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Tempio Pausania. Sanità: zero aborti, zero nascite

punto nasciteNella mattinata di lunedì 15 dicembre, a Nuoro, si è tenuto un incontro tra l’assessore alla Sanità, Luigi Arru, e una delegazione di cittadini capeggiata dall’assessore alle Attività Produttive, Nicola Luciano (PdCi), uno degli artefici nelle scorse settimane della sigla “Popolo dei lucchetti” in seguito alle prospettive poco rassicuranti, note però da tempo, sul futuro dell’ospedale gallurese.

Nonostante Luciano sia stato eletto nella coalizione di maggioranza per il comune tempiese, nonché suo assessore, e nonostante incontri assessori regionali rappresentando le legittime istanze addirittura per l’Alta Gallura, continua a ritenere fieramente l’apoliticità e l’apartiticità del proprio operato. Dopo l’incontro “con la politica” sarà appunto quest’ultima ad avere una responsabilità sugli atti che nei prossimi mesi verranno adottati.

L’assessore Luciano riferisce il “successo” politico “che si deve alla lotta intrapresa col Popolo dei Lucchetti”. Queste affermazioni sono molto forti e l’assessore parla di successo ottenuto, nonostante il Paolo Dettori non avrà più un Punto nascite. Rispetto agli entusiasmi, è opportuno riflettere sull’atteggiamento al ribasso della “lotta” portata avanti e su ciò che attende il territorio, sia nel futuro più immediato che nei prossimi due/tre anni.

Si fa riferimento così alla Conferenza Unificata del dicembre 2010, “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo“. Il cuore della questione è che nelle premesse si individua un problema ben preciso: “i punti nascita con un numero di parti inferiori a 500, privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico-pediatrica attiva h. 24, rappresentano ancora una quota intorno al 30% del totale“.

Tra le misure individuate nell’ambito dell’accordo, si rileva la “razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 1000/anno, prevedendo l’abbinamento per pari complessità di attività delle U.U.O.O. ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali; attivazione, completamento e messa a regime del sistema di trasposto assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN)”.

Questa previsione non è mai stata applicata nel caso del Paolo Dettori (circa 350 nascite l’anno) e le ragioni sono riconducibili alla morfologia del territorio, la particolare demografia dell’Alta Gallura e della Sardegna in generale, nonché la condizione infrastrutturale, tristemente peggiorata in seguito all’alluvione di novembre 2013. Questi elementi hanno impedito in passato un’organizzazione basata sul mero rapporto nascite per anno, prevalendo tutta una serie di peculiarità della regione.

Accanto a questi dati dobbiamo però aggiungere che nel corso degli anni il Punto Nascite del Paolo Dettori è stato sede di innovazioni – tra queste: il parto indolore e il parto in acqua-, con dotazioni all’avanguardia, che ne hanno fatto un punto di riferimento per un bacino importante il quale, non va dimenticato, coincide con l’Unione dei Comuni (Alta Gallura). Non trascurabile anche il fatto che il livello del reparto e dei servizi erogati nel tempo ha raggiunto un livello tale da garantire, per l’ambito in questione, un credito per l’ASL grazie alla forza attrattiva dagli altri distretti della Sardegna.

Alla luce degli ultimi fatti, ci domandiamo dunque come sia possibile considerare “soddisfacente” la perdita di un servizio che non era mai venuto meno proprio perché si erano fatte valere appieno precise esigenze e caratteristiche del sistema socio-economico gallurese. Per capirlo è allora necessario fare qualche passo indietro e precisare che il futuro del Paolo Dettori è strettamente legato alla ricca partita della Qatar Foundation e del Mater di Olbia (ex San Raffaele), dunque al piano di riorganizzazione delle ASL che vedrà probabilmente un’unica azienda denominata Nord-Est cui faranno capo ben 300.000 residenti.

