o previsione che negli ultimi giorni stanno osservando e cercando di modellizzare la diffusione del COVID-19 e prevederne gli andamenti futuri.

In https://urly.it/34tb8 Luigi Giuseppe Atzeni, Vincenzo Nardelli e Andrea Palladino cercano di stimare l’andamento in Italia nel complesso utilizzando il modello SIR e altri contributi di fonte cinese ottenuti dall’osservazione sullo sviluppo del focolaio di Wuhan. Gli stessi fanno appello ad altre competenze che vogliano unirsi al progetto, con l’obiettivo di affinare il modello e possibilmente in tempi rapidi “regionalizzare” gli scenari. Al momento R0 stimato è 1,32 e il picco è previsto al momento per il 9 aprile. È di fondamentale importanza che analisti o analiste sarde possano dare un contributo avendo magari più confidenza, se non data-set pronti, con le peculiarità dell’Isola e particolari variabili che possano inserirsi al meglio nella ricerca, rendendo le stime per l’Isola più affidabile.  

Un altro progetto al momento si occupa di analizzare la situazione epidemica italiana partendo dalla situazione lombarda e analizzando i trend in altre quattro regioni. Gli autori sono Enrico Bucci, Giuseppe De Nicolao, Enzo Marinari e Giorgio Parisi (quest’ultimo Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei). Il documento in Pdf può essere scaricato al seguente link https://urly.it/34tb- Qui https://urly.it/34tb0 è possibile osservare e seguire un complesso ed esaustivo monitoraggio a cura di Franco Mossotto.

COVID-19, c’è poco tempo: luoghi comuni, pericoli reali e scenario in sardegna

COVID-19, c’è poco tempo: luoghi comuni, pericoli reali e scenario in Sardegna

PREMESSA. Le pagine che seguono sono scritte in base a diverse fonti informative che operano internamente a diversi ospedali presenti del nord Italia (e non solo) che stanno lavorando alacremente nell’emergenza COVID-19. Alcune informazioni ricevute e particolari non verranno divulgati per non rendere riconoscibili il contesto di provenienza e le diverse fonti specifiche. Chi opera in questo momento in quelle zone sa bene che deve pensare a lavorare e salvare più vite possibili, ma chi informa ha il dovere di rendere nota una situazione che, sostanzialmente, secondo il personale operante è molto più grave di quanto finora sia stato divulgato alla popolazione italiana e, si vedrà separatamente, a quella sarda. Consapevole della responsabilità assunta il sottoscritto spera veramente che le cose non vadano per il peggio. Ma le cose non andranno per il peggio se ci saranno determinate scelte individuali e collettive, non certo per magia.

Si procederà per punti, alcuni aspetti sono già stati resi noti nel mare di informazioni a vario titolo divulgate, altri aspetti sono ormai noti nelle ultime 12 ore e su altri si farà ordine e precisazioni.

A tutto il personale medico e sanitario impegnato va un caloroso ringraziamento.

Il COVID-19 è subdolo, molto subdolo.  Questo virus si confonde facilmente in una prima fase con la normale influenza stagionale. Questo ha portato molte persone nelle settimane precedenti ad andare al Pronto Soccorso. I medici stessi non hanno riconosciuto in molti casi il virus e l’attesa in corsia, o un successivo ritorno al PS una volta peggiorate le condizioni, ha infettato centinaia di persone.

Il personale medico sta lavorando come prevedibile con turni massacranti e, soprattutto, con scarsa quando non assente dotazione di dispositivi di protezione. Infatti essi stessi si ammalano. Mancano le note mascherine e mancano quelle più adatte a contenere la diffusione del virus, ovvero quelle di categorie FFP2-FFP3. È urgente dotare massicciamente di dispositivi adatti il personale impegnato e la popolazione civile.

Le terapie intensive sono al collasso, soprattutto in Lombardia che comunque dispone di un sistema sanitario robusto. L’aiuto che possono ricevere da regioni limitrofe è limitato (vista anche la situazione critica anche in queste) perché il trasporto di un soggetto in terapia intensiva da un ospedale all’altro non è operazione semplice: il rischio di decesso è alto. Per la Sardegna, come si vedrà, questa eventualità è logisticamente impossibile. Non si può ricevere aiuto da alcun sistema limitrofo.

In alcuni ospedali italiani si è già arrivati, dopo poco più di due settimane di epidemia, a dover scegliere. Scegliere tra chi intubare e assistere e chi no. Si sta già scegliendo a monte tra chi può avere una data possibilità di vita e chi precludergliela a prescindere per mancanza di risorse. Questo è un dato di fatto ed è dato dai numeri. Circa il 10-12% dei contagiati finisce in terapia intensiva. Se i contagiati aumentano nell’ordine di 1.000-1.500 al giorno (impennate simili si stanno verificando anche in Spagna, ad esempio) significa che ogni giorno vengono occupati anche più di 100 posti di terapia intensiva. Se non si liberano posti da malati precedenti, i nuovi non verranno assistiti adeguatamente. In alcune strutture ospedaliere dai prossimi giorni non verranno più intubati soggetti oltre i 60 anni. In Italia sono presenti circa 3.000 ventilatori.

