Mali: la Francia ed il suo orto (di Andrìa Pili*)

French_Empire_17th_century-20th_century
Scheda: Ilaria Pompilio su https://www.thinglink.com/

* Mali: la Francia ed il suo orto pubblicato originariamente su http://scida.altervista.org/mali-la-francia-ed-il-suo-orto/13 gennaio 2013

Il presidente francese François Hollande ha annunciato l’intervento militare della Republique a sostegno del governo maliano. Il pretesto usato è quello della risoluzione ONU dello scorso 20 dicembre, che autorizza la missione di un contigente africano di 3300 uomini a sostegno del presidente Traorè, ma l’idolo della Sinistra europea fa leva anche sull’islamofobia, parlando di lotta al terrorismo islamico. Tuttavia, Hollande è sulla stessa linea di continuità statale con i suoi predecessori (De Gaulle, Mitterrand, Chirac, Sarkozy) nel perseguire la politica neocolonialista in Africa. Questa è stata definita Françafrique, dal titolo di un saggio dell’economista François Xavier Verschave; essa è nata negli anni’60, a seguito della decolonizzazione, per consentire al paese dei gigli di mantenere il proprio status internazionale attraverso la costruzione di reti relazionali con le classi dirigenti dei nuovi stati africani francofoni. In questo modo la Francia si è assicurata l’accesso alle materie prime di questi paesi, oltre che i privilegi per le sue multinazionali, come la petrolifera ELF. Le numerosi basi militari francesi sul continente africano confermano l’esistenza di tali interessi diretti.

In quest’ottica capiamo bene cosa stia accadendo in Mali, un paese che- quanto meno dal golpe filoccidentale del 1968- si trova nell’orbita politico-economica francese. Nel marzo del 2012, nella regione dell’Azawad, i ribelli tuareg del MNLA hanno proclamato unilateralmente l’indipendenza dal governo centrale; l’esercito di Bamako è parso completamente incapace nel reprimere la rivolta; ciò ha provocato numerosi dissidi entro le stesse forze armate, provocando l’ennesimo colpo di stato; intanto, in un Azawad sempre più incontrollabile, fanno capolino gruppi islamisti radicali come Ansar Dine, MUJAO e Al-Qaeda; questi vogliono proclamare la shar’ia e alternano collaborazione e scontri con i “colleghi” indipendentisti del MNLA. La terra in questione è ricca di petrolio ed uranio; i suoi abitanti Tuareg si sono già ribellati invano negli anni ’60, poi negli anni’90 ed infine tra il 2007 ed il 2009. Ora che il gendarme maliano è stato sopraffatto, la Francia deve intervenire direttamente per mantenere il controllo di questo importante orto del suo giardino. Quasi un anno fa, in Libia ed in Costa d’Avorio, abbiamo assistito al medesimo fenomeno: con Sarkozy, le forze armate di Parigi si intromisero nelle guerre civili per ottenere privilegi nel nuovo stato libico e per porre al governo di Abidjan un proprio uomo di fiducia (Ouattara).

La cosiddetta decolonizzazione dell’Africa ha portato alla nascita di numerosi Stati-scatola dall’indipendenza formale, grazie a cui si è potuto introdurre sottobanco un colonialismo rinnovato, razionalizzato, che lascia le spese della coercizione statale ai kapò autoctoni. Oggi, il continente- per quanto sia ricoperto di istituzioni statali- non solo non è sovrano ma è il campo da gioco in cui le potenze capitaliste (oltre la Francia vi sono Usa e Cina) si confrontano per l’egemonia sulle risorse fondamentali per la propria sopravvivenza.

L’insegnamento che la Sardegna deve trarre dalle vicende della Françafrique è che l’indipendenza non deve creare una scatola a sovranità limitata, ma un’istituzione che sia strumento per la creazione di una società multicomunitaria che sappia estraniare la propria economia dai giochi del capitalismo mondiale.

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