Master and Back. Un estratto. Filosofia del programma o una semplice preghiera?

Un secondo estratto da “Master and Back della Regione Autonoma della Sardegna. Una prima valutazione dell’implementazione del programma nel periodo 2005-2010. Analizzare la coerenza dei comportamenti significa porre in relazione i propri fini con mezzi e modalità (che si hanno o che si dovrebbe avere) per raggiungerli; nella valutazione della filosofia (o teoria) di un programma pubblico, lo scopo è attuare una sorta di ricostruzione che vada ad indicare quali siano i bisogni individuati e i conseguenti obiettivi che il programma si pone. Analizzare la teoria significa così sviscerare quelle informazioni e quei processi decisionali che hanno caratterizzato il passaggio dall’individuazione di un bisogno pubblico da parte di un policy maker alla trasposizione di queste necessità come finalità e scopi con i quali informare l’intero programma, dall’implementazione alla gestione.

Data la delicatezza di una simile opera di ricostruzione ex post, spesse volte si dice che “il programma pubblico non esiste se non negli occhi di chi lo guarda“.

Capitolo 8:  Considerazioni finali.

Paragrafo 5: La coerenza tra i bisogni individuati e gli obiettivi del programma.

L’obiettivo di valorizzazione del capitale umano presentato nel primo capitolo segue due direttrici: una qualitativa e una quantitativa. Oltre ad un aspetto qualitativo, ossia un finanziamento incentrato su percorsi di eccellenza riconosciuta a livello internazionale, anche l’aspetto quantitativo non va sottovalutato, soprattutto alla luce del legame a stretto giro con la Strategia di Lisbona, ispiratrice del programma Master and Back.

In Sardegna, infatti, si assiste ad un rapporto tra iscritti all’università e residenti nettamente inferiore alla media italiana e piuttosto indietro rispetto agli obiettivi fissati in sede comunitaria. Partendo da questi propositi, indipendentemente dai problemi derivanti dalla sua implementazione, si possono evidenziare alcuni elementi che si ritiene, senza voler eccedere in presunzione, evidenzino dei veri e propri errori di calibratura dello strumento rispetto ai bisogni ai quali dovrebbe rispondere.

In primo luogo si segnala come, a linee generali, non vi siano solide e inequivocabili prove tali per cui il numero di laureati in una regione, di per se, possa portare allo sviluppo della stessa (1). A questa critica si può obiettare che l’incremento della percentuale di popolazione in possesso di titoli di laurea sia solo uno degli elementi in un più ampio disegno mirante allo sviluppo di una società e in questo senso si può reputare positivo l’ambizioso obiettivo europeo di raggiungere, entro il 2020, un rapporto tra laureati e popolazione della fascia d’età 30-34 anni pari al 40%. Sempre su questo punto, voci in senso opposto si sono anche recentemente levate dal rapporto di Eurydice (2). Il rapporto si esprime in merito ad una possibile sovra-qualificazione dei laureati europei in proporzione ai posti di lavoro disponibili, compatibili con le loro capacità e competenze. Secondo il rapporto in Europa, mediamente, un laureato su cinque è “troppo” qualificato per riuscire a trovare un’occupazione congrua con le sue skills, con la conseguenza che lo studente/studentessa deve passare attraverso periodi di disoccupazione prima di trovare un impiego corrispondente alla sue conoscenze oppure deve accettare un impiego nel quale le sue competenze possono essere impiegate in maniera ottimale (3). In questa prospettiva la piena occupazione e la formazione post-laurea non sarebbero sempre perseguibili in modo coerente.

Ammettendo che l’incremento del tasso di laureati eserciti forti effetti positivi sullo sviluppo, si ritiene che nel caso specifico del Master and Back – un programma con caratteristiche quasi “di massa” nelle edizioni esaminate (4) – occorrano delle solide basi sulle quali poggiarsi. Le solide basi sono costituite dal completamento dei percorsi di scuola superiore, con conseguente diminuzione del tasso di abbandono scolastico. Su questo punto la Sardegna si mostra particolarmente debole dal momento che, al 2010, ancora quasi uno studente su quattro abbandona gli studi prima di conseguire un diploma. Un dato peggiore, con il 27%, lo registra solo la Sicilia (5).

Successivamente, posto che vi siano solide basi sulle quali prevedere programmi che incentivino in modo massiccio l’aumento del numero di laureati, è opportuno distinguere quali segmenti di formazione universitaria ne debbano essere interessati. Nel caso del Master and Back l’incentivo si concentra esclusivamente su un segmento di popolazione piuttosto ridotto. Tra Sardegna e Italia, ad esempio, la percentuale di popolazione della fascia di età 30-34 anni che risulta aver conseguito almeno una laurea triennale è pari al 19%. Per accedere al programma occorre però aver conseguito almeno una laurea specialistica e, in questo caso, la percentuale si dimezza. Probabilmente, a prescindere dalla sua plausibilità alla quale si è già accennato, l’obiettivo europeo per il 2020, si sarebbe dovuto perseguire concentrandosi maggiormente su quella fascia di popolazione che a metà anni 2000 era in uscita dalla scuola dell’obbligo.

In sostanza, se oggi si vuole (nel caso del Master and Back “l’oggi” è il 2005/2006) veramente incidere sulla percentuale dei laureati di domani per una data fascia d’età, si dovrebbero concentrare gli sforzi su chi ancora deve conseguire un titolo pre-laurea, piuttosto che rivolgersi ad una fascia (over 24) che nel 2020 matematicamente non rientrerà nemmeno nella fascia di riferimento. Sempre in prospettiva futura, data la situazione attuale caratterizzata da un alto tasso di abbandono scolastico, attuare grossi investimenti sulla formazione post-laurea può contribuire a creare un mercato del lavoro e una società nel suo complesso sempre più polarizzati: paradossalmente si rischia di avere, da un lato, una ristrettissima percentuale di popolazione in possesso dei maggiori titoli di studio conseguibili e, dall’altro, una percentuale nettamente maggiore di popolazione che ha conseguito solo il diploma e, in molti casi, la licenzia media.