Vaccino. L’unica reale soluzione ad un virus è la messa a punto e successiva somministrazione di un vaccino. Non è possibile somministrare antibiotici, essendo un virus. Si stanno facendo tentativi con cocktail di farmaci ma sono, per l’appunto, tentativi. La scienza procede per errori e non per decreti o scadenze. Il vaccino tecnicamente non arriverà prima di 10-12 mesi, con buona pace delle poche settimane annunciate e attribuite ai più disparati Stati nel mondo. Purtroppo, mettere a punto un vaccino non è una procedura così rapida come tutti vorremmo fosse. Il distanziamento sociale e il contenimento servono a non far non collassare un sistema sanitario e prendere tempo in vista della messa a punto del relativo vaccino il quale poi andrà distribuito, fase che richiede ulteriore tempo. Questo significa ulteriori contagi e morti. Il distanziamento previene i contagi e riduce i morti.

Il distanziamento sociale come misura di contenimento ha un preciso effetto. I casi si distribuiscono in un periodo più lungo rispetto al mancato intervento delle misure. Le misure di contenimento, però, riducono drasticamente l’entità del picco e con questo il numero di persone che muoiono semplicemente perché non possono ricevere cure a causa del congestionamento del sistema sanitario. Dunque, più in breve, una vita e una società condizionata per un lasso di tempo più lungo ma meno vite perse.

“Alcuni potrebbero aver preso il COVID-19 e averlo superato senza rendersene conto convinti fosse un’influenza”. È vero, ma sono necessarie precisazioni. Innanzitutto, il soggetto potrebbe comunque aver infettato altri mentre lo superava e questi altri potrebbero essere persone che non supereranno l’infezione e moriranno. In ogni caso appesantiranno il sistema sanitario. Altro aspetto: chi lo ha superato in modo silente non necessariamente matura velocemente tutti gli anticorpi che evitano di riprenderlo. Un già ammalato potrebbe riprendere il COVID-19. Oltretutto, per molti che passano il COVID-19 senza accorgersene, ci sono molti, anche giovani, che subiscono quella che tecnicamente è una polmonite interstiziale bilaterale, molto aggressiva, che ha bisogno di ventilazione continua e in casi gravi terapia intensiva. In molti ospedali non sono presenti ventilatori per tutti quelli che ne necessitano.

“Il virus uccide solo anziani” – “L’età media del decesso è alta”. Senza entrare in ragioni morali (anche la vita di un 70-80enne va quanto possibile preservata) questo è vero solo in una prima fase. Già ora, dopo un paio di settimane o poco più, con l’aumento del numero dei contagi si stanno registrando numerosi casi di infezioni polmonari acute su soggetti giovani (anche under 40) che finiscono nei reparti di terapia intensiva. Alcuni muoiono, ne moriranno ancor più se il distanziamento sociale non sarà ferreo. I dati riguardo le fasce d’età delle terapie intensive da COVID-19 in Lombardia sono le seguenti:

22%, 75+ anni

– 37%, 65-74 anni

– 33%, 50-64 anni

– 8%, 25-49 anni

Quindi quasi un posto di terapia intensiva su due viene dedicato a soggetti dai 64 anni in giù. Questo dimostra la forte pericolosità del CODIV-19 anche su fasce giovani.

La letalità del COVID-19 al momento è intorno al 3% (dato OMS). Nei giorni scorsi il rapporto in Italia tra guariti (recovered) e morti (death) era quasi 3 a 1. Per ogni decesso quasi 3 soggetti guarivano. Ora questo rapporto si sta assottigliando velocemente ed è al momento 1,56 a 1 (724 guariti e 463 decessi). Solo ieri era a 1,7 a 1.

Sono gli stessi morti di un’influenza stagionale”. Non è vero. O meglio, lo sono al momento, in questo momento preciso, ma l’influenza stagionale non porta in terapia intensiva tutte queste persone. Pensare che ciò che è stato proietti esattamente cosa sarà è una leggerezza enorme. Non è assolutamente detto che sarà così fra un mese come fra due settimane o ancora prima.

Il COVID-19 ha totalizzato in Italia al momento 9.172 contagi e 463 morti. Questo non significa assolutamente che, ad esempio, nelle prossime 2-3 settimane si registreranno sempre circa 9.000 contagi e meno di 500 morti. La proiezione non è per forza lineare ma potrebbe essere esponenziale. Il virus possiamo dire che corra e, più passa il tempo, più correrà velocemente e i danni saranno sempre maggiori anche perché non c’è il noto “effetto gregge” dato dalla vaccinazione che nelle influenze stagionali esiste ed è raccomandata per determinate categorie.

Rispetto ai giorni scorsi, dove si registravano nuovi contagi al giorno nell’ordine delle centinaia, i contagi ora viaggiano con valori di gran lunga superiori a 1.000 nuovi casi al giorno. L’8 marzo mentre iniziava la scrittura di questo pezzo l’aggiornamento diceva che in Italia si avevano 1.492 nuovi casi e 133 nuovi morti. Al 9 marzo si registrano 1.797 nuovi casi e 97 nuovi decessi (il dato della Protezione Civile è inferiore e si attesta a 1.598 nuovi casi) https://www.worldometers.info/coronavirus/

Per avere un’idea della gravità della situazione, la metà dei decessi totali si sono verificati solo nelle ultime 24-48 ore circa. Che questo sia un picco e ora si andrà a scendere è tutto da vedere e non c’è alcuna indicazione in tal senso. Potrebbe essere anche la fase iniziale di un’impennata ancora più forte.

