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Istruzione. Il Fiu sul discrimine delle facoltà non scientifiche e le politiche della Giunta Pigliaru

studentiL’Assessorato regionale della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport ha recentemente deciso di proseguire il programma a sostegno del diritto allo studio degli studenti universitari più meritevoli. E’ quanto apprendiamo dal sito della Regione Sardegna (sezione Bandi e gare).

Il testo del bando, relativo all’annualità 2014, pubblicato in data 31 dicembre, potrebbe farci ben sperare relativamente al buon operato dell’attuale Giunta regionale di centro-sinistra, che appena un anno fa si presentava alle elezioni regionali con un programma incentrato sull’istruzione dei nostri giovani, sul suo valore, sull’importanza della cultura.

Tuttavia, a dispetto dei buoni propositi, apprendiamo innanzitutto la decisione del governo Pigliaru di chiudere ben 29 istituti scolastici nei piccoli comuni (22 scuole elementari e 7 scuole medie); inoltre, la stessa lettura del bando relativo all’attribuzione degli assegni di merito conferma quanto già denunciato durante le elezioni regionali, ovvero che il programma elettorale del Partito Democratico e dei suoi alleati si risolve in un misero, quanto vuoto, spot elettorale.

Nei requisiti di ammissibilità del bando leggiamo infatti che “Possono partecipare al presente Bando esclusivamente i giovani studenti universitari iscritti presso Atenei con sede nel territorio regionale e nazionale in corsi di laurea di area scientifica, come definita nella classificazione CINECA del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR)”.

Questo grave episodio è solo l’ennesimo atto che segna il deterioramento del Diritto allo Studio, universitario e non. Ci riferiamo ai quasi 200 studenti diversamente abili rimasti a casa in quanto i fondi loro destinati sono attualmente pari a zero, così come alle lunghe liste di idonei non beneficiari per borse di studio negli Atenei sardi.

Convinti che il Diritto allo Studio universitario debba essere un diritto di tutti gli studenti sardi, anche di coloro che si iscrivono alle facoltà umanistiche, giuridico-economiche, agli iscritti delle facoltà sanitarie o sociali, noi del Fronte Indipendentista Unidu contestiamo il requisito necessario per accedere agli assegni, riservati solo agli studenti iscritti nelle facoltà scientifiche.

Il Fronte ritiene pertanto che la R.A.S., nell’ambito di programmi simili, debba continuare a valutare il merito degli studenti sulla base di criteri oggettivi senza discriminare chi scelga tra facoltà umanistiche, giuridiche, politiche e sanitarie: sono tutte facoltà che hanno la stessa importanza a livello culturale e scientifico, completandosi vicendevolmente. In una Nazione autodeterminata e sviluppata, come noi vorremmo fosse la Sardigna, tutti i rami del sapere sono fondamentali per lo sviluppo di un Popolo e come tali devono essere considerati.

Il Fronte Indipendentista Unidu supporta quindi la lotta intrapresa dagli studenti per una giusta valutazione delle borse di studio e di merito, necessarie a sollevare le famiglie meno abbienti dai costi d’iscrizione, frequenza, tasse, trasporti e materiale didattico, costi che stanno contribuendo anno dopo anno ad una dispersione scolastica che impoverisce progressivamente la Nazione Sarda.

Fronte Indipendentista Unidu

Inchiesta “Darsena dei veleni”. No Chimica Verde tra le parti civili. Prossima udienza, 3 febbraio

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Foto: Paola Rizzu.

Si è tenuta ieri a Sassari l’udienza preliminare del processo “darsena dei veleni” che vede indagati per disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali otto dirigenti di Syndial (ex Enichem, oggi bad company del gruppo Eni) e, sempre gruppo ENI,  Versalis (ex Polimeri Europa). Continua la lettura di Inchiesta “Darsena dei veleni”. No Chimica Verde tra le parti civili. Prossima udienza, 3 febbraio

Ucciso ministro palestinese a Ramallah. Il FPLP: escalation di resistenza unica via possibile

abu zinIl Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Ziyad Abu Ain, è deceduto ieri durante il trasporto all’ospedale di Ramallah, in seguito agli scontri con l’esercito israeliano. Nelle ultime ore il presidente dell’ANP e leader di Fatah, Abu Mazen, ha annunciato l’accordo con il governo israeliano per le indagini sulla morte del Ministro Ziyad Abu Ain, posizione – questa come altre negli ultimi mesi – ritenuta al ribasso e controproducente per la Resistenza palestinese.

