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Il razzismo delle autorità italiane per la subalternità della Sardegna. Di Ruberto è solo lo strumento

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Lanusei. A Foras Camp 2016: dinieghi firmati Digos, ma l’Assemblea Generale non arretra

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Lanusei. A Foras Camp 2016: dinieghi firmati Digos, ma l’Assemblea Generale non arretra

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Turchia. Erdogan più forte: il fallito golpe “un regalo di Dio” (M. Santopadre per Contropiano.org) + SEGUONO AGGIORNAMENTI

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Turchia. Erdogan più forte: il fallito golpe “un regalo di Dio”

Il loro è un tradimento, pagheranno un prezzo molto alto” aveva promesso un Erdogan in fuga dai militari golpisti, a bordo di un aereo che tentava di trovare un approdo sicuro in un’Europa poco solidale, riportando alla mente quanto accadeva, paradossalmente, al leader curdo Ocalan alla fine degli anni ’90, prima di essere consegnato dall’allora governo italiano di centrosinistra ai suoi aguzzini turchi.

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Il TAR conferma tre anni di Fogli di via. Il Comitato contro l’Occupazione militare: “ora momento di unione e forza”

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12 maggio, il TAR ha respinto il ricorso contro i Fogli di via da Sant’Anna Arresi e Teulada.

La motivazione del provvedimento è stata ritenuta “ampiamente e congruamente motivata”, data la presunta pericolosità per la sicurezza pubblica. Si precisa inoltre “che la misura del Foglio di Via obbligatorio è diretta a prevenire reati, piuttosto che a reprimerli”. Si parla di “un’oggettiva e apprezzabile probabilità di commissione di reati”quando si tratta, per la maggior parte, di persone incensurate, alcune delle quali abitano addirittura nelle zone limitrofe. Ci troviamo in una situazione assurda per cui delle persone solo per essere state identificate al di fuori del poligono di Teulada, non possono più tornare in quei luoghi per almeno 3 anni.

Si può cercare all’infinito la differenza tra repressione e repressione preventiva, sta di fatto che alcuni dei suddetti fogli di via sono stati notificati, guarda caso la mattina del 3 novembre, con il chiaro intento politico di compromettere la riuscita del corteo. Ancora una volta apprezziamo la corrispondenza tra giustizia formale e ingiustizia sostanziale.
Una giustizia che vede il pericolo in chi lotta per poter camminare liberamente sulla propria terra e non in chi la devasta con le bombe. Questa sentenza del TAR, che riprende la linea politica della Questura di Cagliari nei confronti del movimento contro le basi, ne è la prova lampante.

Recentemente come comitato studentesco siamo stati vittime di una perquisizione orchestrata dai militari ed eseguita del PM Pani, anch’essa si iscrive in un contesto di attacco alla libertà dei sardi di poter decidere le sorti del loro territorio e ne limita le libertà ma sopratutto la possibilità di informarsi di quando viene sparato e di quello che viene sparato in Sardegna durante le esercitazioni.

E’ in momenti come questo che il movimento che lotta contro le basi militari deve mostrarsi più unito e forte. Per questo abbiamo deciso tra aprile e maggio un tour che ha toccato diversi territori e che si concluderà il 2 giugno ad Oristano con l’Assemblea Generale Sarda contro l’occupazione militare della Sardegna

Colonialismo. La comunità sommersa di Pavel Stanj (di Andrìa Pili)

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Colonialismo. La comunità sommersa di Pavel Stanj (di Andrìa Pili)

Su 978 processi condotti dal Tribunale Speciale fascista negli anni 1927-1943, 131 furono condotti contro 544 imputati appartenenti alle minoranze slovena e croata. Su un totale di 4.596 condanne pronunciate, 476 furono comminate a Sloveni e Croati. Su 27.727 anni di carcere sentenziati, 4.893 furono inflitti a queste due comunità. E infine, su 42 condanne a morte, 33 furono emesse contro Sloveni e Croati. Negli anni 1930-1942 caddero davanti ai plotoni di esecuzione fascisti 19 Sloveni, dieci di essi prima dell’inizio della vera lotta armata*

Recentemente, anche in vista di un prossimo convegno da organizzare in facoltà con Scida, sto approfondendo la questione slovena in Italia. Leggendo questo passaggio- da un libro dello storico sloveno di cittadinanza italiana Pavel Stranj– ho anche riflettuto sulla celebrazione istituzionale del 25 aprile 1945 e sulla narrazione dell’antifascismo italiano nelle scuole e nei mezzi di comunicazione. Come sempre ad emergere è l’idea di una nazione italiana monolitica da cui discende conseguentemente un antifascismo ed una Resistenza al nazifascismo- pure nella varietà ideologica- come lotta di liberazione di questa nazione, mettendo tra parentesi i differenti effetti che il regime fascista ha avuto in comunità diverse da quella italica -come è il caso delle comunità slave come della Sardegna- esasperando l’oppressione politica, economica, sociale e culturale già propria dello Stato italiano in quanto tale. Nel caso della Slovenia ciò diede origine ad un movimento di liberazione nazionale, una Resistenza antifascista durante il Ventennio, prima dell’occupazione fascista della Iugoslavia e non marginale nella generale opposizione a questo regime.