In Italia si registrano all’8 marzo 122 casi ogni milione di abitanti. Solo la Korea del Sud fa peggio con 144. Al 9 marzo il rapporto per l’Italia è salito a 151 casi ogni milione abitanti, mentre la Korea incrementa a 145,9.

La Cina grazie al contenimento straordinario avviato da tempo (quarantena rigida su oltre 11 milioni di persone) nelle ultime ore ha avuto solo 40 nuovi casi e 22 nuovi morti. In Italia la misura, tardiva, della quarantena su circa 16 milioni di persone (da valutare contenuti specifici e applicazione concreta) è stata prevista al 16° giorno dall’inizio dell’epidemia. Il numero di infettati nel frattempo crescerà per fughe e perché ancora molti infetti sono a spasso asintomatici.

Questo è dato da un abbassamento di attenzione clamoroso dopo un primo, positivo, schock. Il contenimento era dato proprio dalle prime misure in atto e l’opinione pubblica turbata. Invertendo il nesso causale, qualcuno ha pensato bene che il COVID-19 stesse rallentando da solo, come per magia. Ma il rallentamento era dato semplicemente dal contenimento e da una prima, forte, paura. In una seconda fase, nel momento in cui il contenimento si allenta, in mancanza di un vaccino, l’attenzione scende e il contagio corre inevitabilmente. Esempi ne sono “l’acquavite che ci salverà” nel bar in Veneto, i vari casi di fuggitivi dalle zone rosse verso altri luoghi o i Navigli a Milano ancora in questi ultimi giorni colmi di gente intenta a fare aperitivi e ballare incoscientemente.

Il panico gioca brutti scherzi, ma una razionale paura tiene vivi e previene. La fobia è un problema, ma l’incoscienza e la superficialità aumentano la diffusione. Il contagio non si arresta magicamente perché “si pensa positivo” o “ci credo forte forte” o “non facciamoci condizionare”. Il nostro pensiero non è più forte di un virus. Quella è magia e religione, con tutto il rispetto per le idee personali di ognuno. Ad azioni precise corrispondono conseguenze precise: se non si dispone di un vaccino e le persone non si distanziano, il virus corre e lo farà sempre più velocemente. È semplice ed è mortale, soprattutto per alcuni ma se il sistema sanitario collasserà questo avrà conseguenze su tanti, anche giovani e in buona salute.

Anche alcuni medici e persino virologi hanno dovuto fare il percorso inverso. Da incalliti anti-allarmisti preoccupati per esagerazioni di “poco più che un’influenza”, in 10-12 giorni sono passati ad ammettere che non se ne sa molto, che il COVID-19 è molto contagioso e che è il caso di seguire strettamente alcuni comportamenti. L’influenza stagionale non è neanche lontanamente paragonabile alle polmoniti gravi che stanno riempendo interi reparti e che continueranno a riempierli sempre più se non si contiene la diffusione del virus.

Un altro aspetto riguarda la capacità di mutazione del COVID-19. Ogni virus muta e lo fa con velocità diverse. Sicuramente il CODIV-19 rispetto alla SARS muta con un tasso nell’ordine delle decine di volte superiore. Questo, però, non significa granché. Il virus può mutare “in male”, più aggressivo e letale, o “in bene” essere meno aggressivo e virulento. Non ci sono chiare evidenze in tal senso.

SARDEGNA. L’insularità è un elemento che in una prima fase gioca a favore del contenimento. Il perché è intuitivo. Se il virus non è presente, e nessuno lo porta dall’esterno in alcun modo, esso non può logicamente diffondersi. Nel momento che, per un qualsiasi motivo, il virus infetta il contesto isolano e si diffonde l’essere Isola gioca un ruolo opposto.

Le persone scappate indebitamente nell’Isola da zone rosse, in larga parte residenti italiani ma anche sardi studenti-lavoratori, sono un numero indefinito. Non abbiamo al momento dati certi ma sarebbero ricavabili da traffico aeroportuale che le istituzioni sarde e l’opinione pubblica hanno il dovere di reperire e sistematizzare il prima possibile. Se si hanno i nominativi di chi è entrato, si può sapere (in parte) quali proprietà gli stessi abbiano nell’Isola e dove, presumibilmente, si trovino. È impossibile ricostruire tutto in tempi rapidi, lo si può fare solo in parte. In termini di contagio bisogna sapere che quanto accaduto avrà effetti non del tutto rimediabili. È possibile solo attenuare ma bisogna farlo subito.

Pensare che queste persone arrivate negli ultimi giorni (prima del Decreto) dicano tutto ciò che c’è da dire in autonomia è un’ingenuità. È certo che queste persone stanno già aumentando la velocità di diffusione del virus. Senza un vaccino, mettere persone infette vicino a persone sane fa ammalare le seconde. Mettere più persone infette vicino a persone sane fa ammalare più velocemente l’intera collettività. È inevitabile. La condizione del sistema sanitario sardo poi potrebbe fare il resto causando molti più morti di quanto le stesse istituzioni sanitarie potessero pensare per la Lombardia alcune settimane fa. Anche il periodo di incubazione di 2-11 o max 14 giorni potrebbe col tempo subire rialzi perché da quanto riportato dalle fonti in queste settimane ci sono stati casi di incubazione anche maggiore. Anche su questo fronte non si hanno letture scientifiche definitive.