Ziyad, 55 anni, è stato il direttore del comitato di informazione Jamil al Barghouti e Ministro dei prigionieri. Attualmente era responsabile del dicastero che monitora l’Occupazione. Era, inoltre, membro del Consiglio Rivoluzionario di Fatah e presidente della commissione dell’Anp contro il muro e le colonie. L’azione di protesta infatti era scoppiata nel villaggio di Turmus Aya (nord di Ramallah) contro la confisca delle terre palestinesi  e il ministro era in prima linea.

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha diffuso un comunicato nel quale parla di “una esclalation di resistenza in tutte le sue forme” come unica risposta possibile alla violenza sionista.

http://pflp.ps/english/2014/12/10/pflp-in-response-to-murder-of-abu-ein-escalate-resistance-in-all-forms/

Tempio Pausania. Abbanoa: conciliamo, conciliamo…

tempio-abbanoa 279x300Nuovi disagi a Tempio Pausania e dintorni nella fornitura del servizio idrico. La società Abbanoa SpA ha comunicato che nella giornata odierna, sino a tarda serata, si verificheranno disservizi a causa della sostituzione di un’apparecchiatura idraulica sulla condotta adduttrice Monte Muvri-Tempio. L’interruzione dell’approvvigionamento idrico riguarderà Tempio, Luras, Calangianus e Aggius, nonostante quest’ultimo non rientri nella gestione Abbanoa.

Prosegue l’esasperazione dei cittadini che da mesi apprendono periodicamente annunci di interruzione del servizio ma, più ampiamente, soffrono disservizi cronici anche in assenza di comunicati da parte dell’azienda. In molte zone della città, infatti, il servizio risulta assente o ridotto a pochissime ore al giorno, senza comunicazioni da parte di Abbanoa e il relativo servizio di autobotte per gli interventi emergenziali.

Questo elemento è stato sottolineato nell’esposto in Procura da parte dell’Assessore Roberto Cossu, ormai più di due mesi fa. Poco si è mosso nelle ultime settimane, se non l’intenzione di Abbanoa di conciliare con i cittadini di Tempio Pausania circa le fatture pluriennali, proponendo (con il Comune in veste di coordinatore e garante) un piano di rateizzazione degli importi “anomali”.

Nel frattempo proseguono le polemiche e i botta e risposta tra, da un lato, azienda e politica e, dall’altro, associazioni di consumatori, cittadini e amministrazioni locali. L’Assessore Maninchedda ha difeso apertamente l’azienda su varie questioni, in primis il deposito cauzionale, rivendicando una serie di miglioramenti della gestione aziendale, tra cui la chiusura in attivo dell’ultimo bilancio.

A più voci si chiedono chiarimenti sulle gravissime interruzioni del servizio pubblico, sulla mancata potabilità dell’acqua in molte comunità, sulla legittimità del deposito cauzionale (retroattivo e non dovuto per chi accede alla domiciliazione bancaria) oltre all’annunciato conguaglio su base familiare (80/100 euro).

Proprio sulle rateizzazioni in corso Abbanoa ha diffuso nei giorni scorsi un comunicato stampa dove si fa il punto sulle procedure di conciliazione in tutta la Sardegna: 26 assemblee pubbliche con oltre 5.000 partecipanti, 24 amministrazioni coinvolte con 17 accordi già sottoscritti.

A prescindere dal numero, probabilmente, propagandistico dei partecipanti (circa 200 cittadini ad assemblea) Abbanoa ribadisce il vantaggio per gli utenti e specifica che “i cittadini interessati possono fare richiesta di adesione alla proposta di conciliazione direttamente in Municipio e successivamente le richieste vengono gestite dagli uffici di Abbanoa. L’intera procedura è completamente gratuita per i cittadini che, in questo modo, possono evitare contenziosi legali costosi e di dubbia riuscita. Il prossimo passo è la formazione di conciliatori direttamente tra i dipendenti comunali: i primi accordi pilota sono in fase di definizione con alcuni enti locali”.  