In Sardegna non diede vita a qualcosa del genere ma è evidente come il regime fascista abbia avuto degli effetti specifici nella nostra isola, sia esasperando caratteri già presenti nel nostro rapporto con lo Stato sia ponendo una pietra tombale su un processo di autodeterminazione avviato dal Partito Sardo d’Azione (dopo la seconda guerra mondiale il PSdAz avrà una base sociale completamente diversa da quella avuta tra 1919 e 1926, che ne aveva fatto il maggiore partito antifascista nell’isola, annullando il suo carattere ostile alla classe dirigente sarda). Effetti che paghiamo ancora oggi. Per questo sarebbe necessaria una riflessione seria e non chiusa alla ricerca universitaria, agli intellettuali e ai singoli interessati. Una giornata sarda dell’antifascismo potrebbe essere un’occasione per farlo, in attesa di un’istruzione che fornisca ad ogni sardo le basi per la conoscenza della propria storia nazionale.

Andrìa Pili

*La comunità sommersa. Gli sloveni in Italia dalla A alla Z” , di Pavel Stranj, 1989

Occupazione militare. Archiviazione per le tre minori, il Gip: “fatto irrilevante”

corteo Teulada
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale minorile di Cagliari dopo una breve udienza ha archiviato la posizione delle tre militanti contro l’occupazione militare per irrilevanza dei fatti contestati. Si chiude così il caso delle tre antimilitariste minorenni – una di 16 anni e le altre di 17 – protagoniste con un’altra ventina di attivisti della violazione del Poligono di Teulada durante la manifestazione contro l’esercitazione Trident Juncture del 3 novembre scorso, giornata culminata con cariche delle forze dell’ordine all’esterno del Poligono e lo stop delle esercitazioni intorno alle ore 15:00.

Seguirono forti polemiche riguardo la gestione della manifestazione; dal divieto di manifestazione da parte del Questore Gagliardi, motivato con la necessità “di dare un segnale forte“, ai fogli di via notificati ai militanti del Comitato Studentesco contro l’Occupazione militare, passando per l’imponente assetto militare implementato a Sant’Anna Arresi la giornata del 3 novembre come nelle due settimane precedenti. Fino alle cariche al corteo e la divulgazione di notizie false sull’interruzione dell’esercitazione NATO, come nel caso del Generale Giovanni Pintus secondo il quale lo stop era già in programma in quanto le operazioni si sarebbero dovute protrarre fino ad ora di pranzo del 3 novembre. In realtà, è noto che le attività fossero programmate fino alle ore 18:00.

Accompagnate dagli avvocati e dai genitori, le tre giovani militanti sono comparse giovedì di fronte al Gip del Tribunale minorile con l’accusa di essere entrate nella zona militare interdetta di Teulada. Erano state identificate e denunciate nel corso della protesta e oggi il giudice – come prevede l’ordinamento della giustizia minorile – doveva valutare la rilevanza dell’accusa per decide se proseguire nel giudizio, optando come detto per un’archiviazione.

Dopo il caso dei militanti del movimento contro l’occupazione perquisiti e fermati con l’accusa di divulgazione di materiale coperto da segreto militare, rivelatisi poi normali atti accessibili con ordinarie procedure di legge, si chiude nel migliore dei modi per le tre giovani militanti sarde l’ennesima pagina repressiva che dimostra come lo scontro in atto tra lo Stato italiano e il Popolo sardo sul versante dell’occupazione militare mantenga un ruolo di primo piano nella vita politica e sociale della Sardegna.

Al momento non sono previste altre udienze relativamente ai fatti del 3 novembre a Teulada anche se stanno giungendo nuove denunce a carico di vari militanti autori del taglio alle reti e dell’accesso al Poligono.

Cagliari. Tribunale dei minori, presidio per le antimilitariste di Trident Juncture

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PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ PER LE ANTIMILITARISTE

21 APRILE 2016, ORE 09.00 – TRIBUNALE DEI MINORI CAGLIARI

https://nobasi.noblogs.org/post/2016/04/12/21-aprile-2016-presidio-di-solidarieta-per-le-antimilitariste-primo-processo-per-entrata-nel-poligono-di-teulada/

Il tre novembre scorso nel poligono di Teulada è stata bloccata la più grande esercitazione Nato degli ultimi 15 anni, la Trident Juncture. Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni denunciate per ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato.