Che fare nell’Isola? Questo articolo non fornisce alcun indirizzo medico su come trattare infezioni polmonari ma “suggerisce” alcune soluzioni logistiche da predisporre IMMEDIATAMENTE:

  • adoperarsi per rintracciare retroattivamente tutti coloro che a vario titolo e con vari mezzi siano entrati in Sardegna nelle ultime settimane, isolarli-isolarsi e contattarli almeno due volte al giorno, dove possibile anche via chiamata video-web;
  • adoperarsi per tracciare tutti coloro che entrino in Sardegna da questo momento in poi (allo stato attuale delle previsioni di legge). A quanto si apprende in queste ore proseguono arrivi in massa e i controlli sono assenti. Il rischio di un ampio contagio in questo modo è una certezza, non un rischio;
  • considerare l’applicazione di una chiusura totale degli accessi all’Isola (richiesta anche dall’ANCI). Si tratta di una misura drastica ed evitabile fino a due settimane fa. Ora il problema è anche operativo: portare avanti con profitto le due attività (tracciatura e monitoraggio su già arrivati e monitoraggio su nuovi arrivi) renderebbe improba l’operazione in termini di poco tempo ed enormi risorse necessarie. Per rintracciare migliaia di già arrivati, controllare e gestire porti e aeroporti aperti e quarantene, sarebbero necessarie energie inquantificabili;
  • nella prospettiva di una inevitabile e massiccia diffusione del contagio, che ci sarà, è urgente pensare alle eventualità peggiori. Organizzare ospedali o affini su grandi imbarcazioni allo scopo adattate e attraccate nei porti sardi. Non si possono in breve costruire ospedali o campi medici (anche per motivi climatici) ma si possono adibire i locali delle imbarcazioni per quarantene, monitoraggio, reparti di pronto soccorso e reparti di rianimazione-terapia intensiva;
  • utilizzo laddove possibile di idonee strutture alberghiere e/o resort, in aree non urbane e dotate di ampi spazi esterni nei quali organizzare le quarantene;
  • allestire pre-triage in tenda fuori dal Pronto Soccorso in ogni ospedale dell’Isola;
  • predisporre i punti precedenti evitando da subito di convogliare contagiati e altri pazienti per altre patologie negli “ospedali classici”. Non ammassare persone negli stessi o comunque nei contesti urbani dove si trovano gli ospedali;
  • disporre di un numero massiccio di maschere e tamponi i quali hanno, oltretutto, un costo considerevole (90-100 euro). La RAS di quante unità dispone attualmente o può disporne nel futuro immediato? È fondamentale la qualità e quantità di dispositivi di protezione per il personale medico e sanitario per contenere il contagio tra gli stessi, cosa che farebbe collassare subito il sistema sanitario sardo. Per i civili, oltre maschere e dispositivi, il distanziamento sociale e le note norme igieniche rimangono priorità assolute.
  • i mezzi pubblici sono un aspetto problematico. Possono essere un veicolo del virus, ma paralizzare i trasporti potrebbe creare il caos soprattutto nell’area metropolitana di Cagliari. Il servizio pubblico potrebbe rimanere attivo osservando alcune condizioni imprescindibili. Distanze tra utenti, tratte dunque non affollate, e un’adeguata e costante sanificazione dei mezzi. Scientificamente, un mezzo pubblico così gestito e organizzato non è più pericoloso, ad esempio, di un negozio di alimentari;
  • gli anziani non devono uscire per nessuna ragione e devono ricevere visite solo se strettamente necessarie. Tutti gli altri, ugualmente. Non è una indicazione data a cuor leggero ma chiudere le scuole e poi ammassare, per esempio, persone in coda in uffici pubblici per una settimana non ha avuto alcun senso e avrà conseguenze. Il virus si diffonderà comunque. Rinviare l’inaugurazione di qualcosa ma andare al ristorante non ha alcun senso. Limitare ogni attività non strettamente necessaria. Per un periodo indefinito sforzarsi di vivere in modo monacale o quasi se semplicemente si vuole continuare a vivere. Non andare al cinema ma toccarsi e baciarsi con i propri parenti o affini non ha alcun senso.

Si è perso molto tempo per una settimana nel chiudere scuole ma non chiudere eventi sportivi, chiudere scuole ma far riunire i bambini nelle piazze a giocare e sudare assieme per poi tornare a casa da genitori e nonni anziani e debilitati. Non lo sappiamo ancora con precisione, ma questo ha comportato già dei contagi che si manifesteranno nelle prossime 2 settimane circa.

Non c’è molto tempo, attrezziamoci.