La procedura, in realtà, non è gratuita in quanto alla rateizzazione verrà applicato un tasso di interesse. In secondo luogo, una delle tante criticità, è la figura del “conciliatore” da formare in capo al personale delle amministrazioni locali e nelle strutture dei comuni intermediari.

La Gallura è il cuore di queste procedure di negoziazione e, oltre Tempio Pausania, le conciliazioni coinvolgono numerosi comuni galluresi: Olbia, Budoni, Santa Teresa di Gallura, Bortigiadas, Palau, La Maddalena e Loiri Porto San Paolo.

http://www.ilminuto.info/2014/12/tempio-pausania-abbanoa-conciliamo-conciliamo-2/

Sulcis. Solidarietà del Fiu alla lotta delle lavoratrici in miniera.

Igea Sulcis
Fonte: Unione Sarda.

Il tempo delle proteste per le ex lavoratrici della Igea non è terminato, anzi, è arrivato purtroppo per loro il momento di scendere nelle gallerie ed occuparle. Un‘azione di protesta che nel Sulcis è già stata adottata diverse volte, e che riassume la drammatica situazione di questa “provincia”. 

Un territorio dove la disoccupazione giovanile è al 70% e le multinazionali operano senza controllo, dove il ricatto fra la morte di fame e la morte di “lavoro” è diventato una realtà implacabile. La RAS, che dovrebbe occuparsi dei territori da bonificare, istituisce una azienda che tutto fa meno che bonificare, e che addirittura fallisce.

Il Fronte Indipendentista Unidu non può che esprimere piena e totale solidarietà nei confronti di queste Lavoratrici in lotta, costrette a rifugiarsi sotto terra solamente per chiedere i legittimi stipendi arretrati e un rilancio della società come da patti a suo tempo stilati.

Fronte Indipendentista Unidu Sulcis.

Occupazione militare. Verso il 13 dicembre.

capo frascaIl Fronte Indipendentista Unidu sarà a Cagliari il 13 Dicembre per la manifestazione nazionale contro l’occupazione militare. Per organizzazione spostamenti da tutta la Sardigna, informazioni e conferme il recapito telefonico di riferimento è 349/0573528. Contatto Facebook: Lisandra Ruggiu.

Casteddu 13 dicembre. Una lotta, Tante lotte. Tante lotte, una lotta: Indipendenzia.

Foto FiuIl Fronte Indipendentista Unidu parteciperà alla seconda manifestazione nazionale del 13 dicembre contro l’occupazione militare. Sarà l’occasione per riaffermare che il nostro Popolo non vuole assolutamente la presenza di basi militari straniere nella sua terra, siano esse italiane o NATO.

Il Fronte reputa pertanto fondamentale l’adesione, la partecipazione e la mobilitazione in queste lotte. E ritiene che sia indispensabile sostenere tutte quelle iniziative che in questo momento fanno massa critica e unione popolare contro l’occupazione militare.

L’occupazione militare, che soffoca la nostra economia, devasta l’ambiente mettendo in pericolo la salute e spesso la vita di chi vive e lavora in Sardigna in prossimità dei poligoni e delle basi militari non piove certo dal cielo e non è frutto del caso, ma è uno dei pilastri del colonialismo italiano e del regime di dipendenza a cui la Nazione Sarda è sottoposta. Regime di dipendenza che tocca tutti i punti strategici della nostra economia, a partire dalla presenza militare.

Per questo riteniamo che la battaglia all’occupazione militare non possa essere slegata da un ragionamento più ampio, più organico a cui la stessa mobilitazione del 13 debba fare riferimento. La lotta contro l’occupazione militare ha necessità di rimarcare con forza il proprio carattere anticolonialista, di opposizione alla gestione scellerata che si fa della nostra terra e dei nostri beni da parte dei vecchi e nuovi governatori della Sardigna.

Riteniamo necessario che attorno a questa battaglia si aggreghi una piattaforma politica anticolonialista popolare, partecipata e attiva, che coinvolga le forze sane dell’indipendenza non prostituite al blocco coloniale, e tutte quelle forze sociali e civili che si oppongono senza se e senza ma all’occupazione militare italiana in Sardigna. Una forte e radicale mobilitazione popolare dunque, capace di radicarsi sui territori, di rendere realmente partecipe e attiva la nostra gente, protagonista primaria della decisione di vivere in una terra che non debba più subire alcun oltraggio da parte di terzi.