Indipendentemente dalle questioni sopra esposte, al momento dell’istituzione del Master and Back sono mancate, al fine di corroborare il collegamento tra l’uscita e il rientro degli studenti, analisi e stime di qualsiasi genere che potessero giustificare l’obiettivo di formare 4500 nuovi laureati, facendo soprattutto riferimento alla capacità di assorbimento da parte del tessuto produttivo sardo e non meramente ad una percentuale da eguagliare a livello italiano. Oltretutto, sull’obiettivo dei 4.500 laureati (circa 3.000 per il primo triennio), ciò che è importante chiedersi è se sia stato ipotizzato che tutti (o quasi) gli studenti di rientro sarebbero stati assorbiti nell’Isola. In caso contrario, un’interpretazione alternativa consiste nell’aver fissato un target superiore alla reale capacità di assorbimento negli anni seguenti, a causa di possibili effetti dispersivi che si sarebbero potuti verificare al termine del periodo formativo. Ipotizzando una capacità d’assorbimento delle imprese ed enti pubblici sardi che avrebbe consentito di occupare, ad esempio, un numero di studenti specializzati compreso tra i 3.000 e i 3.500, sarebbe plausibile intenzionalmente sovradimensionare il target (appunto 4.500 studenti). In questo modo, nel momento in cui alcuni decideranno di non fare rientro in Sardegna, nell’Isola residuerà comunque un numero “ottimale” di specializzati, in linea con le necessità sarde. Si sacrificherebbe così qualcosa dal lato dell’efficienza al fine di non pregiudicare, a causa di possibili effetti dispersivi, l’efficacia del programma. Quest’ultima considerazione riguarda quindi un aspetto prettamente quantitativo degli obiettivi del Master and Back e nel corso del lavoro, presa anche visione dei pochissimi documenti programmatici sul programma, non è chiaro quale sia stata la scelta adottata nel momento in cui è stato fissato il target.
Si propende quindi per ritenere che non siano stati considerati eventuali effetti dispersivi e, in ogni caso, anche al netto di qualche centinaio di studenti che non sarebbero rientrati in Sardegna, date le dimensioni assunte dal programma l’assorbimento dei rientranti è divenuto edizione dopo edizione sempre più difficoltoso.

Si è già detto in precedenza come, in occasione della prima edizione, non furono individuati settori prioritari sui quali investire nella fase formativa; tali contingentamenti furono previsti successivamente, individuando degli ambiti disciplinari in linea con le strategie di sviluppo della RAS. Nel 2007 e 2008 la ripartizione e l’indirizzo avviene elencando una serie di ambiti formativi che però si mostrano piuttosto eterogenei. Ad esempio, nel 2008 il 15% delle risorse a disposizione viene destinato al finanziamento di percorsi formativi che riguardano scienze naturali, agrarie e mediche, geografia e geologia. Dal 2009 la denominazione degli ambiti disciplinari si “abbrevia” (6) ma è in ogni caso difficile riuscire ad individuare il concreto collegamento con altre specifiche politiche regionali: agli ambiti formativi così individuati si può riferire una serie piuttosto eterogenea di politiche specifiche. In merito a questa generale vaghezza si sottolinea come specifici settori, i quali si ritiene che nell’Isola potrebbero trovare sbocco, non vengono (almeno esplicitamente) nominati. A titolo d’esempio si possono citare l’ambito archeologico e il settore delle energie rinnovabili.

Note.

(1) Per alcuni riferimenti su ricerche che trattano l’argomento, piuttosto controverso soprattutto in relazione alla causalità inversa, può essere utile: http://www.dps.tesoro.it/documentazione/qsn/seminari/presentazioni/02-Modica.pdf

(2) Eurydice è la rete d’informazione sull’educazione in Europa. Gestita dall’Agenzia Europea di Educazione, Audiovisivi e Cultura, fornisce informazioni su 37 Stati fra cui i 33 paesi che partecipano al programma europeo Lifelong Learning 2007-2013 (i 27 paesi membri dell’Ue, i paesi Efta, Croazia e Turchia).

(3) Fonte: http://www.indire.it/eurydice/content/index.php?action=read_notizie&id_cnt=2956

(4) Attualmente il finanziamento per la formazione è meno esteso rispetto al passato (l’ultimo bando dell’alta formazione ha finanziato un massimo di 120 borse di studio); a questo hanno contribuito il taglio di alcuni percorsi per l’alta formazione (tra cui i percorsi artistico-musicali) e il mancato finanziamento dei tirocini.

(5) In Sardegna, negli anni in cui si dava attuazione al Master and Back, si evidenzia un miglioramento in tal senso: il tasso di abbandono cala dal 30,1 del 2004 ad, appunto, il 23,9% del 2010. Tutt’ora però il valore risulta essere particolarmente elevato; il dato più preoccupante afferisce al fatto che, in relazione alle regioni italiane, la Sardegna risulta essere l’unico caso in cui si registra un’inversione di rotta per il triennio 2008-2010. Il valore si attesta difatti al 22,9% per il 2008 e il 2009, mentre nel 2010 si registra un aumento di un punto percentuale. Fonte: http://pensieriinsardegna.blogspot.it/2012/01/la-dispersione-scolastica-in-italia-e.html

(6) Technology; Life Sciences and Biomedicine; Natural sciences; Social sciences; Arts and Humanities.

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