Occupazioni militari. A Foras Camp 2016

afora camp

Occupazioni militari. A Foras Camp 2016

 https://aforascamp2016.noblogs.org/internacionalcalls/

CHIAMATA GADDHURESU

La Saldigna è la reggioni più militarizzata d’Europa, l’ìsula uspitigghja ziraccumi militari umbè manni e diffarenti muntaturi liati a l’attivitai militari e l’accunumia di gherra, oltri a esse tuccata da proi militari e pruduzioni di almamenti ogghjimai da dècenni. Chista attivitai tocca in tuttu e pal tuttu la ita di li passoni, lu sò dirittu a la tarra, innant’ a salutu e ambienti. La ziracchia militari si pìdda più di 35 milia èttari, e si cuntemu puru chissi a mari, lu locu tuccatu è in tuttu più mannu di la Saldigna intrea; vi sò Pòligoni (Capu Frasca, Capu Teulada), un Pòligono pa li proi innant’ a l’almamenti noi, un areopoltu militari (Decimomannu), una frabbica di bombi (Domusnovas).

In dugna casu, la gherra contra l’occupazioni militari di la Saldigna sighi da altettantu tempu, a li olti cun folza manna e suzzessi, mancu inn’alti .

Tanti mumenti di muimenti mannu sò cuminciati illu 2014, dapoi di una manifestazioni di bulumu, cumprita cu l’intrata illa basi militari di lu pòligono di Capu Frasca, illu centru-ovest di l’ìsula. Chistu momentu ha fattu nascì una fasi noa di li gherri: sò nati cussì siduti e cumitati, vi sò stati tanti atti diretti, in mezu a chisti v’è chissa pa filmà Trident Juncture (una proa NATO abbeddu impultanti) a Teulada, illu sud-ovest di la Saldigna, illu mesi di Sant’Andria 2015.

Chisti cundizioni ani fattu iscì a campu lu bisognu di rinfulzà l’olganizzazioni di un muimentu cu li raichi illi tarritori, allalgatu e orizontali chi tinissia altu lu livellu di manegghju. Sò stati priiduti tre siduti generali (Bauladu, Aristani in lampata e a Lanusé illu mesi d’alghjola) sighendi un ghjiru mannu di più di 30 prisintazioni e rasgiunati illi comunitài di tutta l’ìsula.

Li siduti ani fattu nutà lu bisognu di apruffundì tanti algumenti, pa middurà e cundividì cantu si sa di l’occupazioni militari e li pussibuli maneri pa libbarassinni , e ammanigghjà cumunamenti li passi di la gherra chi venarà. Chisti attoppi sò stati puru una manera pa agattassi in momenti di sozializazioni e pa punì insembi diffarenti esperienzi, idei, pratichi chi venini da l’altettantu diffarenti lochi e li camini di ca l’è in palti.

La campéggiu sarà un altu passu ancora pa rinfulzà li liami fra li gruppi chi trabaddani innant’ a chisti algumenti, pa fraicà una cunuscenzia cumuna e spaltì punti di ista innant’ a divessi algumenti, oltri chi pa ammanigghjà la prossima passata di muimenti cumincendi da li blòcchi di vagghjimu chi è vinendi e l’azioni diretti contr’a tuttu lu cuntestu militari in Saldigna.

Vi sò sei algumenti prinzipali chi sarani rasgiunati: (1) Fa pettu a lu contu militarista illi scòli elementari, medi e superiori. (2) accunumia, trabaddu, salutu, ambienti: li cunsighenzi sòziali di l’occupazioni militari (3) La storia di lu muimentu contr’ a l’occupazioni militari in Saldigna e li scèn i intelnaziunali. (4) Lu trabaddu cumunu fra l’universitài saldi e li strutturi militari. (5) La frabbica di bombi di Domusnovas (RWM). (6) Comunicazioni di fóra, àlti e pruppaganda: crià un immagghjnàriu cumunu pa lu muimentu contr’ a l’occupazioni militari.

Lu campéggiu priidi puru umbè di mumenti di sozializazioni, comu giti, pruizioni, cuncelti e Dj-set, oltri chi cumpaltì rispunsibilità ill’olganizzazioni e illa gìstioni di lu campeggiu. Chista, cussì comu lu rispettu unu cu l’altu e lu trabaddu cumunu, è una palti altettantu impultanti pa fraicà la nostra gherra cumuna.

CHIAMATA E PROGRAMMA COMPLETO (SARDU)

S’Assemblea Generale Sarda contra s’ocupatzione militare cramat a collida totu sas sardas e sos sardos solidales chi bèngiant dae cale chi siat parte de su mundu e chi apant a coro sa defensa de custa terra, pro una chimbe-dies de cunfrontu e sotzialidade chi potzat èssere sa base teòrica e pràtica, propedèutica a un’atòngiu de blocos e atziones, contra a cale chi siat atividade militare in Sardigna.

Su percursu de s’assemblea generale de ocannu s’est realizende in prus tapas e bidet in su campègiu una reale possibilidade de sotzializatzione, iscàmbiu de informatziones ùtiles, ainas pro unu movimentu in crèschida a fines de fraigare complitzidade intro sos colletivos, sos sìngulos e sos assòtzios chi ant aderidu e chi s’atzapant collocadas in vàrias partes de sa Sardigna.

Amus detzisu de cunvocare su campègiu contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna dae su 7 a s’11 de cabudanni pro permìtere a is istudiantes de sas iscolas superiores de pòdere èssere presentes e dare su contributu issoro in intro de sos laboratòrios chi sunt essidos intro de sos addòbios de sas assemblea generale de Bauladu e Aristanis.