Già a luglio, quando la sigla “popolo dei lucchetti” ancora non era sulla scena, l’assessore Luciano contribuì ad organizzare a Tempio un incontro sul futuro della Sanità nell’Alta Gallura. Il tutto alla presenza di due consiglieri regionali di maggioranza e componenti della Commissione Sanità, Cherchi e Anedda, rispettivamente Partito dei Sardi e Partito dei Comunisti Italiani. Mentre per l’assessore i consiglieri fornivano ampie e soddisfacenti rassicurazioni per Tempio e la Gallura tutta, proseguiva la maratona di votazioni a favore in diverse sedi istituzionali per l’operazione QF. In realtà, come si vedrà anche in seguito, molto è stato sconfessato a breve giro di vite, e alcuni aspetti dell’operazione, nonostante gli entusiasmi del senatore Gianpiero Scano, rimangono a dir poco oscuri. Su tutti gli effetti sul territorio e la riorganizzazione sanitaria. Su questo punto Cherchi fu però piuttosto eloquente: “la questione Qatar si sarebbe dovuta affrontare alla coda e non nel capo di un più ampio processo di riorganizzazione sanitaria. Avviene esattamente il contrario. Ma va bene lo stesso“.

Più recentemente, il caso della valutazione del tribunale sulla struttura, perizia non gradita alla QF che offriva quasi 20 milioni in meno. Immediatamente la politica locale è intervenuta per trovare nuovi terreni sui quali costruire una struttura ex-novo, rassicurando un po’ tutti, soprattutto gli investitori che alzavano la voce. Poi il balletto sul (presunto) finanziamento CIPE per 129 milioni di euro, ovvero l’accompagnamento dell’operazione secondo il governo regionale e italiano. Dopo pochi giorni arrivò la smentita da Pierpaolo Vargiu, deputato montiano dei Riformatori, che parlò di un errore materiale del governo italiano che stanziava somme, in realtà, già revocate. Ma dove è la verità? Ancora non è dato saperlo. A più di un mese dal botta e risposta su giornali e web, non è infatti stato reso pubblico il documento del CIPE che illustra tutti i dettagli e le innumerevoli destinazioni dei finanziamenti.

Per quanto si continui a voler far finta di non sapere, gli interessi dei signori del QF, Monte Tabor, amici di Don Verzè e banche creditrici toccano inevitabilmente la città di Tempio; sarebbe piuttosto ingenuo ritenere che un investimento complessivo così ingente in un settore come la Sanità e in una regione come la Gallura non influisca sul destino della città in questione, all’interno dell’omonimo distretto della ASL n. 2.

La portata degli effetti dell’affaire Qatar sul Paolo Dettori di Tempio non è immediata. Il regime in deroga concesso dal governo italiano, enorme successo rivendicato dal PD e alleati, si farà sentire alla scadenza. Non domani, ma neanche fra dieci anni. La ministra della Salute italiana, Beatrice Lorenzin, ha specificato più volte come le ampie deroghe concesse per l’operazione Ex-San Raffaele e sistemare la patata bollente (al Bambin Gesù, s’intende) non saranno infinite. Quel numero di posti letto e quella spesa autorizzata eccezionalmente, dovranno rientrare successivamente. Che piaccia o meno, è così. E il Patto della Salute di Renzi non aiuta.

La perdita del punto nascite si aggiunge ad un generale deterioramento dei servizi sul territorio che rischia di rafforzare le preoccupanti dinamiche di spopolamento che stanno investendo la città di Tempio e l’Alta Gallura in generale; tendenze sconosciute sino a pochi anni fa che potrebbero, in un circolo vizioso, contribuire ad un ulteriore tagli dei servizi in ragione di una sempre minor popolazione sul territorio. Per questo si ritiene ci sia poco del quale felicitarsi e le prospettive appaiono meno ottimistiche di quanto non si creda.

Oltretutto, non meno importante, al 2017 la città di Tempio potrà festeggiare un invidiabile primato: un decennio senza aborti. E’ dal 2007, difatti, che nelle strutture del Paolo Dettori non viene praticata l’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza): tutto il personale risulta obiettore di coscienza. I dati, ad esempio del 2011, parlano di 277 IVG all’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia e 46 al Paolo Merlo di La Maddalena, per un totale di 323 IVG in tutto il territorio ex-provinciale. Il tema riguarda strettamente le donne delle comunità dell’Alta Gallura ed è praticamente scomparso dal dibattito pubblico. Sulla stessa linea di impoverimento sociale si pone lo smantellamento dell’intero reparto, alla faccia della “sanità più vicina ai cittadini” annunciata tanto nella scorsa campagna elettorale, quanto nelle ultime settimane. Che si tratti di mancate nascite, o di nascite da compiere, il livello di servizi e la qualità della vita nell’Alta Gallura sono sempre più preoccupanti.

http://www.ilminuto.info/2014/12/lo-strano-caso-della-perdita-del-punto-nascite-dellospedale-paolo-dettori-e-la-ricca-partita-della-quatar-foundation/#more-35729