Sardegna: scontri a Teulada contro le esercitazioni della NATO (di Marco Piccinelli)

Foto: Sardinia Post
Foto: Sardinia Post

La Sardegna scende di nuovo in piazza contro le esercitazioni militari, contro i poligoni e contro le manovre di guerra della NATO: indipendentisti, comunisti, anarchici e pacifisti si sono dati appuntamento per oggi 3 novembre (Teulada) e per lo scorso 31 ottobre (Cagliari) per due cortei volti a ribadire la propria posizione contraria alle esercitazioni dell’operazione Trident Juncture sul territorio Sardo.

Cos’è Trident Juncture

Trident Juncture, come definita dalla stessa NATO, è «un’operazione che coinvolge 36 mila militari provenienti da oltre 30 paesi tra cui i sette partner dell’Alleanza (Australia, Austria, Bosnia Erzegovina, Finlandia, Macedonia, Svezia e Ucraina) e la Russia» ed ha come obiettivo quello di «dimostrare la crescente ambizione della NATO nei moderni conflitti comuni e mostrerà un’Alleanza leader e capace, adeguatamente equipaggiata e in grado di affrontare le sfide presenti e future».
La portata dell’operazione, come battuto nel luglio di quest’anno dall’agenzia Il Velino, è divisa in due parti:« la prima (3-16 ottobre) sarà caratterizzata da un’esercitazione di posti di comando (Cpx) a livello strategico e operativo. La seconda (21 ottobre-16 novembre) vedrà gli assetti impegnati sul campo. In dettaglio saranno coinvolte quattro unità a livello di brigata, più di 60 tra navi e sottomarini e, infine, oltre 140 aerei. Non mancherà anche la parte intelligence. Parte dell’esercitazione, infatti, sarà dedicata a facilitare le procedure di comando e controllo e interoperabilità, nei settori delle comunicazioni strategiche, sorveglianza, acquisizione bersagli e ricognizione (Istar). Per quanto riguarda le capacità testate, infine, si valuterà la capacità di risposta della Nrf in un’ampia rosa di missioni potenziali, che vanno dal contributo alla preservazione della integrità territoriale alla dimostrazione di forza, alle operazioni di supporto alla pace, alla gestione dei disastri naturali, alla protezione di infrastrutture critiche alle operazioni di sicurezza».

Il corteo

La manifestazione, per la quale s’erano dati appuntamento i sardi, si è tenuto tra Sant’Anna Arresi e la spiaggia di Porto Pino, luogo poco distante dal poligono di Teulada in cui le esercitazioni e le simulazioni di guerra di Trident Juncture si stanno tenendo da giorni.
Alla dimostrazione hanno partecipato tutte le sigle dell’indipendentismo, del pacifismo, dell’antimperialismo, dell’antifascismo e dei collettivi anarchici: il corteo, che aveva suscitato molto dibattito e per cui s’era optato per due date differenti una il 31 ottobre a Cagliari l’altra per oggi a Teulada, è stato caratterizzato da una chiara impostazione antimperialista ed indipendentista e la questura non aveva autorizzato la dimostrazione.
Il corteo, in buona sostanza, è stato caratterizzato da episodi di controlli della polizia prima dell’arrivo all’appuntamento del corteo: alcuni pullman sono stati fermati prima dell’arrivo al concentramento e i checkpoint durante la manifestazione sono stati numerosi, come hanno raccontato i comitati degli Studenti contro l’occupazione militare della Sardegna che a Is Pillonis, frazione di Sant’Anna Arresi, si sono trovati di fronte il blocco della polizia.
Le strade tra la frazione e il paese sopramenzionati e la spiaggia di Porto Pino sono strette come quelle che separano Sant’Antonio di Santadi e il poligono di Capo Frasca e gli spazi di manovra, dall’una e dall’altra parte, sono molto stretti.
Alla manifestazione hanno preso parte centinaia di sardi e, verso le 15:00 cessano le esercitazioni della NATO, nello stesso momento in cui, come riportato da Sardinia Post  «dieci manifestanti sono entrati nel poligono»  mentre i restanti si radunano per un comizio.

Alle 15:30, come riportano sempre i giornalisti di Sardinia Post, è confermata la notizia dei dieci manifestati entrati nel poligono di Teulada: «dieci manifestanti hanno oltrepassato il confine della base. Sono stati presi in consegna dalla polizia militare, che ora sta procedendo alla loro identificazione. Arriverà una denuncia per aver oltrepassato il confine militare, e finite le formalità di rito saranno liberi di andare. Di fronte al confine ci sono altri manifestanti, circa una quarantina, che si mantengono però al di fuori della base».
Prima dell’episodio dei dieci, in ogni caso, la polizia carica i manifestanti e si verifica un lancio di lacrimogeni, così come accaduto in precedenza presso il poligono di Decimomannu.
Bustianu Cumpostu, segretario di Sardigna Natzione, ha dichiarato: «La carica della polizia è stata del tutto immotivata in quanto se come dicono loro volevano sbarrare la strada secondaria che porta verso il poligono dovevano farlo prima e non dopo che una buona parte del corteo era già passata. Considerato che quasi tutti i trattati internazionali, firmati anche dall’Italia, considerano primari i diritti dei popoli e dell’individuo e derivati e dunque secondari quello degli Stati, nel poligono di Teulada il vero illegale era lo stato italiano che ha sovrapposto un diritto derivato ad un diritto primario. L’illegalità dello Stato è ancora più grave perché nonostante il parere contrario del Comitato Paritetico l’esercitazione armata Trident Juncture si è attuata lo stesso. E’ per correggere questa illegalità evidente che il popolo sardo ha manifestato pacificamente, la propria contrarietà all’uso della Sardegna come risorsa di guerra, nonostante l’illegale negazionedell’autorizzazione».

I poligoni

Per dare un’idea di quanto siano imponenti tali aree, si parla «di strutture e infrastrutture al servizio delle forze armate italiane o della Nato» che occupano migliaia di ettari di terreno: «35 mila gli ettari di territorio sardo sotto vincolo di servitù militare», come riporta il sito della Regione Sardegna.
Lo stesso sito della Regione, inoltre, fornisce mappe (visibili qui – -> http://goo.gl/UPMqJ6) e numeri: «il poligono del Salto di Quirra-Perdasdefogu (nella Sardegna orientale) di 12.700 ettari e il poligono di Teulada di 7.200 ettari sono i primi due poligoni italiani per estensione, mentre il poligono Nato di Capo Frasca (costa occidentale) ne occupa oltre 1.400. A questo vanno aggiunte le basi tra le quali spicca il caso di quella degli Stati Uniti di S.Stefano a La Maddalena». Capo Frasca, dunque, è tornato prepotentemente sulle bocche di tutti  coloro che l’altr’anno manifestarono sabato 13 settembre: il poligono vede il collegamento con l’aeroporto militare Nato di Decimomannu, «che  rappresenta la base aerea più attiva in Europa». Tale area possiede «una superficie di 18,16 kmq, di cui 5,72 kmq di demanio e 12,44 kmq di servitù e l’aeroporto viene utilizzato da italiani, tedeschi, inglesi e americani, soprattutto per l’addestramento di piloti di aerei supersonici al tiro nel Poligono di Capo Frasca», come annota la Regione Sardegna.

Nella giornata di domani, Sinistraineuropa tornerà sulla questione con approfondimenti ed interviste.

Questo, infine, lo storify in costante aggiornamento realizzato da ProgReS – Progetu Republica, partito indipendentista dell’Isola.

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