Dare forza capillare e diffusa alla mobilitazione ci permetterà un dibattito ampio e forte sulle alternative reali della gestione delle nostre risorse e della fattibilità di scelte diverse da quelle imposte dall’alto. È per questo che è necessario che gli indipendentisti si prendano la responsabilità politica di un più ampio ed organico progetto di convergenza indipendentista e anticolonialista, che sia capace di far compiere alla lotta contro l’occupazione militare quel salto di qualità verso una lotta di liberazione nazionale e sociale nel nostro Paese. Una lotta organica, organizzata e strutturata.

Senza questo salto, insieme politico e organizzativo, ogni mobilitazione risulterà non solo effimera ed inutile, ma anche controproducente, perché veicolerebbe il concetto che è possibile lottare contro “la militarizzazione” e/o contro “le servitù militari” senza portare avanti una seria ed organica lotta di liberazione nazionale. Per questo ci rendiamo disponibili con le nostre forze ad organizzare momenti di dibattito e di azione in ogni paese della nostra terra. Ci rendiamo disponibili a dibattere sulla possibilità di rendere duratura e proficua una lotta che può e deve essere vinta dal nostro popolo.

Una lotta, Tante lotte.
Tante lotte, una lotta.
Indipendenzia.

Italia. Circo politico itinerante verso la guerra civile

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Il sobrio tweet dell’asolescente Renzi sulle elezioni     regionali in Emilia Romagna e Calabria.

Toni mortificati, non più tardi di qualche giorno fa, per l’attentato incendiario ad una “vela elettorale” di Forza Italia a Modena. Solidarietà da parte di tutti nei confronti di Galli, candidato forzista.

Ora appaiono dettagli. Avrebbero mai immaginato la fuga dalle urne che attendeva tutti, forzisti e non? Altroché atto vandalico, l’Emilia si è risvegliata con un’aria più tesa che mai e un astensionismo record: forzisti all’8% e astensione al 63%. Il messaggio è: non rappresentate nessuno. Date le storiche percentuali di partecipazione al voto in Emilia Romagna, il vuoto percepito amplifica i “dati disarmanti“, come li ha definiti Civati cuor di leone: 30 punti percentuali in meno rispetto al 2009 , in calo a sua volta rispetto al 76,6% del 2005.

Per rendere l’idea basti pensare che in Emilia il secondo candidato più votato, Alan Fabbri (Lega Nord con l’appoggio di quel che rimane di FI e Fratelli d’Italia) esulta mentre il vincitore (Bonaccini, sostenuto da PD, quel che rimane di SEL, Centro Democratico e una civica) si esprime indossando guanti di velluto prima delle dichiarazioni di rito. Renzi no. Alza ancora l’asticella della tracotanza.

Il PD migliora, arriva quasi al 45% come voti di lista. Questo farà la felicità di Renzi, Boschi e la Barracciu. Con o senza tessere, con o senza elettori, il PD controlla pressoché tutto. In genere in questi casi si passa dal controllo di tutto all’implosione.

Il 45% sul 37,8% degli aventi diritto (con quasi il 4% tra schede nulle e bianche) significa che il principale partito rappresenta all’incirca 15 elettori su 100. In pratica, un’egemonia del nulla e il Partito della Nazione che hanno in mente Renzi e Berlusconi si fa sempre più tangibile. D’altronde il maggior accessorio del Partito Democratico, Sinistra Oncologia e Libertà, si è liofilizzato con meno del 4% e ha pagato la totale organicità al PD, sia in termini di astensione che di voti andati ad una candidata minore, la professoressa Maria Cristina Quintavalla (lista L’Altra Emilia Romagna), coda lunga di Tsipras delle europee di maggio. Sei mesi fa 3,66% nel Nord-Est oggi, con una campagna elettorale a basso costo, si riconferma ottenendo il 4% e un seggio. Sarà interessante seguirne eventuali alleanze e lavori in consiglio, soprattutto alla luce delle ragioni che hanno dato vita ad una lista di rottura con PD e SEL, con quest’ultimo accusato duramente di ambivalenza con un Governo sempre più inviso ai cittadini.