Su campègiu s’at a isboligare in su cuntestu galanu de su Buscu Seleni, chi si podet segudare dae s’istrada istatale 198 a pagos minutos dae Lanusè. In sa duda intro Maurreddia e Ogiastra, s’ispitziesa de unos cumpàngios e sa predispositzione de su logu a istrangiare eventos de custu tipu, nos at fatos detzìdere pro sa bidda manna ogiastrina.

Dae su puntu de vista nostru, est de fundamentale importu a batire unu tema tantu dìligu in su coro de unu territòriu chi istràngiat una parte de su polìgonu interfortzas de su Sartu de Chirra (su prus mannu de Europa); chi istràngiat su tribunale in su cale si isbòligat su protzessu ligadu a sos iscàndalos ambientales e sanitàrios chi in cussu polìgonu si sunt consumidos; in su cale sunt faghende sos pranos de ricunversione e sas tzerachias noas propostas dae su Partito Democratico comente su Distretu Aero-ispatziale de sa Sardigna, chi interessat s’aeroportu de Tortolì cantu a su PISQ.

In prus nos paret de importu a nos mòvere in unu territòriu chi bidet s’arbèschida de unu comitadu nou, Ogiastra-Sàrrabus contra a s’ocupatzione militare, cun su cale cumpartzire esperièntzias e cuntierras inghitzende dae su campègiu.

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Programma:

Mèrcuris su 7 de cabudanni de su 2016: Die de abertura e acasàgiu

Atividades previstas:

– dae ora de sas 11:00 a sas 17

Intrada in su campègiu: acasàgiu, sistematzione e abertura info-point

– ora de sas 13:00

Gustare / pràngiu

– ora de sas 16:00 in sa sala tzentrale de s’edifìtziu

Assemblea plenària de introduida e presentada de su campègiu e de sas mesas de traballu

– ora de sas 20:30

Chena

Giòbia su 8 de cabudanni de su 2016

Atividades previstas:

– dae s’ora de sas 10:00 a sas 13:00

Laboratòriu: sas collaboratziones intro de sas universidades sardas e s’aparadu militare; s’indùstria de bombas de Domusnoas (sa RWM); comunicatzione cun arte e propaganda pro fraigare un’immaginàriu pro su movimentu contra a s’ocupatzione militare;

– ora de sas 13:00

Gustare / pràngiu

– dae s’ora de sas 16:00 a sas 19:00 laboratòriu:

Cuntrastare sa narratzione militarista in sas iscolas elementares, mesanas e superiores; economia, traballu, salude, ambiente e rutas sotziales de s’ocupatzione militares; s’istòria de su movimentu contra a s’ocupatzione militare in Sardigna e sos iscenàrios internatzionales.

– ora de sas 20:30

Chena

– ora de sas 21:30

Projetziones, sotzialidade e mùsica

Chenàbura su 9 de cabudanni de su 2016

Die de traballu de duas. Atividades previstas:

– dae s’ora de sas 10:00 a sas 13:00 laboratòriu:

Cuntrastare sa narratzione militarista in sas iscolas elementares, mesanas e superiores; economia, traballu, salude, ambiente e rutas sotziales de s’ocupatzione militares; s’istòria de su movimentu contra a s’ocupatzione militare in Sardigna e sos iscenàrios internatzionales.

– dae s’ora de sas 16:00 a sas 19:00 laboratòriu:

Sas collaboratziones intro de sas universidades sardas e s’aparadu militare; s’indùstria de bombas de Domusnovas (sa RWM); comunicatzione cun arte e propaganda pro fraigare un’immaginàriu pro su movimentu contra a s’ocupatzione militare;

– ora de sas 20:00:

Chena sotziale de auto-finantziamentu, gastos campègiu e cuntierras in su territòriu, pro aparaulare mutire Michele 3297892577

– ora de sas 22:30:

ispetàculos, mùsica, sotzialidade

Sàbadu su 10 de cabudanni de su 2016

Die de traballu de tres. Atividades previstas:

– ora de sas 10:00:

Atzione de volantinàgiu in Lanusè

– ora de sas 11:00:

Assemblea tzitadina contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna

– ora de sas 16:00:

Assemblea de tancada de AFORASCAMP2016: resocontu traballos de sos laboratòrios, organizatzione corteu tzitadinu, prospetivas de cumbata e blocos de atòngiu de sas atividades militares

– ora de sas 20:30:

Chena

– ora de sas 21:30:

Cuntzertu de auto-finantziamentu cun: Futta, Dr Dreher e CRC Posse, Tzoku e final set by Autcast Crew

Domìniga s’11 de cabudanni de su 2016

Atividades previstas:

– limpiadura de su padente, ismontadura tendas e “check out”

-ora de sas 13:00:

Gustare / pràngiu

– ora de sas 16:00:

Corteu tzitadinu contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna

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A SI ACURTZIARE A SU CAMPÈGIU

Amus pensadu sas dies de cabudanni pro permìtere a, a chie si chèrgiat acurtziare pro sa prima bia a sa mobilitatzione contra a sas bases militares, de lu pòdere fàghere cun sos mèdios pròpios. Bolimus faeddare intre nois e a onni persone sena fraigare muros identitàrios o arresonos ideològicos chi nos atèsiant dae chie realmente bolemus segudare. No at a èssere unu campègiu de atzione direta ma una tapa de fràigu de sa cumbata pro s’atòngiu. S’obietivu est a rèndere totus còmplitzes e partètzipes a sos blocos e a sas atziones benidoras.