NON LASCIAMOLE SOLE!

La Trident Juncture coinvolgeva 30 Stati, 36.000 militari, 60 tra navi e sottomarini e 140 tra aerei ed elicotteri ed era ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia. Un’esercitazione che si inseriva nella strategia generale del riarmo e dell’aumento generalizzato della spesa militare con una programmazione che prevedeva di testare nuovi strumenti aggressivi entro il 2016.

Nei paesi coinvolti non sono mancate le mobilitazioni contro questa devastante esercitazione e in Sardegna un migliaio di persone hanno partecipato alla manifestazione per bloccare la macchina bellica. Dentro il poligono è entrato un gruppo di persone riuscendo a interrompere l’esercitazione per un paio di ore.

Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni, denunciate secondo l’articolo 682 c.p, per “Ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”.

E’ evidente che dove inizia l’interesse militare dello Stato finisce la libertà delle persone che  vogliono opporsi alla violenza, alla devastazione del proprio territorio, all’occupazione militare e al blocco militare delle frontiere.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio di solidarietà per rivendicare ancora una volta la libertà di contrastare chi lavora, finanzia e si mette al servizio di un Stato che progetta nuovi crimini di guerra.

A FORAS SA NATO DE SA SARDIGNA E DE SU MUNDU – NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA! Continua la lettura di Cagliari. Tribunale dei minori, presidio per le antimilitariste di Trident Juncture

Trident Juncture. FIU: “solidarietà a rete No Basi e massima mobilitazione per Teulada”

Fronte

La manifestazione di ieri a Casteddu ha segnato un’altra tappa della lotta all’occupazione militare in Sardigna.

Lotta che si sta profilando in tutta la sua violenza e drammaticità: la Trident è l’operazione di addestramento Nato (nota) più imponente degli ultimi trent’anni e si sta svolgendo sul suolo sardo.

Il dispiegamento di forze umane e militari ha potuto agire e sta agendo, inverosimilmente, quasi senza nessuna contrapposizione organizzata, popolare e politica da parte del movimento indipendentista e nazionalista.

Questa debolezza è stata ben letta dallo stato italiano che è passato all’attacco. Il giorno prima della manifestazione a Casteddu sono stati notificati a 20 attivisti antimilitaristi, militanti in diverse organizzazioni, i fogli di via. Notifiche con cui si impedisce loro di entrare o sostare nei territori confinanti i poligoni per una durata di tre anni. Diffide immotivate e pretestuose basate sul fatto che alcuni militanti avrebbero fatto sopralluoghi nel perimetro della base, cosa abbastanza ovvia quando si prepara una manifestazione e si deve comprendere il percorso, soprattutto se in zone non urbane.

Riteniamo comunque che tagliare simbolicamente una rete ed invadere il perimetro militare pacificamente per rivendicare la proprietà di quella terra, non siano atti di violenza e che anzi siano la base di una disobbedienza civile necessaria a cacciare gli occupanti dalla nostra terra.

A ciò si aggiunge la notizia fresca di ieri che la Questura di Cagliari non ha autorizzato la manifestazione a Teulada, non accettando la comunicazione e dichiarando la divisione tra “buoni e cattivi” del movimento contro l’occupazione militare, facendo in buona sostanza capire che quella di Cagliari è la manifestazione buona e quella di Teulada quella cattiva.  Va da sé che lo stato sta venendo meno, nuovamente, al riconoscimento del diritto democratico di manifestazione del dissenso, fatto gravissimo e indicativo della volontà a reprimere il movimento antimilitarista e contro l’occupazione militare.

Riteniamo doveroso che chiunque riconosca il diritto democratico a manifestare, che chiunque ritenga di essere indipendentista, che ogni cittadino sardo contrario all’occupazione militare si schieri apertamente in solidarietà ai nostri connazionali colpiti dalla repressione preventiva dello stato italiano, e si schieri apertamente partecipando a Teulada per dire no al divieto di manifestazione, per dire no alle bombe italiane e Nato in Sardigna, per dire no al tentativo di criminalizzazione, repressione e isolamento del movimento antimilitarista e contro l’occupazione militare in Sardigna.

Contro la logica dei buoni e cattivi presenza e solidarietà, per la costruzione della nostra sovranità territoriale e politica della nazione sarda, tutti a Teulada!

Indipendentzia!

Fronte Indipendentista Unidu