In terza piazza i grillini ai quali spetta un capitolo a se stante. L’Emilia ha visto nascere il M5S, lo ha visto “strutturarsi” e prendere i primi incarichi “di peso” come il municipio a Parma. Qui sono iniziate pure le frizioni e la lista M5S “ufficiale” (candidata Giulia Gilbertoni) vede tra i diretti avversari una lista nella quale spiccano senatori e deputati che hanno rotto con Grillo e che hanno sostenuto l’imprenditore Maurizio Mazzanti (Liberi cittadini per l’Emilia Romagna) già consigliere di minoranza a Budrio che si attesta all’1,12%.

A parte la Lega Nord che esulta sfiorando il 20% e piazzando otto consiglieri nella nuova assemblea regionale, i vari candidati e partiti misurano le parole di fronte alle telecamere visto che 62 elettori su 100 non si sono recati alle urne, e questo rimane il dato politico macro più rilevante, soprattutto in Emilia.

La Gilbertoni, in controtendenza, sfoggia toni aggressivi a caldo, con lo spoglio ancora ad un quinto delle sezioni. A vederne la sicumera apparirebbe un 71%.

Attribuisce la scarsa affluenza all’oscuramento mediatico delle reti nazionali, parla di un problema astensionismo imputabile al governo, ai partiti, agli altri. Dice che questo è un risultato “che farà la felicità dei sociologi“, alludendo alle bordate di analisi politiche che il M5S sta incassando in queste ore. “Mi hanno fermata, in giro, e la gente non sapeva cosa si sarebbe votato. Ci chiediamo perché il governo non abbia informato i cittadini su queste elezioni“. Infine chiude con due battute. “Il lato positivo è che ora abbiamo cinque anni davanti per parlare con le gente” (si commenta da se) e un matematicamente ineccepibile “sappiamo che molti che votavano M5S hanno votato Lega“.

Poco rileva nell’analisi grillina che Beppe Grillo abbia di fatto snobbato la campagna elettorale emiliana. Mentre il M5S emula Di Pietro con la retorica legalitaria di nessun indagato nelle liste, Salvini batte a tappeto tutte le province innaffiando la campagna elettorale di razzismo e demagogia manco fosse sano Lambrusco. Ma questa è la gattopardesca politica italiana. Grillo ha dichiarato pochi giorni fa che il risultato sarebbe stato ne più ne meno quello poi registrato alle urne. “Quattro o cinque consiglieri, non di più” – avrebbe riferito ai fedelissimi in una timida chiusura di campagna elettorale. Atteggiamento al ribasso, politicamente marginale. Di rendita da bacino elettorale, in stile quasi democristiano. Al M5S va bene così, agli eletti soprattutto, agli elettori meno. Da notare che lo scandalo dei fondi ai gruppi in Emilia Romagna potenzialmente sarebbe potuto essere un buon argomento per riconfermare le europee di maggio o le politiche 2013. Probabilmente il richiamo all’onestà e all’integrità morale ha esaurito la sua carica nelle ultime tornate elettorali e così gli emiliano-romagnoli non hanno visto un’alternativa politicamente credibile nella lista di Beppe Grillo.

Anche i dossieraggi tra candidati in rete con tanto di denunce tra attivisti stessi hanno contribuito, al pari degli altri partiti, ad una astensione in massa. Nonostante questo i sostenitori del M5S negano responsabilità su un’affluenza del 37% in un territorio nel quale lavorano ormai da un decennio. Se per il M5S Emilia e Calabria erano di fatto un referendum, il responso è piuttosto eloquente.

Male anche il Nuovo Centro Destra di Alfano e il moderato Giovanardi che con l’UDC hanno sostenuto Alessandro Rondoni. Con il 2,6%, fuori dal Consiglio e questo, complice il risultato in Calabria, decreta la vaporizzazione della costola di Forza Italia. Oltre al de profundis dell’affluenza questo è un dato politico non aggirabile. Un presunto partito come NCD che, seppur non esistendo, costituisce il primo sostenitore di un altro partito (per ora PD, l’embrione della Big Tend americana, il Partito dello Stato-Nazione, il Partito-piglia-tutti) e insieme sostengono un governo dalle larghe intese finalizzato alle riforme. Alfano è comunque Ministro degli Interni in un periodo in cui la politica italiana vira verso la reazione più nera e le politiche antisociali ormai sono pane (o meglio, fame) quotidiano.