Su campègiu est completamente autofinantziadu e autogestidu, suportadu dae sos colletivos, organizatziones e individualidades ispartas subra su territòriu sardu. Amus a pedire a sos partetzipantes de contribuire a sos gastos de su campègiu lassende un’oferta lìbera in s’info point chi at a èssere presente in s’intrada de s’àrea tendas. Bos amus a pedire de bos prenotare pro sa chena manna chi semus organizende pro su sero de su chenàbura 9 de cabudanni a su nùmeru 3297892577 (Michele). S’ùrtimu momentu pro torrare a intro de sos gastos e intentare a collire carchi cosa pro sustènnere sa cumbata de atòngiu at a èssere su cuntzertu organizadu su sàbadu 10 de cabudanni 2016 a su cale bos cumbidamus a partetzipare e publitzidade cantu prus possìbile.

In prus de su logu tendas gosamus de sala riuniones/cunferèntzias, còmodos e dòtzia cun abba callenta, logu DJ set e coghina autogestida cun gravìllia. Est proibidu de manera severa a allumare fogos foras de sos logos lìtzitos, ghetare pabiràmene o àliga in intro de su padente e de s’àrea archeològica. Bos pregamus de bos batire pratos e tatzas torra impreàbiles de manera chi si fatzat prus paga àliga possìbile.

Pro s’ispìritu de sa cumbata chi giughimus a in antis e pro s’organizatzione chi nos amus dadu, bos averiguamus chi in su campègiu non cherimus ratzistas e fascistas, filo-militaristas, ispatziadores, isvilidos e fortzas de s’òrdine. Sunt imbetze atzetados amigos a 4 brancas.

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Lanusè e su buscu Seleni

Lanusè est una de sas biddas prus importantes de s’Ogiastra, sede de sa Diòtzesi e de su Cullègiu de sos Salesianos, de su Tribunale e de s’Ispidale Tzivile. Contat belle 6000 abitantes e est arrambadu che a un’anfiteatru chi dòminat sa badde e sa costera subra su mare. Su patrimòniu archeològicu at atestatziones chi andant dae su neolìticu reghente finas a s’edade romana. Sas chircas archeològicas cròmpidas in su territòriu ant atzapadu, in su Buscu Seleni, duas domos de gianas datadas a unu perìodu cumpresu intro de su XV e su VXIII sèculu a.C.. Su passadu suo lughente est testimoniadu galu oe dae sa presèntzia manna de tzentros culturales che a sos museos, crèsias, monumentos. Unu particulare tzinnu (CENNO) andat a s’Osservatòriu Astronòmicu “F. Caliumi” postu in su cùcuru de su Monte Amidda, a sa catedrale Maria Maddalena, ritza in s’annu 1927, a sa cresiedda campina de S. Cosma e Damianu. Lanusè est connota pro s’agradessimentu de su clima suo, subra totus pro sa presèntzia a pagos chilòmetros dae su tzentru de sa bidda de unu padente cun meda benas e meda animales che a sos sirbones, matzones, columbas agrestes, furàntzulos, etc…

Su Buscu Seleni

Su parcu archeològicu, imbèrghidu in unu padente de èlighes, castàngios e chercos, est situadu in pitzu de una campeda granìtica a 1000 metros subra su livellu de su mare, e atesu 5km dae su tzentru abitadu de Lanusè. In ie b’est su nuraghe “Gennacili” inghiriadu dae sa bidda nuràgica, cun duas tumbas de sos gigantes situadas a 500m de distàntzia dae su nuraghe e dae duos càntaros sagrados. Su nuraghe, fraigadu subra unu puntzone rocosu chi a tretos sostituit sa muradura, no est sarbadu de manera òtima, ma abarrat su basamentu inghiriadu dae un’aglomeradu de duas chentas pinnetas e restos de muros defensivos. Sas duas tumbas sunt realizadas cun granitu locale. Sa de unu, chi est datadu a su sèculu XV a.C., e a tipu istele tzentinada e presentat un’esedra mesu tunda, e de sas duas est sa prus minore ca mesurat 8m de longària. Sa tumba de duas chi est datadu a su sèculu XIV a.C. est de su tipu a filares (fraigada cun blocos de granitu traballadu) e mesurat 11m de longària pro 5m de largària pro 1,2m de artària. Sos materiales atzapados intro de sos iscavos si podent datare a s’edade de su brunzu mesanu e brunzu finale (dae su 1600 a.C. a su 900 a.C.). In s’esedra, sa zona mesu tunda a ogros de s’intrada de sas tumbas, si praticaiat su ritu de sa crochidura (iscritos latinos narant chi sos sardos nuràgicos dormiant unas dies a probe a sas tumbas de sos caros issoro pro los pòdere addobiare intro de su sonnu; probabilmente suta s’efetu de carchi pranta de su noscu).

Inditos istradales pro acudire a su buscu e dormire a fùrriu

Dae Lanusè si sighit s’istrada istadale 198 (essida cara a Nùgoro, bìviu Carmine e Gàiru), si prosighit galu 6km in diretzione Gàiru, s’isvìnculu pro su buscu Seleni e su parcu archeològicu s’atzapat a manu manca in su chilòmetru 85.

Pro chie chèrgiat acudire dae cale chi siat parte de sa Sardigna, bos cumbidamus a visitare su situ:

http://www.arst.sardegna.it/index.html

http://www.trenitalia.com/

In sas dies de su campègiu at a èssere disponìbile un’ispola chi at a ligare Lanusè a su Buscu.

Pro sas famìlias o sas persones chi chèrgiant dormire de manera prus còmoda respetu a sa tenda cun sacu-letu, at a èssere cumpilada una lista de locandas, bed and breakfast, air B&B e allogaderis chi ant a praticare prejos moderados pro sas dies de su campègiu.

Sa lista de sas informatziones pràticas at a èssere publicada in su situ: https://aforascamp2016.noblogs.org/

Pro informatziones logìsticas, pràticas e polìticas, podides iscrìere una mail a: aforasmilitaris@autistici.org, o cramare su nùmeru 3386377600 (Nicola).

ITALIANO

La Sardegna è la regione più militarizzata in Europa, l’isola ospita servitù militari molto estese e diverse installazioni legate all’attività militare e all’economia di guerra oltre a essere interessata da esercitazioni militari e produzione di armi ormai da decenni. Quest’attività ha un impatto profondo sulle vite delle persone, sul loro diritto alla terra, sulla salute e l’ambiente. Le servitù militari occupano più di 35mila ettari, se consideriamo anche le servitù a mare la superficie totale è più grande di quella dell’isola intera, ci sono poligoni (Capo Frasca, Capo Teulada), un poligono per il test di nuove armi (Salto di Quirra), un aeroporto militare (Decimomannu), una fabbrica di bombe (Domusnovas) ecc. Tuttavia, la lotta contro l’occupazione militare della Sardegna va avanti da altrettanto tempo, con momenti di grande forza e successo e altri meno.

Una nuova ondata di mobilitazioni è iniziata nel 2014, dopo una mobilitazione di massa conclusa dall’irruzione dentro la base militare del poligono di Capo Frasca, nel centro-ovest dell’isola. Questo episodio ha dato vita a una nuova fase delle lotte: sono nate assemblee e comitati, ci sono state chiamate per diverse azioni dirette, tra le quali quella che è riuscita a interrompere la Trident Juncture (un’importante esercitazione NATO) a Teulada, nel sud-ovest della Sardegna, nel novembre 2015.

Questi eventi hanno mostrato la necessità di portare e rafforzare l’organizzazione di un movimento radicato nei territori, decentrato e orizzontale che tenesse alto il livello di mobilitazione. Sono state organizzate tre assemblee generali (a Bauladu e Oristano, nel centro-ovest della Sardegna, in giugno del 2016, e a Lanusei, nel centro-est, nel luglio 2016), in seguito a un lungo tour di presentazioni e dibattiti in tutta l’isola.

Le assemblee hanno posto l’attenzione sulla necessità di approfondire una serie di temi, per migliorare e condividere la conoscenza dell’occupazione militare e delle possibili vie per liberarsene, e di organizzare collettivamente i prossimi passi della lotta. Questi incontri sono stati anche un’occasione per riunirsi in momenti di socializzazione e di messa in comune delle diverse esperienze, idee, pratiche provenienti dai diversi luoghi e dai percorsi dei partecipanti.

Il campeggio sarà un ulteriore passo per rafforzare le connessioni tra i diversi gruppi che lavorano su questi temi, per elaborare una conoscenza comune e condividere opinioni su diversi argomenti, oltre che per organizzare la prossima ondata di mobilitazioni a partire dai blocchi del prossimo autunno e le azioni dirette contro il complesso militare in Sardegna.

Ci sono sei argomenti principali che saranno discussi durante i workshops: (1) Contrastare la narrazione militarista nelle scuole elementari medie e superiori; (2) Economia, lavoro, salute, ambiente le ricadute sociali dell’occupazione militare; (3) La storia del movimento contro l’occupazione militare in Sardegna e gli scenari internazionali; (4) Le collaborazioni tra le università sarde e l’apparato militare; (5) la fabbrica di bombe di Domusnovas (RWM); (6) Comunicazione esterna arte e propaganda creare un immaginario per il movimento contro l’occupazione militare.

Il campeggio prevede anche molti momenti di socializzazione, tra i quali escursioni, proiezioni, concerti e dj set, oltre condividere responsabilità nell’organizzazione e nel funzionamento del campeggio. Questo, così come il rispetto reciproco e il lavorare assieme, è un aspetto altrettanto importante nella costruzione della nostra lotta comune.

Sviluppo Umano e municipalità della Sardegna. Uno studio di base (di Alberto Tidu).

copertina-page0001Tesi di laurea per il corso di Scienze Politiche (L-36), Università degli Studi di Cagliari. L’indice di Sviluppo Umano nei comuni della Sardegna. The Human Development Index in Sardinian municipalities.

Alberto Tidu – Sviluppo Umano municipalità sarde