Dovrebbe far riflettere quel potere che rappresenta il nulla, ma solo gli interessi di controllo sociale di uno dei governi più liberisti che gli italiani potranno mai ricordare.

Che rimane da dire? Seguiranno anni durissimi, il degrado politico italiano porterà a una guerra civile? Quanto margine c’è ancora?

Repressione Bellomonte. Lo Stato italiano non si smentisce mai.

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Non si ferma la persecuzione ai danni di Bellomonte. Indipendentisti al fianco degli indipendentisti. Comunicato del Fiu sulla nuova pagina di repressione italiana ai danni di un indipendentista. Continua la lettura di Repressione Bellomonte. Lo Stato italiano non si smentisce mai.

Tra reality show, hobbismo e pressione fiscale l’artigianato sparisce.

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Chi sta affossando gli artigiani e l’artigianato sardo?

Nel 1984 viene approvata una legge regionale sul marchio di origine e qualità. Tale legge però non è mai stata applicata. La Giunta presieduta da Renato Soru a metà anni 2000 chiude l’I.S.O.L.A, l’ente regionale nato nel ’54 a tutela delle produzioni Artigiane. Al suo posto nasce l’Agenzia Sardegna Promozione per la promozione, commercializzazione e tutela delle produzioni di eccellenza. L’Agenzia non è mai entrata in funzione pur avendo nel suo organico personale formato e retribuito, né mai ha adempiuto ai programmi e agli impegni presi. Sardegna Promozione era guidata da Mariano Mariani e invece di promuovere l’artigianato funzionava come erogatore di fondi a sagre paesane, attività sportive e addirittura ad un reality show (Sweet Sardinia, prodotto da La5). Alla fine dalle casse di Sardegna Promozione sono stati elargiti circa nove milioni di euro senza che un solo artigiano ne beneficiasse.
Chiudono anche i punti di promozione artigiana chiamati “Sardegna Store”, che poi “store” non erano dato che non vendevano nulla. Questo appalto fu aggiudicato da una ditta siciliana (Novamusa), il vero beneficiario dei 4 milioni di soldi pubblici finanziati dalla Regione Sardegna. Come per Sardegna Promozione l’idea è di Soru (centrosinistra) e l’applicazione è di Cappellacci (centrodestra).  Cambiano le Giunte e i loro governatori ma la musica non cambia.

Alla distruzione degli istituti di promozione dell’artigianato artistico e all’inaudito sperpero di denaro pubblico utilizzato a proprio piacimento da parte di chi si è alternato alla Regione e all’assessorato al turismo, artigianato e commercio, aggiungiamo anche il forte abusivismo hobbistico e la mancanza di un opportuno regolamento che garantisca chi ha fatto della passione artigiana il suo lavoro, come giustamente denuncia l’Associazione Culturale ArtiManos in un recente comunicato stampa.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene che sia prioritario restituire agli artigiani sardi un ruolo di primo piano nell’economia e nella cultura della nostra società valorizzando il loro lavoro e dando alle nuove generazioni la possibilità di imparare il mestiere. Per questo motivo propone agli operatori del settore tre fondamentali punti di immediata applicazione:

– Istituzione di un ente di tutela per la valorizzazione e promozione internazionale dell’artigianato sardo.

– Creazione del marchio di qualità per i manufatti e per le botteghe che promuovono e commercializzano esclusivamente artigianato sardo.

– Recupero della tradizione artigianale con istituzione di corsi di formazione professionale. Il personale docente dovrà essere selezionato tra gli artigiani e le maestranze riconosciute in elenchi comunali delle arti e dei mestieri.

Il Fronte Indipendentista Unidu ritiene che per la rilevanza strategica di tale settore debba essere istituito un assessorato all’Artigianato scorporandolo da quello al turismo e al commercio.

Fronte Indipendentista Unidu